«Cosa fanno le femmine in bagno?» il «pomanzo» di Guido Catalano (Felitrinelli), fra Dante Alighieri e Charlie Brown, presentato da Ubik a Foggia

by Enrico Ciccarelli

Probabilmente Guido Catalano, in quell’ora fatale (le 8,50 del mattino del 6 febbraio 1971, sotto l’inarrivabile segno dell’Acquario) che lo consegnò alla vita terrena, ne era ancora ignaro, ma il destino aveva già lasciato il suo segno.

Per la precisione nel coevo LP «Il signor G» che Giorgio Gaberscik, altro acquariano di pregio, aveva testé dato alle stampe. In quel doppio 33 giri (chiedo scusa a donne e uomini del presente millennio che probabilmente non sanno cosa cacchio significhi) compare infatti la canzone «Due donne» che parla –curioso a dirsi- di due donne in bagno e della loro confidenza.

Cinquantatré anni dopo l’interrogativo su cosa mai facciano le femmine in bagno torna a fiammeggiare sulla copertina dell’ultimo libro di Guido Catalano, poeta, scrittore e podcaster, per i pochi sventurati che non sappiano chi egli sia.

Un libro che come l’ornitorinco, è un po’ spiazzante per le tassonomie tradizionali. È scritto in versi, quindi dovremmo qualificarlo come poesia; ma contiene personaggi, eventi, dialoghi, quindi occhieggia al romanzo. Troppo umile per definirlo «poema epico», il suo autore lo chiama «pomanzo» neologismo da ircocervi o da Manuale di Zoologia Fantastica. Catalano lo ha presentato nel corso del suo tour alla Libreria Ubik di Foggia, benemerito faro di cultura del centro cittadino, davanti a un pubblico non oceanico ma assai partecipe e soddisfatto.

Non stupisce: disponibile e simpatico, Catalano sembra un Leopardi appassionato di Marx (di Groucho, non di Karl) e applica un’ironia salvifica alla terra desolata degli amori non corrisposti, delle felicità intuite e non colte, delle meste solitudini in cui finiscono troppe relazioni. Un modo per trovare scampo, come d’altra parte è sempre la poesia d’amore (perché la gente felice e innamorata abitualmente fa altro).

Per evitare interpretazioni fuorvianti, comprate –in libreria, ma se abitate a casa di Dio potete acquistarlo anche online, costa la miseria di 16 euro– questo libro (lo meriterebbe solo il divertentissimo discorso di Catalano sui «punitori» della Feltrinelli, inviati a schiacciare le dita -prima dei piedi e poi delle mani- degli autori che non vendono abbastanza) senza aspettarvi che sia finalmente svelato l’arcano di cosa diamine facciano le femmine in bagno. In Catalano come in Gozzano (ah, questi torinesi!) la donna resta «mistero senza fine bello».

Il pomanzo ci racconta soltanto lo stupore davanti a questo mistero di un bambino di otto anni degli anni Settanta/Ottanta, di un ventenne degli anni Novanta e di un adulto dei nostri giorni. Tre «dramatis personae» che sono ovviamente il «poeta professionista vivente» Guido Catalano nel corso della sua vita. Musa del bimbo, femminuccia incontrata in bagno e poi rapita all’amore dalla crudeltà di un trasferimento, una bambina dai capelli rossi che si chiama Beatrice. È lì che opera e scrive Guido Catalano, nella distanza solo apparentemente vasta che c’è fra la Divina Commedia e Peanuts, fra Dante Alighlieri e Charlie Brown.

Nel video l’intervista a Guido Catalano

Ha collaborato (anche se non è dell’Acquario) Valentina Chiango

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.