Flashback di Cristina Comencini: la Storia di tutte le donne, tra immaginazione e realtà, passato e presente

by redazione

Tra le migliori letture del 2022 c’è sicuramente Flashback (Feltrinelli, 2022), l’ultimo romanzo di Cristina Comencini, scrittrice, regista e sceneggiatrice.

È indiscutibile il riguardo dell’autrice per tutto ciò che caratterizza l’immenso universo femminile, da sempre un grande tema dei suoi libri e dei suoi film, nonché il motivo dell’impegno politico profuso all’interno del movimento femminista Se non ora quando. Le donne sono il cuore di questo romanzo. Per raccontarle, Cristina Comencini parte da un’esperienza personalissima, da quella che i medici chiamano amnesia globale transitoria, ovvero la momentanea perdita di coscienza, una sorta di interruzione del presente, che però non ha ripercussioni.

“Io non esistevo e non avevo il mio nome e la mia storia”

I suoi tentativi di rifuggire la realtà trovano una perfetta corrispondenza con le quattro rivoluzioni che sconvolgono la vita delle quattro eroine. Con grande coraggio, senza mai perdere la delicatezza e la sapienza che contraddistinguono le sue opere, la scrittrice sceglie di non sprofondare nella paura dello smarrimento, nello sconforto che potrebbero causare i quattro flashback. Cerca di trovare una spiegazione nel passato, nella consapevolezza del fatto che la donna di oggi sia necessariamente figlia, nipote di quelle formidabili eroine. In questo magnifico romanzo, la vita dell’autrice si intreccia magistralmente con quella di donne semplici e per questo straordinarie. Cristina Comencini racconta molto di sé, della sua famiglia, della sua formazione, dei suoi moti interiori sempre repressi, ma anche della fatica del suo lavoro:

Scrivere è rischioso. La letteratura è un’esistenza nascosta e pericolosa.”

D’altro canto, nelle storie di queste donne ci sono l’illusione di sovvertire  gli stereotipi maschili di una società patriarcale, all’interno dei quali sono sempre state inquadrate le donne (la donna sposa, la donna madre, la donna prostituta), come teorizza Simone de Beauvoir nella prima parte de Il secondo sesso, e il disincanto, la necessità di ripiegare in una dimensione più intimista, più autentica. Il risultato di questa perfetta commistione tra immaginazione e realtà, passato e presente è un romanzo autobiografico e, al tempo stesso, universale, corale perché è la Storia di tutte le donne.

Nello specifico, mentre il matrimonio di Cristina Comencini sta naufragando, con le sue scarpette rosse arriva Eloisa, una splendida cocotte, educata a pagare con la solitudine la sua indipendenza. Poi nel 1871 la Comune di Parigi: il vecchio mondo è spazzato via dal nuovo, ma lei rimane, per entrambi, solo una prostituta.

Mentre cerca il conforto della madre, l’autrice incontra Sofia, col suo sogno di diventare attrice, accantonato per l’amore. La giovane si ritrova ad affrontare la maternità proprio durante la Rivoluzione d’Ottobre, quindi in solitudine. (Già in Quando la notte, Cristina Comencini aveva accennato alla solitudine della maternità, che è un aspetto di cui si parla sempre troppo poco.) Alla brutalità della guerra, Sofia contrappone la vita, con una forza d’animo che neppure lei sapeva di avere.

Quando torna nella sua vecchia casa, dopo la separazione, Cristina Comencini incontra Elda, una giovane operaia. Stavolta, però, si tratta di una friulana realmente esistita tra il 1944 e il 1945, e forse anche per questo, la sua è la storia più commovente. Sono ancora tante le lacune, le ombre sulla Resistenza, in particolare in Friuli. Si tratta di una realtà estremamente complessa, decisamente troppo per una ragazza che deve preoccuparsi di sfamare sua madre e suo fratello. Nella miseria della sua vita c’è l’ingenuità di questa giovane donna che crede a tutto; che ha cercato l’amore di suo padre nelle carezze degli uomini che ha incontrato e il rifugio nella promessa strappata alla sua collega Anna di un’amicizia eterna, come quella tra le campionesse olimpioniche Ondina Valla e Claudia Testoni. Una creatura così, che avrebbe voluto solo ballare leggera, come poteva essere in grado di scegliere da che parte stare? Eppure, nonostante tutto, alla fine scorge l’inganno. Piace pensare che il suo riscatto sia stato proprio questo. Questo terzo flashback, per il collegamento col fascismo, rimanda a Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), di Rosella Postorino, la cui trasposizione cinematografica è ancora in lavorazione ed è proprio Cristina Comencini ad occuparsi della regia.

Mentre è nel suo studio, con un regista francese, l’ennesimo vuoto. Immagina di essere nella Swinging London dei primi anni Sessanta. È la Rivoluzione sessuale, ma la tanto paventata libertà di quegli anni è solo l’ennesimo inganno per Sheila, una giovane donna che, abbandonata da John, non può scegliere cosa fare liberamente. Lei non rivendica, come Annie Ernaux ne L’evento, il diritto di abortire, ma è ugualmente privata della sua libertà perché vorrebbe tenere con sé il bambino che porta in grembo, ma la sua famiglia non è pronta allo scandalo che ne deriverebbe. Così, alla fine, a Sheila restano solo i ricordi di quei primi sei mesi di vita del suo bambino, prima di darlo in adozione, e il dolore sempre più grande, come dice lei stessa nella sua “lettera a un bambino perduto”.

In questa miniera di preziosi riferimenti storici e artistici manca solo un quinto flashback, magari con Mahsa Amini, morta a 22 anni, dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa perché non indossava correttamente l’hijab. La rivoluzione in Iran è una rivoluzione che parte dalle donne, ma che ha coinvolto l’intera popolazione. È una grande rivoluzione culturale.

Lo slogan della protesta è “Donna. Vita. Libertà.”: se dovessi descrivere il romanzo in tre parole, userei esattamente queste.

Federica Fabiano

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