“Fuoco al Cielo”, Viola di Grado immagina una storia d’amore nel luogo più inquinato del mondo

by redazione

Dalle città segrete e segregate al mondo, ai segreti dell’animo umano dell’amore incontrato, vissuto, rarefatto in una proiezione di sé stessi oltre la realtà. Questo è “Fuoco al Cielo”. Un romanzo straordinario caratterizzato da una scrittura potentissima.

L’autrice Viola di Grado scompone e ricompone la lingua italiana plasmandola in modo superbo al racconto; acuta e tagliente come una lama la struttura della sintassi rivela la rabbia di chi racconta conducendo il lettore in un mondo agonizzante e dolente, con la forza narrativa che appartiene ai grandi scrittori.

Il romanzo è una storia d’amore che nasce nel luogo più inquinato del mondo, in uno scenario apocalittico come quello delle citta segrete della Russia, che tra gli anni 50 e 60 sono state teatro di ben tre disastri nucleari.

In un villaggio sperduto della Siberia tra case in rovina, fabbriche abbandonate e una natura contaminata e morente, si alza altissima la voce di Viola di Grado che racconta l’amore tra Tamara e Vladimir. I due protagonisti si amano di un amore appassionato, folle e totalizzante che sembra proteggerli dalle insidie del mondo reale, ma che diventerà anch’esso luogo oscuro e tossico come spesso diventano le relazioni, ove il confine tra il sé e l’altro si confonde.

Un evento prodigioso e improvviso arriverà a sconvolgere le loro vite e le loro certezze trasportando la narrazione su un terreno profondamente mistico.

Ispirato ad un fatto di cronaca che ha sconvolto il mondo, il ritrovamento in un bosco della Siberia di un esserino non catalogabile dalla scienza, e definita come mostro, illumina la storia di speranza e umanità. Tamara diventa una madonna messianica pronta ad ascoltare e ad accogliere la voce di Dio e a credere nella forza della vita nonostante, intorno, vi sia una realtà orribile e sconcertante. Sono bagliori dell’anima gli occhi di Tamara, quando raccolgono la vita seppure in una forma arcaica e irriconoscibile, sono gli occhi di Tamara bagliori di quella umanità talvolta così nascosta, ma unico approdo di salvezza per gli uomini.

Il percorso di Tamara è il viaggio che ognuno di noi dovrebbe intraprendere, per raggiungere finalmente quel distacco dall’apparente realtà, verso l’unico valore che ci rende uomini: l’amore. Per questo ho amato questo libro.

“ a pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono”

Simone Weil

                                                                     

Marialuisa de Niro

Amici del Viale Foggia

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