“Il corpo in cui sono nata” di Guadalupe Nettel, la diversità come porta d’accesso ad una percezione profonda di sé

by Agnese Lieggi

 “Il corpo in cui siamo nati non è lo stesso in cui lasciamo il mondo. Non mi riferisco soltanto alle cellule che mutano un’infinità di volte, ma ai suoi segni distintivi, ai tatuaggi e alle cicatrici che con la nostra personalità e le nostre convinzioni aggiungiamo via via, per tentativi, meglio che possiamo, senza guida né indicazioni.”

Un frammento tratto da Il corpo in cui sono nata/El cuerpo en que nací di Guadalupe Nettel, traduzione in lingua italiana a cura di Federica Niola, edito da La nuova Frontiera.

Come consideriamo davvero il nostro corpo? Un luogo amico, ampio e libero o la nostra gabbia? Intanto i molteplici battiti che scandiscono le nostre ore e i nostri sogni, le vene che irradiano e nutrono la nostra materia, concorrono quotidianamente a sostenerci nella ricerca della bellezza, dell’amore, della felicità e delle incertezze, diventando una mappa di segni peculiari che parlano di noi. 

Guadalupe Nettel con la scrittura del Corpo in cui sono nata intraprende un viaggio a partire dal corpo, che scava all’interno della sua immaterialità, un lungo itinerario che nasce in piena infanzia, attraversa gli anni più puri di costruzione del sé, (adolescenza), fino ad a quell’età “detta” della consapevolezza.

L’autrice in 200 pagine racconta l’infanzia in maniera intima e sottile, ispirata in buona parte alla sua vita reale, agli episodi che l’hanno fortemente segnata. La protagonista del romanzo, così come l’autrice, vive la sua infanzia e la sua adolescenza, tra Messico e Francia all’interno di una famiglia progressista che vive durante gli anni settanta, la sua famiglia vive in un epoca di grande cambiamento ideologico, di recupero della verità, si cerca di educare alla pace e all’amore, e lei è testimone di questo tempo.

Sin dall’inizio del racconto, la bambina, inizia a percepire il suo corpo attraverso un ostacolo, un difetto fisico,  ovvero attraverso una piccola voglia sulla cornea che non le permette di vedere bene e che la vede costretta sin da piccolissima ad esercizi continui e bendaggi dell’occhio, che la predispongono  alla crescita di un suo mondo intimo che le fa trovare una via di fuga. Infatti il difetto visivo diventa un porta di accesso di una percezione del mondo intorno a sé molto profonda.

Il romanzo è un vero e proprio esempio di bildungsroman, un romanzo psicologico che descrive lo sviluppo del carattere e della personalità del protagonista attraverso vicende esteriori o intime, in cui si osserva l’evoluzione del protagonista verso la maturazione e l’età adulta. La protagonista ci parla in prima persona, in un soliloquio che si svolge sul divano del suo psicologo come se fossimo immersi nelle atmosfere di un romanzo di Philip Roth. La narrazione è ricca di senso dell’umorismo e realismo ed offre al lettore l’opportunità di perdersi nelle maglie di un intensissimo percorso introspettivo e profondo, per apprezzare una diversità  che ci rende unici.

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