Il mazziere dei vinti di Emanuele Grittani: nel tempo dell’attesa silenziosamente costruire.

by Federica Fabiano

Il mazziere dei vinti” è il romanzo d’esordio di Emanuele Grittani, già vincitore dell’edizione 2023 del Premio Les Flaneurs Edizioni “Ludovica Castelli”, in memoria della giovane scrittrice siciliana prematuramente scomparsa, dedicato a tutti gli autori under 35.

Si fa fatica effettivamente a credere che l’autore del romanzo abbia appena ventidue anni, oltre che per la prosa così straordinariamente matura, misurata, per la perfetta costruzione di una dimensione, di un tempo sospesi, molto distanti dalla produzione letteraria contemporanea. L’assenza di un vero e proprio finale svela la volontà dell’autore di concentrarsi nel mezzo, nella quotidianità, nel segno della poetica del Costruire di Niccolò Fabi, cantautore cui ha dedicato parte della sua tesi di laurea. Un invito a fermarsi per farsi le domande giuste, per capire e per stabilire legami profondi e autentici.

Grittani sceglie di restare lì, tra color che son sospesi nella bellezza brutale dell’anonima provincia pugliese in cui è così difficile pensare al futuro che, nell’attesa di qualcuno o qualcosa, non si sa bene chi né cosa, diventa quasi inevitabile, naturale rimanere incastrati nella rete del passato e si finisce per gettare via il presente.

Ci si assopisce e si cammina verso la morte o si pretende una reazione. Procede così la realtà, tra apprensioni e dormiveglia, tra la voglia di fuggire e la paura di lasciare andare.”

Il romanzo implode in questo tempo dell’attesa. Tra la narrazione diaristica e il flusso di coscienza, Emanuele Grittani affronta temi profondi e delicati come la depressione, il suicidio, la ludopatia, il lutto dando prova di una sensibilità fuori dal comune senza mai appesantire il racconto, che resta sempre molto scorrevole, a tratti leggero, ironico. Il protagonista è un trentenne, Antonio Quadrato, cresciuto con l’amore dei nonni, che lavora in un centro scommesse pur non sapendo assolutamente nulla di calcio, apertamente schierato con i vinti dalla vita, che in quelle schedine cercano solo una rivincita che forse non arriverà mai.

In questo grande ciclo di raccolti poveri e grandi semine di sensi di colpa non potevo che essere io, il mazziere dei vinti.”

Antonio ricorda i personaggi sveviani, incapace di essere un Quadrato di fatto, perso com’è nelle sue fragilità, nei suoi timori e nella sua inettitudine.

È semplicemente la mia cherofobia. La mia abitudine a distruggere le sensazioni positive, mi segue a ogni passo, perché il mio unico habitat resta un tavolo quadrato di cui non c’è traccia nemmeno in questo meraviglioso posto. Perché la depressione funziona così, ti consente parentesi ma ti imputtana il resto della frase. Perché io funziono così, non ho il diritto di essere felice.”

Così passa le sue giornate nella logorante attesa di una nuova prospettiva che possa porre fine al suo delirio allucinatorio. A placare la sua inquietudine c’è il fumettista Francesco Marinulo, che ricorda chiaramente Andrea Pazienza. Nelle sue illustrazioni i tratti scuri della depressione, nel lungomare a lui intitolato il luogo in cui trovare riparo, perché in fondo nell’arte si cerca sempre la cura. Sarà però l’amore a mischiare le carte, solo con l’arrivo di Giovanna avrà forse la tentazione di esistere in un tempo coniugato al futuro.

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