Il mercato del libro nel 2018 perde ma resta in testa?

by Fabrizio Stagnani

Nel 2018, in Italia, il mercato del libro si conferma, in relazione ai suoi fatturati, la prima industria culturale, pur subendo una leggera inflessione negativa dello zero virgola quattro percentuale rispetto ai precedenti sondaggi. Questo l’aspetto più interessante di un prezioso approfondimento diffuso dall’Ag Cult nel primo mese dell’anno in corso.

Miriadi gli altri dati a correlare questa pubblicazione. Cifre, percentuali, stime, fasce e confronti numerici. Con l’obbiettivo di provare ad umanizzare questo monte di informazioni è necessario confrontarsi con chi vive ogni giorno dietro la cassa, fra gli scaffali delle librerie.

Ad alternarsi alle risposte i responsabili di tre realtà del barese diverse ma al tempo stesso in stretta relazione fra loro. Marina Leo, della libreria di quartiere Quintiliano a Poggiofranco, Luigi Bramato, timoniere di Bari Ignota dove si possono acquistare libri rari ed usati e Maria Laterza proprietaria della storica ed omonima libreria del capoluogo pugliese.

Il libro nel 2018 risulta essere ancora ben saldo sulla vetta nel settore culturale, nonostante un piccolo affanno. Qual è la vostra testimonianza diretta?

Leo: Il discorso che riguarda noi, librerie indipendenti, è sempre relativo. In un riscontro generale nazionale non veniamo prese molto in considerazione. Spesso ci sono anche articoli che sostengono che la lettura sia in calo, che gli italiani non leggono, che nel sud non si legge. Una libreria indipendente, nello specifico Quintiliano, ha una sua vita, è frequentata da un’utenza fissa. Abbiamo un andamento abbastanza equilibrato. Non c’è un calo, attraversiamo una fase stabile.   

Bramato: Le percentuali e i sondaggi sono sempre in genere non attendibilissimi, a volte lo sono, altre no. Sono numeri importanti, ma da prendere sempre con le pinze. Preferisco la testimonianza diretta. La mia, con Bari Ignota, mi porta a dire che c’è una domanda crescente di libri, nel mio specifico di libri usati, che non è riconducibile ad una fascia d’età o ad una categoria sociale. Non sono solo studenti che vengono qui o persone mature, ma anche professori, avvocati, è una clientela vasta nella sua gamma. Si, può essere che ci sia quel calo del 4%, ma non saprei come declinarlo in questo spazio. Noto che c’è una buna ripresa. E questo mi dà fiducia. 

Laterza: Possiamo dire che il 2018, tutto sommato, si è registrata una tenuta del settore. Un incremento direi proprio di no, sarebbe una visione troppo ottimistica. Perché il libro comunque resta un punto di riferimento. Ci sono dei periodi dell’anno in cui tiene tradizionalmente molto bene, come ad esempio il periodo delle feste, perché il libro è il classico regalo che si fa in quelle determinate occasioni. Ci sono una serie di motivi per i quali il libro resta un punto di riferimento. C’è molto da fare però. Sappiamo benissimo che in Italia la metà delle persone non legge, un quaranta per cento legge poco più che un libro all’anno, dati che non ci fanno piangere però neanche ci fa esaltare particolarmente. C’è tanto, tanto, lavoro da fare, ci sono interi settori di popolazione che vanno conquistati e riconquistati.  

Un lettore su quattro si avvale degli e-commerce, un dato in crescita. Il valore aggiunto di acquistare in una libreria qual è?

Leo: Capisco che molti, per una questione di velocità, preferiscano acquistare on line. Non solo parlando di libri, parlando di prodotti in generale. Chi è abituato a comprare on line, compra tutto on line. Il settore dei libri è un settore a parte. La differenza sostanziale sta proprio ne rapportarsi direttamente con il libraio. Chi frequenta una libreria, piccola o medio grande, è perché ha la possibilità di confrontarsi con chi vende i libri. Personalmente mi sento libera di fare il mio lavoro serenamente, di non svendere i libri, di seguire una clientela, magari si, proponendo anche delle offerte, ma che non sono mai delle svendite del libro, che penalizzano il libro, il libraio e la libreria. Questa è una cosa che rende forti le librerie indipendenti, in contraddizione con il mercato dell’on line. Noi possiamo serenamente rapportarci con i clienti in una maniera anche equilibrata.

Bramato: Anch’io ogni tanto compro on line. Quando sono libri che veramente non riesco a trovare altrove. Ma il libro è un vezzo, se vogliamo, che noi tutti ci permettiamo per il gusto di leggere, per il gusto dello studio, per il gusto, ad esempio, di incontrare una persona all’interno di una libreria. La libreria ha quel valore aggiunto. Piccolo o grande che sia. Cioè uno spazio fisico reale, non virtuale, dove incontrare persone e libri senza necessariamente dare appuntamenti né agli uni né agli altri. Si incontrano per caso, si parlano, si conoscono. E’ il gusto di entrare in una libreria che l’on line non potrà mai sostituire.

Laterza: Il vantaggio di venire in libreria è di riuscire a trovare quello che in realtà non si cerca. Nel senso che si entra in libreria e si è stimolati alla lettura di libri che magari non si pensava di acquistare ma che incontrano il tuo interesse. On line vai ad acquista un prodotto che tu già sai che stai cercando. Chi va on line vuole comprare esattamente un libro, ma deve essere un lettore già formato, motivato. La libreria incuriosisce chi già è lettore, ma è un’occasione di incontro per chi magari fa una passeggiata nel centro della città, entra in una libreria e scopre che esiste il libro. On line è difficile che tu ti metta a cercare libri se non hai mai letto in vita tua.

Riccardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori, alla vigilia della giornata conclusiva del trentaseiesimo Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri, a Venezia il 25 gennaio scorso, ha evidenziato la necessità di un intervento di forti politiche di sostegno alla domanda e di promozione della lettura. Le migliori quali potrebbero essere?

Leo: Non è facilissimo oggi pensare a cosa possa essere giusto, cosa possa tutelare, i libraio e le librerie indipendenti. Sicuramente che ci siano ancora degli sconti elevati sui libri risulta essere sempre un danno. Perché è come non riconoscere in partenza il valore del libro in se. Questo è un argomento molto ampio e delicato, perché dovremmo partire proprio dagli editori. Spesso sono proprio loro che iniziano a svendere il loro prodotto, affidando i loro libri a catene commerciali dove ci sono degli sconti che non hanno ragione di essere, in virtù del fatto che il libraio non ha uno sconto ampio quando acquista i libri che poi rivenderà al pubblico.

Bramato: Giovanni Papini nel 1953 ha pubblicato un libro, si chiama “Le disgrazie del libro in Italia”. La nostra piccola casa editrice LB Edizioni lo ha anche ripubblicato. Lui diceva che in Italia si legge poco, che lo stato dovrebbe intervenire per adottare misure politiche, quindi pubbliche, necessarie allo sviluppo della lettura. Ad oggi, sono passati più di cinquant’anni, sicuramente passi in avanti si son fatti, ma siamo sempre li. Io potenzierei le scuole. Canfora diceva il libro di carta esisterà sino a quando esisteranno le scuole. E io sono convinto di questo. E’ molto sottile l’affermazione, vuol dire che sino a quando ci saranno le scuole con le loro biblioteche e i loro professori, quelli bravi, è probabile che i ragazzi anche dopo anni dalla fine della scuola tornino a leggere o inizino a leggere. Se le scuole e le famiglie, quelle nella quali si respira aria di libri, esisteranno è probabile che il libro cartaceo continuerà ad esistere. Io credo in questo!

Laterza: Bisogna creare occasioni di lettura a partire da biblioteche funzionanti. Come sappiamo al sud i dati sulla lettura sono scarsi, purtroppo la Puglia è una delle regioni in cui si legge di meno, nonostante le tante iniziative promosse perché secondo me c’è qualcosa che manca fondamentalmente. Delle biblioteche funzionanti. Biblioteche comunali, regionali, ma anche scolastiche. E’ li che si forma il lettore. Va molto investito in biblioteche. Dopodiché vanno sostenute anche tutte le altre strutture dove c’è la possibilità di incontrare i libri. Anche le librerie, in particolare le librerie indipendenti. In questo momento le piccole, ma forse ancora di più le medie, come la nostra, hanno una struttura con il relativo monte di costi che fanno fatica a sostenere. Ci vogliono delle politiche che sostengano tutti i soggetti stabili della filiera. Che non vuol dire finanziamenti. Vuol dire, ad esempio, per quello che riguarda le librerie, sostenere un sistema di informatizzazione, di collegamenti in rete. Sono costi che poche librerie riescono ad affrontare. Sostenere un circuito di autori, così come fato dal Circuito D’Autore nei cinema, che possano essere supportati da qualche progetto nazionale per girare sui vari territori. Anche la lettura nelle scuole va rivalutata. Strutturare progetti seri di lettura nelle scuole, stabili! Ci sono delle iniziative, ma sono sporadiche. Il Ministero per esempio ha promosso #ioleggoperchè, ma ha una scadenza. Servono dei grossi progetti di lettura mettendo insieme scuole, biblioteche e librerie.

by Fabrizio Stagnani

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