La Famiglia di Sara Mesa, l’indagine dell’invisibile, la presenza dell’oralità e il ruolo dell’infanzia nelle relazioni familiari

by Agnese Lieggi

La famiglia “tradizionale”, quel modello storicamente considerato norma sociale predominante in molte culture, basato su una coppia eterosessuale sposata, con figli biologici, in non poche situazioni risulta essere un cliché, uno dei più saldi pilastri di menzogne e falsità. Invece la famiglia intesa come gruppo di persone legate fra loro, luogo del cuore e di aggregazione dovrebbe essere rifugio, comunità, centro di umanità e libertà. Questa idea di famiglia dovrebbe basarsi sul rispetto reciproco e sul sostegno, posare le sue fondamenta nell’amore.

A parlare di famiglia è Sara Mesa, che finalista al Premio Strega Europeo 2022 con Un amore, ritorna in Italia con il romanzo La famiglia, edito da La Nuova Frontiera e tradotto in lingua italiana da Elisa Tramontin.

L’autrice racconta la storia della famiglia in maniera soffocante e oppressiva. Scorgendo l’indice del romanzo si intravedono già i titoli dei paragrafi, vere e proprie spie rivelatrici del contesto, come per esempio, “La casa”, “Resistenza”, “Tutte le anatre e i pesci messi insieme”, “Oramai” e infine “Brave persone”!

“Come dire …Dopo la nascita del primo figlio era rimasta bloccata, sotto i piedi aveva trovato un terreno molle e senza consistenza, nulla a cui aggrapparsi, le era venuto ribrezzo del marito.”

Così Sara Mesa apre il capitolo Resistenza, un incipit che fende l’aria, che riporta con i piedi per terra, descrive e chiama con il proprio nome ciò che normalmente viene definita una comune depressione post partum.

La narrazione de La famiglia, presenta la storia di un nucleo familiare formato da padre, madre, tre figli naturali (Damián, Rosa, Aquilino) e una adottiva (Martina). Ogni capitolo è un piccolo racconto di ciascuno dei componenti e della loro forza o meno di opporsi al sistema.  L’abilità e la bontà del racconto risiede nella qualità di una prosa che si dedica appassionatamente all’indagine dell’invisibile, cioè si occupa di ciò che abita la parte più profonda delle relazioni familiari, i sentimenti, ed è quindi in grado di entrare in ascolto attivo e generativo con le emozioni.

Ringraziando anticipatamente Sara Mesa per averci concesso questa intervista, approfondiamo con l’autrice maggiori dettagli del suo nuovo romanzo.

Qual è l’intenzione letteraria del tuo libro La famiglia, recentemente pubblicato in Italia?

Volevo raccontare la storia di una famiglia attraverso una narrazione corale, una raccolta di piccoli scritti o aneddoti interpretati dai vari membri della famiglia, anche tramite la voce di alcuni personaggi esterni, che contribuiscono alla costruzione di un significato universale. Per me era molto importante il ruolo dell’infanzia, quel punto di vista, ed è grazie alla presenza dell’oralità che il linguaggio in questo libro è più plastico e flessibile rispetto ad altri miei libri.

La famiglia, ha come peculiarità la descrizione dei fili invisibili delle relazioni… come si indaga l’invisibile?

La mia tendenza è solitamente quella di scrivere di situazioni molto concrete, molto visive. In questo senso credo di essere molto precisa, mi preoccupo di descrivere i personaggi, il modo in cui parlano, agiscono, si relazionano tra loro. A partire da quel punto, si possono intuire ulteriori realtà più “impercettibili”. Non mi piace metterle in evidenza come scrittrice, mi interessa le cose “invisibili” emergano dalla storia stessa. Forse questo rischia di rendere la narrazione ambigua, ma a mio avviso la trama del libro ne viene fuori arricchita.

Nel tuo romanzo prevale una certa oppressione istituzionale e morale, quale personaggio le è piaciuto di più?

Mi piacciono tutti, in ognuno di loro, anche nei più discutibili, trovo tratti di umanità che rispecchiano aspetti di me stessa. Ho notato che i lettori apprezzano particolarmente Aqui, il fratello minore, per la sua forza e il suo senso dell’umorismo, e lo zio Óscar, perché per la sua ribellione, la sua confusione e la sua voglia di vivere nonostante tutto.

Qual è la vera “uscita di sicurezza” per sfuggire alla complessità relazionale?

Non ho una risposta universale per questo, dipende da ogni singolo individuo. Credo che dovremmo sviluppare la capacità di crescere interiormente, poiché non sempre è possibile trovare una soluzione fuori da noi stessi, considerando le molteplici limitazioni imposte dalla vita stessa. La creazione, l’arte, il senso dell’umorismo, possono essere dei veri e propri salvagenti.

Ho già posto questa domanda durante l’intervistata per il libro precedente, Un amore… anche questa volta mi interessa sapere cosa sta leggendo Sara Mesa oggi?

Ho appena concluso l’ultimo libro di racconti di George Saunders: Giorno della liberazione, al momento mi sto immergendo nelle opere di Mariana Enriquez, nello specifico sto leggendo: Un lugar soleado para gente sombría. Si tratta di due opere straordinarie.

*Traduzione dell’intervista a cura di Maria Agnese Lieggi.

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