Le verità più grandi, molto spesso, sono contenute in piccoli libretti colorati, veri come pochi e potenti nella loro semplicità. È il caso di “Tutti giù per aria” (Salani Editore, 144 pagine, euro 14,90), il primo libro per ragazzi scritto da Rosella Postorino, scrittrice e già vincitrice del Premio Campiello 2018 con il magnetico romanzo “Le assaggiatrici”.
Scrivendo un delicato e giocoso manifesto sulla bellezza del diverso, delle cose imperfette, delle incertezze che illuminano l’ignoto e il non familiare, Postorino racconta con uno stile limpido e mai banale la storia di Tina, una bambina che proietta la sua immagine reale e ideale attraverso il perfetto, il compiuto: mai un quaderno con le orecchie, mai uno sbaglio quando colora (sennò appallottola il foglio e ricomincia da capo), mai una patatina mangiata casualmente; l’ordine, nelle cose, è il tutto: dalla più piccola alla più grande. Tina, insomma, non fa mai nulla male, non sbaglia mai. O meglio, non sbaglia mai nelle cose che sa fare, che ha già fatto, che rifarà con la certezza che l’errore sia solo un fantasma lontano.
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Ma cosa succede se un giorno decide di allontanarsi dalle sue certezze, di specchiarsi nella sua paura e di affrontarla giocando a palla? Succede che seguendo la palla cade giù da una cascata e il viaggio vale l’avventura. Precipitata in un paese strambo e storto, Rosella Postorino fa incontrare a Tina una serie di personaggi buffi che cambieranno la prospettiva della piccola “perfettina”.
Gianna Baloon è la signora mongolfiera, Brezzolino è il parrucchiere della “taglioterapia” e Giangi, il suo capo, è così sincero da sostenere che “solo quando ti accarezza qualcuno ti sembra di capire che hai un corpo e una testa”. E poi c’è il Sindaco troppo timido per parlare alla Fiera degli Scarti, una caccia al tesoro che ha variabili troppo coinvolgenti per considerare la vittoria l’unico traguardo possibile e uno spaventapasseri che parla solo dei sogni che fa. Tutti diversi, tutti incompleti, ma necessari: l’un l’altro, come una somma aritmetica che dona qualcosa di bello, di unico. Ignorando le regole che ci desiderano performanti e corrispondenti a modelli sempre troppo irraggiungibili, Tina comprende che vivere e viversi proprio così come siamo fatti è una delle più grandi rivoluzioni personali.
“Serissima, Tina raccontò le tipiche giornate che si svolgevano al di là della cascata, attenta a non tralasciare nessun dettaglio, e le persone si piegavano sganasciandosi, avevano le lacrime agli occhi, da non crederci, si battevano i pugni sulle cosce, c’era un tale baccano che anche Slumber si svegliò. Erano tanto buffi che Tina non resistette e proruppe in una risata a sua volta, rise fino ad avere mal di stomaco. Aveva raccontato tutto alla perfezione, eppure quelle persone avevano riso. Allora non è vero che la perfezione non fa ridere nessuno. Oppure era solo che la trovavano buffa, Tina, come lei aveva trovato buffi loro. E per la prima volta essere buffa, anziché perfetta, non le fece sudare le mani. Tutt’altro: la rese felice. Nessuno aveva mai riso grazie a lei. E forse lei non aveva mai imparato a ridere assieme agli altri, soprattutto di se stessa”.
Anche nella nostra vita quotidiana tutto quello che non è familiare, consueto e “normale” diventa pauroso. Così, nelle rappresentazioni e nelle relazioni sociali come ricorda il sociologo Serge Moscovici, è l’ancoraggio che pone le idee insolite in un contesto sicuro: dare un nome a qualcosa, dare sostanza concettuale ad una paura. Le cose non classificate e prive di un nome sono aliene e inesistenti. Rosella Postorino, accompagnata in questo viaggio dalle illustrazioni colorate di Alessandra Cimatoribus, fa proprio questo: rende familiare attraverso la materia viva della scrittura una paura che è comune a tutti, quella di non essere mai abbastanza perfetti, e ce la fa sentire meno potente, primaria, condizionante. Alla fine di questo strambo viaggio l’esperienza di Tina testimonia che la diversità è connaturata alla nostra esistenza e che tutti possiamo essere diversi o imperfetti agli occhi di qualcun altro: fortunatamente.