La mia amica scavezzacollo di Micol Beltrami e la vita che sa accogliere l’inedito

by La Magna Capitana

“Non ho adottato una nonna per portarla al mare, non ho nemmeno voluto prendermi cura di questa anziana signora perché non ho più i nonni, come ha scritto qualcuno.  Tra me e Mariuccia, che io chiamo Patatina, è stato un innamoramento reciproco, un riconoscersi a vicenda”.

Diretta e senza fronzoli Micol Beltrami, autrice del libro La mia amica scavezzacollo, Hacca 2022, intervenuta alla Biblioteca “la Magna Capitana” di Foggia, lo scorso 16 dicembre.

Si è concluso così il progetto tematico annuale di RivoltaPagina, il nuovo Presidio del Libro della città, nato poco meno di otto mesi fa.

La cura è stata al centro delle attività promosse sin qui dal Presidio, che ha aderito al tema dal titolo Homo Sapiens? scelto a livello nazionale dall’Associazione Presidi del Libro.

È immediata Micol anche quando scrive: il suo romanzo, completamente autobiografico, non ha nulla di  melenso. Non c’è dramma, nel suo libro, ma la vita che sa accogliere altra vita in un rapporto alla pari, che di volta in volta fa cambiare il posto a chi dà e a chi riceve.

Micol Beltramini con Alessio Tortorella,
referente del Presidio del Libro RivoltaPagina

È l’estate del 2018 quando Micol, scrittrice e sceneggiatrice di graphic novel, insieme al suo fidanzato, trascorre le serate in una vineria sui Navigli. Niente vacanze, si resta a Milano. Ogni sera, vedono passare, più o meno alla stessa ora, una vecchina con le sporte sulle spalle, un po’ ricurva, lenta, un passo all’ora.

Tutti la conoscono, tutti la salutano, di più nessuno sa.

Micol decide di fermarla, di andare oltre quel saluto di circostanza. All’inizio non sa neanche lei bene dove andare a parare. Quando si ferma per la prima volta a parlarle, subito vorrebbe far vedere il mare a questa signora, che nelle prime battute scambiate, confessa di averlo ammirato soltanto in cartolina.

Poi, qualcosa accade, le priorità si rimescolano.

Micol decide di assumersi la responsabilità di andare fino in fondo, proprio quando le circostanze suggerirebbero di voltarsi dall’altra parte.

E invece no, Micol avrà a che fare con dottori, assistenti sociali, carabinieri, vigili, responsabili delle case popolari, Asl.

C’è una parte molto pratica nel prendersi cura degli altri, e richiede impegno e lucidità.

E c’è una domanda che fa il tarlo nella testa e nel cuore di chiunque si assuma la responsabilità di un’altra persona: “Sarò in grado? farò la cosa giusta?“.

Se lo chiede anche Micol, ma intanto fa, intanto va: genera movimento, soprattutto crea appartenenze, senza mai dimenticare la leggerezza anche nella scelta delle parole:

Che carina la mia incantatrice di piccioni, era contenta di vedermi, aveva la faccia tutta scodinzolina.

Anch’io ero contenta di vederla, c’entrava l’amore ma non solo, con lei mi sentivo bene, con l’amore era raro che andasse a finire così.

Un aspetto soprattutto emerge nel rapporto tra Micol e Mariuccia-Patatina: le storie sono continuamente il terreno comune che le unisce.

Mariuccia racconta e Micol non solo ascolta, ma interviene, chiede, si incuriosisce, offre alternative, suggerisce altri finali.

Ero molto innamorata della sua narrazione senza orpelli, le avrei fatto da spalla comica per tutta la vita.

Vi innamorerete anche voi della Balena tatuata, dalla lotta contro i “fassisti“, delle Avventure, di un gatto sghembo, dei piccioni, di un modo di parlare così rassicurante che cambia gli aggettivi e trasforma le unità di misura:

Ma quante cipolle?

Conforme. Poi le tagli a pezzetti e le metti in padella con un momentino di olio e un momentino di burro.

C’è una restituzione in questa storia, ma in realtà in tutte le storie di scambio, in cui quello che si mette al centro del rapporto ha il potere di ri-generare ogni cuore coinvolto: in un rapporto di cura anche chi presta aiuto è aiutato, perché scopre di sé parti che ignorava.

E riceve dall’altro il dono di un orizzonte ampio, che rende più stabile il cammino, con i piccoli stratagemmi di chi sa inventare storie e regalarle agli altri:

Ma tutta questa storia è servita anche a me […] devi solo restare con i piedi per terra e intanto cominciare a raccontarti la prossima storia, e la prossima storia ti servirà anche nel mondo dei piedi per terra, è come se ti preparassi il terreno per starci meglio dopo.

Una domanda e poi una considerazione, in questo libro, suonano come una formuletta magica, a disposizione di tutti. Perché basta davvero poco per spostarsi un metro più in là:

Andiamo?

Andiamo.

Trovo che sia un’espressione bellissima Andiamo, contiene tutte le promesse del futuro.

C’è una poesia di Mario Benedetti che comincia con Andiamo, dice nello specifico: Andiamo Sempronia a usare la meraviglia.

Buon Natale Patatina, buon Natale Micol.

Buona meraviglia, sempre.

La mia amica scavezzacollo, che è rientrato anche nella cinquina della nuova edizione del premio-progetto Leggo Quindi Sono, è disponibile al prestito in Sala Narrativa.

Presidio del Libro di Foggia RivoltaPagina

È sapiente l’uomo che sa prendersi cura dell’altro da sé: è stato la chiave di lettura scelta dal nuovo Presidio del libro di Foggia RivoltaPagina, che ha aderito al progetto tematico lanciato dall’Associazione Nazionale dei Presidi del Libro, dal titolo Homo Sapiens?

La cura dell’altro da sè è stato, dunque, il filo conduttore nelle diverse iniziative propost in questi mesi, dall’incontro con l’associazione I Fratelli della Stazione per presentare due romanzi dedicati ai senza fissa dimora, fino alla presentazione del libro di Paolo Milone, L’arte di legare le persone, sui temi della salute mentale, insieme al gruppo di lettura del Ruolo Terapeutico di Foggia, passando per il convegno organizzato insieme all’Associazione Agata, per il sostegno delle donne operate al seno, e all’As.P.I.N., Associazione per la promozione Inteculturale delle Neuroscienze e per l’approfondimento pedagogico sulle narrazioni, inserito nell’ambito del programma annuale Co-Educa, insieme all’associazione I Semi, senza dimenticare le varie cassette di bookcrossing disseminate in città grazie alla collaborazione dei ragazzi dell’associazione IFun, che riunisce genitori di ragazzi autistici.

Mara Mundi

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