“La nascita del femminismo medievale. Maria di Francia e la rivolta dell’amore cortese”, Chiara Mercuri restituisce il desiderio alla donna angelicata dai Romantici

by Antonella Soccio

Con fonti alla mano, ossia le Fables, l’Espurgatoire saint Patrice e soprattutto i Lais, la storica, saggista e accademica Chiara Mercuri ribalta tutto quello che gli studenti e i professori più pigri da anni tramandano sull’amore cortese.

Si chiama “La nascita del femminismo medievale. Maria di Francia e la rivolta dell’amore cortese” il libro edito da Einaudi e candidato alla quinta edizione del Premio Letterario I fiori blu, che sovverte la poetica che ha dato avvio alla letteratura europea.

Prima voce femminile della letteratura antico-francese e una delle scrittrici più autorevoli del medioevo, Maria di Francia, tra il 1160 e il 1190 inventa un nuovo modo di concepire l’amore.

Figlia del re di Francia Luigi VII, Maria nacque nel 1145 e, dopo il matrimonio, si stabilì nella contea del marito, la Champagne. Fu una scrittrice, ma soprattutto un’intellettuale capace di radunare attorno a sé altri autori, cui affidare la promozione delle proprie idee.

A cominciare da Chretien di Troyes. Ospite graditissimo di Maria, istallatosi, in pianta stabile, alla corte di Champagne, che scrisse diversi romanzi, tra cui Lancillotto, per il quale dice espressamente di trattare le idee di Maria.

Non esiste nessuna donna angelicata nell’amore cortese, così come lo ricostruisce Chiara Mercuri, il sesso in Lancillotto era esplicito ed era visto con gli occhi delle donne.

Stupri,il matrimonio di rapina, lo ius primae noctis, la segregazione, il ripudio in caso di mancata maternità, la morte, il parto nel dolore. La vita delle donne era ridotta alla sola dimensione organica. Il sangue mestruale come unica dimensione di dignità e identità.

La storia delle donne è una storia drammatica, spiega Chiara Mercuri.

«La donna è ridotta semplicemente ad un ingranaggio riproduttivo e dell’azienda familiare. Non è che le donne non si ribellassero a questo ruolo, ma non ne avevano la forza. Maria di Francia è la figlia di un re e di una regina, in una posizione di forza può parlare e rivendica spazi alternativi e rompe l’immagine deformante che laici e monaci avevano costruito».

Come arriva fino a noi il ciclo bretone? Con una interpretazione del tutto errata, perpetuata dai Romantici medievalisti, ci ricorda Mercuri.

Il compito della storica è infatti quello di riportare alla luce il femminismo delle opere di Maria.

Il libro è un formidabile strumento di conoscenza di quello che realmente fu l’alto Medioevo che diede i natali ad opere come la Vita Nova di Dante Alighieri. Il mito di Camelot, un luogo del tutto immaginario, è uno straordinario esempio di libertà, fratellanza, solidarietà, rispetto tra i sessi. È una società che sogna e insegue il bene comune.

Alla tavola di Re Artù si era di fronte davvero ad una vita nuova, in cui si liberava l’amore dal vincolo del matrimonio, un contratto di costrizione e violenza nei confronti delle donne che passavano dalla potestà dei padri o dei fratelli a quelli di un marito.

«L’amore cortese era una visione dell’amore da parte delle donne , Ovidio parla dello stupro come di una scampagnata, ma Maria ci dice delle orecchie di donne, ancora oggi il sesso viene raccontato dalla parte degli uomini, ancora oggi ha vinto la mentalità di Ovidio nel parlar d’amore e di sessualità».

Non è un caso se l’amore degli amanti Ginevra e Lancillotto parte dalla liberazione dello stupro e non è un caso che ogni discorso femminista parte da una riflessione sullo stupro.

Con l’intento di offrire materiale d’approfondimento sui temi della violenza e della discriminazione nei confronti delle donne, “Processo per stupro”, di Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Rony Daopulo, Paola De Martis, Annabella Miscuglio e Loredana Rotondo, trasmesso il 26 aprile 1979, portando per la prima volta le telecamere dal vivo un dibattimento giudiziario ha cambiato il discorso pubblico sulla violenza sessuale. A Latina l’avvocato Tina Lagostena Bassi difendeva la giovane vittima di violenza non solo dai suoi seviziatori, ma anche dalle requisitorie dei loro legali.

Nel costruire l’intreccio della storia di Lancillotto e Ginevra, Maria intende dire questo: una donna s’innamora sempre dell’uomo che la salva dallo stupro e dalle molestie, perché non esiste alcuna possibilità per una donna di proteggersi da sola in un mondo di armati. La Chanson de Roland è scritta da un uomo col fine di convincere gli uomini a partire in guerra. Il Lancillotto è ideato da una donna col fine di convincere gli uomini a restare in patria e usare la propria forza e le loro armi per difendere le donne dallo stupro. Il cavaliere cortese è quello che non commette abuso, molestia o pressione sessuale, né sulle “proprie” donne né sulle donne altrui. Il cavaliere cortese è quello che sventa lo stupro e la soperchieria ai danni di una donna, senza chiederle in cambio alcuna corvée o sottomissione sessuale. Proprio a questo serve la figura di Lancillotto, a proporre un modello di uomo e di armato- che noi definiamo “cavaliere”- che antepone al proprio vantaggio la difesa delle donne.

Maria vuole proteggere le donne dallo stupro, legale o illegale, perché da sole non sono in grado di farlo: troppo grande è la sproporzione della forza fisica e troppo il tempo impegnato dalle donne nelle gravidanze e nello svezzamento dei figli per potersi organizzare in un’autodifesa. Non potendo invitare le donne alla ribellione e alle armi, Maria invita gli uomini a prendere coscienza di sé e di quale orrendo crimine sia l’essere amati controvoglia. I Romantici raccontarono i cavalieri cortesi non per ciò che furono, cioè degli “sbrutati”, che si erano addestrati per correggere la propria natura predatoria, ma come “damerini” votati a fare da cavaliere-serventi a madonne asessuate. In questo tradirono il senso di ciò che Maria diceva. Il Lancillotto si pone in maniera contestataria di fronte alla normalità dello stupro legale.

la foto è di Samuele Romano

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