“La piccola passione” e le donne di Pilar Pedraza, la dama del gótico español. «Il mio femminismo è politico, socialista ed inclusivo»

by Agnese Lieggi

La piccola passione (La pequeña pasión) è un romanzo scritto da Pilar Pedraza, tradotto in lingua italiana da Thais Siciliano e pubblicato dalla casa editrice Cencellada.

La scrittrice è conosciuta in Spagna come “la dama del gótico español”, il suo stile è autentico. Immensa e plurale, tinteggia con pennellate incessanti la tela dei suoi racconti con sfumature cupe e fredde, racconta ondivaga e distaccata il suo mondo esterno, ma esplode di rosso brillante al cospetto di volteggi occulti quando si tratta di amore e passione, insomma ricorre ad un gioco letterario che illumina l’eredità dei classici del gotico, nato nel diciottesimo secolo.

Ed è così che in La piccola passione, l’autrice cattura anche il più scettico dei lettori, lo avvolge in un’esperienza immersiva e si addentra nelle emozioni umane più complesse.

Leonisa (la protagonista) racconta in prima persona le vicissitudini dei personaggi che abitano la narrazione: l’amico scultore, Paternio (suo amico e maestro) e suo marito Gabriel; essi sono rispettivamente esseri complessi e imperfetti, vivono, ognuno per sé, diversi conflitti interiori.

La ricchezza della descrizione dei luoghi, si fonda su elementi soprannaturali, fantastici, ricolmi di simbolismo e metafore, ne è esempio casa dei nonni della voce narrante e protagonista: Leonisia.

Triste e un po’ stanca, una domenica mi diressi alla vecchia casa dei miei nonni, rimasta vuota dopo la loro morte. Me l’hanno lasciata ed è il mio rifugio e il luogo in cui mi trovo più a mio agio per scrivere. La cosa più importante per me è che contiene la biblioteca di mio nonno, la cui chiave porto appesa al collo; si annida nel mio petto come un gioiello segreto e a volte la accarezzo meccanicamente sotto il tessuto della camicetta quando le parole non ne vogliono sapere di comparire sulla carta rispondendo al richiamo della fantasia o della memoria. Apre le porte del cielo o dell’inferno, dando l’illusione che sia possibile fuggire dal mondo. Meraviglioso inganno.”

Abbiamo la possibilità di dialogare con Pilar Pedraza, che ci aiuta a comprende meglio l’universo magico di La piccola passione.

La Piccola Passione è conosciuta per il suo stile gotico e la descrizione di emozioni intense. Come sei riuscita a creare un’atmosfera così ricca e soffocante all’interno del romanzo? Quali risorse letterarie hai utilizzato per farlo?

In generale, tutta la mia opera contiene queste componenti, ovvero atmosfere fatte di elementi sinistri e fantastici, che creano inquietudine nel lettore conducendolo in mondi immaginari senza rinunciare alla realtà e alla naturale compenetrazione di tali mondi nella vita quotidiana. Questo accade, ad esempio, all’interno de La Piccola Passione, nelle scene della casa dei nonni della protagonista, dove coesistono la realtà (del recarsi lì) unitamente a elementi metaforici: il sarcofago antico, la scatola dei denti, il cavallo impagliato, ecc., vere tracce di un passato misterioso, quasi mitico. Inoltre, l’intero romanzo è introspettivo, il punto di vista è della protagonista in prima persona, ciò crea una relazione stretta, quasi intima, con il lettore.

Ci parleresti degli autori o delle opere che hanno influenzato la tua carriera come scrittrice gotica e passionale?

Nel corso della mia carriera, dalla mia giovinezza fino ad oggi, sono stata circondata da libri e film, non solo di genere fantastico, ma anche classici, moderni e di vario genere e provenienza. Ho anche studiato opere d’arte che spaziano dalla cultura greca e romana, materia che ho insegnato all’Università per molti anni, fino alle avanguardie, che ho insegnato invece nella mia ultima fase come docente.

Per quanto riguarda i libri, l’Iliade, Le Metamorfosi di Ovidio o il Satyricon di Petronio coabitano nella mia libreria con il realismo e il naturalismo francese, il barocco spagnolo, il decadentismo e il simbolismo di fine secolo, le avanguardie e il realismo magico latino. Ci sono autori che mi hanno influenzata tanto, come Dante, Gustav Meyrink, Joris-Karl Huysmans, il marchese de Sade, Lautréamont, Franz Kafka, Émile Zola, Ramón María del Valle-Inclán, Sidonie Gabrielle Colette, Edgar A. Poe e tutti i grandi scrittori del fantastico.

Gli elementi soprannaturali spesso svolgono un ruolo importante nella letteratura gotica. Potresti raccontarci come li hai utilizzati ne La Piccola Passione e qual è il loro significato rispetto alla trama e allo sviluppo dei personaggi?

Spesso utilizzo elementi soprannaturali sovrapposti o fusi alla realtà quotidiana, così da creare atmosfere come personaggi ambigui, al confine tra l’umano e il divino, il maschile e il femminile. Altre volte ricorro a mostri consacrati dalla tradizione culturale, come i vampiri che abitano il testo in modo celato, come lo scultore suicida de La Piccola Passione. La mitologia greca è sempre stata una delle fonti delle mie produzioni, soprattutto le opere ibride a metà tra fiction e saggistica, come Eros ha muerto. Anche l’estetica simbolista letteraria e pittorica della fine del XIX secolo è stata fondamentale nella creazione del mio universo di finzione, assieme a forme o tecniche avanguardiste, soprattutto nei racconti.

Il titolo del romanzo, La Piccola Passione, suggerisce un focus sulle intense emozioni umane. Cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo e come pensi che catturi l’essenza della storia che stai raccontando?

Sono molto attenta alla scelta dei titoli delle mie opere, tanto per la narrativa come per i testi accademici, nel suggerire contenuti senza perdere una buona sonorità, una tradizionale risonanza o la bellezza stessa delle parole. La Piccola Passione è ispirata a Alberto Duro (o Durero), che ha realizzato due serie di xilografie: La Grande Passione e La Piccola Passione. Si riferiscono alla passione di Cristo. Nel mio romanzo, la Via Crucis è quella della protagonista, che subisce l’infedeltà del marito, il suicidio di un amico, la morte del suo maestro e le vicissitudini del cadavere del Papa Alessandro VI, su cui sta scrivendo un articolo per una rivista universitaria. Un’altra delle mie opere dal titolo misterioso, in questo caso con risonanze simboliche e soprattutto alchemiche, è La fase del rubí.

Leonisa, sperimenta passioni e dolori, per me un esempio di forza e femminilità. Grazie per averci regalato una visione femminile così moderna e appassionata. Quanto di te c’è in Leonisa?

Tutta la mia letteratura e la mia produzione in generale, pur non essendo affatto sessista, è chiaramente impegnata nella lotta e nella presenza delle donne all’interno della cultura patriarcale. Anni fa ho pubblicato un saggio intitolato La bella, enigma y pesadilla, sull’immagine della donna e del femminile nella cultura occidentale, e di recente è stata rieditata Brujas, sapos y aquelarres testo sulla letteratura, l’arte e il cinema basati sulla stregoneria. Personaggi come Leonisa o Imperatrice, di La fase del rubí, e molti altri dei miei protagonisti sono autonomi; tuttavia, sono chiaramente figure della mia psiche trasformate dalla letteratura che servono anche come avvertimento per le donne, ricordando loro che hanno voce e saggezza, anche se devono cadere e rialzarsi o perire nel tentativo di emanciparsi. Il mio femminismo è politico, socialista ed inclusivo, basato sugli studi di genere, ma la mia opera non obbedisce mai a pregiudizi, bensì alla mia libertà di espressione come creatrice e alla mia convinzione che l’arte debba essere indipendente da qualsiasi ideologia.

*traduzione dell’intervista a cura di Maria Agnese Lieggi

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.