L’amore necessario di Marcello Veneziani: un trattato su come amare l’Essere contro il prometeismo e il narcisismo dell’età moderna

by Antonella Soccio

“Non potresti essere nato in un’epoca migliore di quella in cui si è perduto tutto”

L’ombra e la grazia Simone Weil

Platone con la pietra miliare del pensiero occidentale de Il Simposio, Plotino, Agostino, Dante, Pascal, Barthes, Byung-chul Han, il fondamentale Hillman. Ma anche alcune pensatrici ed intellettuali del pensiero femminista più dialogante e cristiano come Simone Weil, che ne “L’ombra e La grazia” cerca il profondo “senso universale” illuminato sempre da una luce che trae origine dall’eternità, dall’assoluto e dalla certezza che soltanto l’amore sovrannaturale sia libero, lecito e naturale. O anche la filosofa Maria Zambrano, oppositrice del regime franchista e appassionata di Juan de la Cruz e Teresa d’Avila, che nella sua trattazione rinuncia all’egemonia della ragione e alla logica speculativa che ha l’illusione di piegare la realtà alle sue leggi per ricercare un infinito d’amore, “l’anelito del fondo più oscuro della condizione umana”. O la poetessa Cristina Campo, che fu tra i pochi in Italia a divulgare proprio il pensiero di Simone Weil in Italia.

È un saggio coltissimo il nuovo trattato di Marcello Veneziani “L’amore necessario. La forza che muove il mondo”, edito da Mondadori e tra i dieci libri in gara per il Premio letterario I fiori blu di Foggia, giunto alla sua quinta edizione.

La forza dell’amore è la linfa necessaria per rigenerare e rinascere. Il pensatore rintraccia nell’energia elementare dell’amore il fattore salvifico contro la “sostituzione”, sia essa materialista, tecnica, etnica, genetica, di genere.

Il testo è un altissimo tentativo dell’intellettuale di destra di collocare i grandi temi della modernità liberista occidentale e mondialista- diritti civili, fine vita, decostruzione dell’ordine patriarcale e del modello di famiglia per affermare la famiglia queer, migrazioni, rapporto con la scienza, Intelligenza Artificiale- nella parte sbagliata della Storia e dell’evoluzione del pensiero, in modo da ancorare l’esistenza, privata e pubblica, alla tradizione platonica, socratica e soprattutto cristiana.

E allora ecco la “scala dell’amore”, i nove gradi dell’amore di Veneziani che conducono al Sommo Bene: Vita, Coppia, Famiglia, Patria, Mondo, Sapienza, Destino, Dio, La Verità.

Come l’autore stesso ha confermato il suo saggio è una lettura critica dell’amore libero, come pura scelta e come rifiuto di un destino predestinato. Secondo Veneziani l’amore non è un fattore transitorio ma supera la nostra volontà. Deriva dalla necessità. Dall’amore materno, che non si scorda mai, fondato sulla necessità, perché nessuno sceglie i propri genitori- “puoi cancellare un amore e sciogliere un matrimonio ma non puoi revocare una paternità, una maternità”- all’amore carnale e spirituale.

Con uno stile godibilissimo e per nulla elitario Veneziani critica l’attuale mainstream esistenziale e sociologico: quella odierna è l’epoca del disamore, un’epoca narcisista, il narcisismo è la malattia della nostra epoca, a circuito chiuso in cui al ripiegamento narcisistico appunto, fatto di like e di selfie e di corpi in vendita in perenne pubblicità e promozione di se stessi, si contrappone dal punto di vista comunitario una retorica umanitaria, priva d’amore.

La nostra è un’epoca che rifugge il caso e ha orrore per il destino, malata di horror fati. Cita poco Heidegger e la sua insecuritas unita al custodire la finitezza, per niente l’epigono italiano Umberto Galimberti, ma Veneziani rintraccia gli stessi errori nella società moderna: allontanare da sé ogni limite- ideale, concettuale, fisico, ontologico- porta alla distruzione, al disamore, ad una vita triste in continua lotta con i propri desideri, concepiti come diritti.

Veneziani critica l’odierno rifiuto della realtà e consiglia l’accettazione del destino, con lo stupore di esistere, “preambolo necessario per dare senso allo stare al mondo”.

“Quel che precede la nostra libertà e la nostra volontà si chiama natura, identità, destino. Perché dovremmo disprezzare, rigettare, rimuovere, spezzare tutto quello che non abbiamo deciso noi?

Essere e Amare, come insegna Plotino, coincidono per Veneziani. E in questo i tanti cattolici che hanno letto e leggeranno il suo libro rivedranno la lezione di San Tommaso d’Aquino e di tante spiritualità del Novecento pre e contro Concilio a cominciare da San Josè Maria Escrivà con la sua obbligatorietà del bene e della vita come vocazione contro l’arbitrarietà del sentimento. Per questo accettare i verdetti del destino non è fatalismo, ma una docilità che viene dal bene. L’amore è necessario perché ontologicamente insito nell’Essere di ognuno.

Si nasce per amare – il frutto dell’albero della conoscenza era vietato nel Giardino dell’Eden- il male è deviazione dalla necessità. E non c’è alcuna libertà nel fare quello per cui non si è nati.

L’amor fati si oppone infatti al prometeismo ossia al fatto che l’uomo con la sua volontà di potenza possa disporre del mondo.

“Siamo quello che non siamo e non vogliamo”, diceva Eugenio Montale.

Come ha spiegato Veneziani il suo è un libro trasgressivo e non conformista che non ha paura di essere né troppo innovatore o riformatore perché bisogna essere audaci anche nella prudenza.

Di certo è un libro che spiazza anche a sinistra, perché recupera, con un pantheon comune e amatissimo, il senso profondo del nostro essere occidentali, dentro la famiglia tradizionale e naturale che è sì profondamente in crisi, ma necessaria sempre in quanto insostituibile, pur con uteri o ovuli in affitto.

Qualsiasi essere umano sulla terra è nato da madre, diceva Adrienne Rich. Almeno fino ad adesso e fino a prova contraria, nonostante l’abolizione delle donne in atto, pur dentro tanto femminismo di facciata.

Spiazza per la capacità di raccontare la necessità del divino e per i consigli su come “tornare in chiesa”. E destabilizza perché “un disegno che ci precede, ci segue, ci sovrasta e ci conforta” incarnandosi in una sorte e in un disegno più grande riesce a dare nuovo senso ad un tempo nichilista in cui nulla ha più valore e nulla ha più la dignità di essere amato.

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