Le stanze del tempo, Piera Ventre cammina con malinconia in cose e sensazioni di vite vissute nell’anima

by Micky De Finis

Un libro molto  dolce, direi sentimentale, introspettivo al punto da chiudere il lettore volutamente in una sorta di labirinto senza fine .

È un vagare della memoria tra ricordi, case e cose, immagini che trasmettono un piccolo affresco emotivo di un animo indubbiamente inquieto, che si lascia spingere da una curiosità sottile per rivedere momenti passati cristallizzati nel tempo.

E difatti la  percezione che si ha scorrendo le pagine di questo bel racconto è come un ritornare indietro nel gioco ininterrotto della vita,  attraversando le stanze dei ricordi. 

Sono luoghi diversi ma tutti legati tra loro da un filo conduttore che si alimenta dalla memoria che riproduce con perizia un passato con l’idea di consegnarlo nuovamente in un disincanto delicatissimo. 

Lo sguardo si ferma : osserva attentamente, rivede lentamente passaggi di un vissuto che rimane raccolto nelle stanze di case attraversate negli anni andati. È una descrizione attenta, minuziosa che non lascia mai  nulla al caso.

Molti i personaggi chiamati in questo percorso all’indietro, donne austere, profonde ma anche stravaganti, sognatrici e sempre innegabilmente legate ad un vissuto che poi si ritrova e si materializza nelle cose.

Capita così di camminare in stanze che oltre a ritornare nel  tempo fermato in pezzi di vita, incrocia una mostra di oggetti incredibile.

Qui Piera Ventre si supera con un taglio espressivo che dà il senso pieno di una creatività letteraria davvero notevole laddove ci  dice che le cose che occupano gli spazi tutt’intorno arrivano a corrompere i suoi abitanti, quasi a volerli sottomettere ad  una materialità invadente perché ogni oggetto punta a  concrescere l’ansia di chi, in quelle stanze, cammina,  esercitando una fusione che rivela una malinconia che consegna romantiche sensazioni di vite vissute nell’anima.

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