“L’eresia del Papa”, Nunzio Ciullo esamina il dogma dell’infallibilità pontificia nel Medioevo

by redazione

“L’ipotesi del Papa eretico o scismatico, unanimemente presente nella tradizione, anche se poco reale, è un elemento necessario per l’equilibrio di un trattato sul Papato. Sarebbe allo stesso modo teologicamente ingenuo, come insegna la storia, pensare che il carisma del Papa preservi quest’ultimo da ogni errore nei suoi giudizi di opportunità relativi all’esercizio del suo ministero”.

La tesi della possibilità del Papa eretico sarà tenuta in considerazione durante tutto il Medioevo ed è di questo che tratta “L’eresia del Papa. In un trattato inquisitoriale”, l’ultimo libro di Nunzio Ciullo, per Il seme bianco edizioni, che verrà presentato giovedì 31 ottobre 2019, alle ore 17.00, nella Sala Narrativa della Biblioteca “La Magna Capitana” di Foggia.

Foggiano, 42enne, laureato in Giurisprudenza e vincitore di borse di studio in Storia del diritto per diversi Centri di Ricerca, l’autore non è nuovo a questi studi. Ha curato, infatti, alcune voci per il Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo.

I Tractatus Universi Iuris (Venezia, 1584-1586, Compagnia dell’Aquila) costituiscono una monumentale raccolta di trattati giuridici, voluta da Gregorio XIII, e rappresentano una sorta di summa della trattatistica di diritto comune. Il volume XI,2 – intitolato Tractatus de haeresi – è una selezione di manuali inquisitoriali di vari autori, già pubblicati in anni precedenti. L’autore, nel suo saggio, fa riferimento a queste opere, in cui si prendono in considerazione questioni riguardanti l’ipotesi di un Papa eretico, sia in rapporto alla sua duplice veste di uomo e di vicario di Cristo, sia con riguardo al dogma dell’infallibilità pontificia.

All’evento, promosso in collaborazione con l’Associazione Internazionale Culturale Pier Paolo Pasolini, insieme all’autore interverranno il giornalista Pietro Loffredo, la docente Carmen Talia e l’attore Nazario Vasciarelli. A moderare i lavori, il presidente dell’associazione co-organizzatrice, Giuseppe Magaletta.

Per gentile concessione dell’autore, noi di bonculture vi proponiamo la premessa del saggio.

Eccola.

Crisi della stagione conciliarista e primato del Vescovo di Roma

Il passaggio dal Medioevo all’età moderna è caratterizzato da importanti processi di trasformazione negli assetti istituzionali. Sul piano del potere spirituale, ciò si manifesta con un progressivo trasferimento di funzioni dalle chiese locali alla Chiesa romana; in particolare, si assiste a un’irresistibile ascesa del ruolo del papato nella gestione di poteri prima attribuiti anche all’episcopato. Questa evoluzione avviene in sostanziale antitesi rispetto alla dimensione sinodale, che aveva pervaso il funzionamento dell’istituzione ecclesiastica lungo l’Alto Medioevo; il meccanismo assembleare dei concili (quali fonti di discussione e ratifica di dogmi o verità di Fede cristiane), alla cui riunione era di fondamentale importanza la presenza dei vescovi, conosce un graduale declino. Tale cambiamento si muove di pari passo con la reazione della Chiesa al movimento di Riforma protestante (che va – appunto – sotto il nome di Controriforma cattolica), reazione volta ad arginare la corruzione interna e il crescente fenomeno delle eresie. La concentrazione dei poteri nelle mani del Pontefice romano, in questa fase, risponde anche all’esigenza di frenare processi disgregativi in atto e tutelare l’integrità della Chiesa, difendendola da possibili attacchi esterni. In questa cornice, si spiega la nascita dell’Inquisizione romana, sorta a emulazione di quella spagnola al fine di preservare l’ortodossia cattolica.

Genesi dei Tractatus Vniuersi Iuris

Un aspetto decisivo della Controriforma è anche la promulgazione di liste di libri proibiti, elencanti opere e autori banditi dalla lettura ma anche dal semplice possesso. Detto meccanismo raggiunge il suo apice verso la metà del XVI secolo, soprattutto a partire dagli anni successivi al Concilio di Trento (1545-1563) , segno dell’effettivo intento di ricompattare la Chiesa, rinnovandola nelle sue fondamenta. Infatti, nonostante la fortuna del genere letterario del tractatus, che dalle prime decadi del XVI secolo fino alla sua metà conosce una straordinaria diffusione e commercializzazione (grazie a compagnie editoriali di Lione e Venezia), solo una minima parte dei Trattati giuridici pubblicati fino al 1550 è pervenuta a noi; il motivo, probabilmente, è da rinvenire nell’attività di espurgazione realizzata dalla Chiesa romana. L’effetto più rilevante di quest’attività, nell’ambito della trattatistica giuridica edita nel Cinquecento, è rappresentato dall’omissione nei Tractatus Vniuersi Iuris (pubblicati a Venezia tra il 1584 e il 1586 dalla Societas Aquilae Renovantis o “Compagnia dell’Aquila”) di un gran numero dei trattati già pubblicati nelle precedenti raccolte lionesi e veneziane. Questa monumentale raccolta, attuata da Francesco Ziletti, è voluta da Gregorio XIII al fine di salvaguardare l’ortodossia cattolica ma, allo stesso tempo, con la preoccupazione di offrire al mondo dei giuristi un adeguato strumentario con cui poter operare ; tale grande compilazione, sorta di summa della trattatistica di diritto comune, annovera anche il contributo di Francisco Pena nell’aggiornamento di alcuni degli scritti ristampati nella seconda parte dell’undicesimo tomo dei Tractatus Vniuersi Iuris .

Il papa eretico nel “Tractatus de haeresi”

Il volume XI.2 – su cui si intende qui concentrare l’attenzione – intitolato emblematicamente Tractatus de haeresi, in effetti, è una raccolta di manuali inquisitoriali di vari autori, già pubblicati (lungo un arco temporale piuttosto ampio) in anni precedenti l’edizione veneziana dei Tractatus Vniuersi Iuris. Scorrendo le rubriche, ciò che maggiormente colpisce è la presenza, in talune opere, di questioni riguardanti l’ipotesi di un papa eretico (“Papa licet promoueri, et eligi no[n] possit si hereticus, t[ame]n si eligatur valet”) – anche in rapporto alla sua duplice veste di uomo e, al contempo, di vicario di Cristo (“Papa, vt singularis persona, potest errare contra fidem; Papa, vt Papa, in definitione iudiciali non potest errare contra fidem”) – oppure legate al dibattito sull’infallibilità pontificia (“Papa determinans aliquid tanquam Papa circa fidem non potest errare; Papa determinans aliquid in ijs qu[a]e sunt fidei tanquam Papa cum assensu dominorum Cardinalium, errare non potest”) . L’inserimento di tali argomentazioni nel tomo in esame è singolare e appare, almeno a tratti, contraddittorio. È di sicuro interesse, in particolare, un’indagine approfondita del trattato di Arnau Albert (Arnaldo Albertini), perlomeno in relazione alle tematiche sopra menzionate, che sembrano più originali. La presente ricerca mira, dunque, a mettere in rilievo le ipotesi di eresia del papa nei relativi brani del Tractatus de agnoscendis assertionibus catholicis, et haereticis (la cui prima edizione vide la luce nel 1554 a Palermo, dopo la morte di Albert).

IL DIBATTITO STORIOGRAFICO SULL’ERESIA PAPALE

La letteratura recente sul tema

 La problematica relativa all’infallibilità del papa o alla possibilità che egli incorra in eresia è stata affrontata lungo un arco temporale piuttosto ampio, da diversi studiosi, non soltanto di diritto canonico. Nel 2004, ad esempio, Mario Fois individua quale prima radice del conciliarismo proprio la questione de papa haeretico annotata nel Decretum di Graziano, derivata tramite Ivo di Chartres dal cosiddetto “Frammento A”, attribuito al cardinale Umberto di Silva Candida del secolo XI (in cui si affermerebbe che nessuno può giudicare il papa, nisi deprehendatur a fide devius: cfr. D XL, c. 6). Da qui sarebbe stata elaborata dai decretisti una ricca casistica (oltre al papa eretico, si supporrebbe l’evenienza di un papa scandaloso e incorreggibile, di un papa scismatico, ecc.) . Nel 2002, Roberto De Mattei attesta che l’ipotesi di eresia è riconosciuta pacificamente dalla dottrina cattolica, tra i casi di perdita del potere pontificio (possibilità che non contraddirebbe, però, il dogma dell’infallibilità papale) . Lo stesso autore sostiene che nessun teologo è arrivato a negare la teoria di un papa eretico, anche se, soprattutto a partire dal XVI secolo, la tendenza è stata di considerarla improbabile di fatto . Due anni prima, ancora disquisendo sull’ipotesi “azzardata” di un papa eretico, José-Apeles Santolaria de Puey Y Cruells indica una serie di pontefici (a partire, addirittura, da Pietro) messi sotto accusa dagli “avversari dell’infallibilità del Concilio Vaticano I”; poi si sofferma a indagare il caso di condanna di papa Onorio I per mezzo del concilio III di Costantinopoli. E riferisce la soluzione fornita da Tommaso d’Aquino e dalla Scolastica al problema. Un’ampia ricostruzione del dibattito sulle ipotesi di eresia ed errore del pontefice romano – a partire dai decretisti del XII secolo, attraverso le posizioni di Uguccione, Giovanni Teutonico, Pietro di Giovanni Olivi (1295), sino ad arrivare a quella di Zeger Bernard Van Espen (morto nel 1728) – viene proposta nel 1999, tra gli altri, da Carlo Fantappiè .

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