Linea Nigra di Jazmina Barrera, la vita straborda nel tempo interiore di una madre

by Agnese Lieggi

Linea Nigra di Jazmina Barrera traduzione italiana (dal messicano) a cura di Federica Niola.

Già dal titolo, l’autrice indica la strada da intraprendere, un vero e proprio percorso che offre ai suoi lettori, alla scoperta di quel fuoco che abita in ognuno di noi. Cos’è la linea alba o nigra? Si apprende durante la lettura del testo, con il termine linea nigra (linea nera) si identifica quella linea verticale di colore scuro che appare sull’addome della donna in gravidanza a partire dal secondo trimestre (non a tutte le donne appare). Si tratta di fatto, di un libro in cui la vita straborda all’interno della pagina scritta, non solo perché la narrazione riguarda i nove mesi di gravidanza e i primi mesi di allattamento dell’autrice, ma perché questo tempo naturale diventa un tempo di riflessione profonda sul percepire il proprio corpo e i suoi segnali. Probabilmente, non è proprio un caso che la vicenda narrata si svolga in linea temporale contestualmente ad un evento naturale poderoso: il terremoto.  

La linea nigra da vita alla scrittura, racconta cos’è la nascita,  una scintilla da cui si diffonde un nuovo nucleo di cellule, luce nuova, una specie di rinascita. Dar vita diventa un po’ come andare indietro fino al punto di partenza, ritornare ad osservare, accarezzare, inventare, vedere nuovi colori teneri e dolci, scoprire sfumature che non avevi mai contemplato prima. Dar vita diventa una specie di terra di nessuno, in cui posare gli occhi e le mani su un luogo non solo più tuo. Puoi narrare di questo luogo sicuro, riscrivendo le tue verità con un inchiostro vermiglio e con un nuovo tratto capillare.

La storia dell’autrice è narrata in prima persone nell’arco del tempo di gestazione e allattamento. Attraverso questo lasso di tempo descrive se stessa, il suo Messico ancestrale, rurale, intriso di magia e tradizioni fatto di DONNE che raccontano storie che affondano radici profonde nella realtà, ben lontano dalla frenesia del Messico moderno. L’autrice inoltre, ci fa scoprire tradizioni sul parto,la storia della sua famiglia e il matriarcato (la nonna, la mamma e Zia – madre del bimbo morto Rodrigro), l’uso del REBOZO durante il parto, la SEDIA MAYA a la varietà di tradizioni preispaniche a riguardo.

È un libro scritto con la tecnica del frammento, del racconto breve, si presenta apparentemente come un quaderno di appunti, una specie di diario, un regalo che tutte noi donne durante la gravidanza e i primi mesi dovremmo regalare ai nostri figli. Il racconto breve sembra un espediente narrativo per portare il lettore su un altro piano, quello letterario e artistico.

Infatti presenta diverse digressioni letterarie, per esempio l’affascinate rilettura di Frankenstein di  Mary Shelley. Jazmina Barrera ci racconta che il personaggio di Frankenstein si potrebbe leggere come metafora della creazione della vita, un uomo che gioca ad essere donna più che ad essere Dio. La scrittrice racconta che Mary Shelley era incinta mentre scriveva il romanzo, che ebbe 4 figli, tre dei quali morirono, una delle quali Clara, morì mentre scriveva il libro e che probabilmente il passo in cui Frankenstein cerca di uccidere il suo creatore rappresenti un incubo post parto.

La narrazione è ricca di citazioni, appunti da prendere e sbobinare nei momenti migliori, come la musica suggerita, i film di Truffaut accennati, i quadri sulla maternità, la vera storia della prima moglie di Diego Rivera, immagini emblematiche di quadri di Frida Khalo, Tina Modotti e Luz Jiménez.

Infine, un libro da leggere per andare a fondo, per uscire dagli schemi dell’orrore dei modelli da replicare per inerzia, per analizzare il presente guardarsi dentro e iniziare a prendere  nota per fermare il tempo.

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