L’ultimo sogno, l’autobiografia frammentata, incompleta e un po’ criptica di Pedro Almodóvar

by Agnese Lieggi

“Sentivo di essere uno scrittore sin da piccolo, ho sempre scritto. Se avevo una cosa chiara in mente, era sicumenete la mia vocazione letteraria […]”

Pedro Almodóvar

Pedro Almodóvar ci accoglie nella veste di scrittore all’interno del suo universo di passioni, drammi e caleidoscopiche sfumature di vita, dipingendo storie che danzano sull’orlo dell’emozione umana.

Il libro L’ultimo sogno (El ultimo sueño, Resevoir Books) di Pedro Almodóvar è tradotto in lingua italiana da Bruno Arpaia, ed è pubblicato dalla casa editrice Guanda.

Si tratta di un autoritratto composto da 12 racconti inediti del regista manchego, che lui stesso definisce: “una sorta di autobiografia frammentata, incompleta e un po’ criptica!”. Una collezione di storie messe accuratamente da parte dal lavoro della sua assistente Lola García che da anni le custodiva preziosamente, archiviandole in ufficio. Lei stessa si è occupata di selezionare alcuni racconti inediti offrendoli alla lettura del Maestro per verificare che reazione avesse. Con alcuni di essi il regista si è riconciliato, ricordando anche il luogo in cui li aveva scritti. Uno in particolare Vida y muerte de Miguel/Vita e Morte di Miguel, fu composto con una macchina da scrivere Olivetti sul patio della casa familiare, sotto una vite e rubando qualche ora in ufficio, quando era ancora dipendente dell’azienda Telefónica.

Il pubblico più fedele al regista, l’estimatore della sua filmografia, fin dai sui primi lungometraggi ambientati in piena movida madrileña dei primi anni ottanta – come Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (1980), Labirinto di passione (1982), Entre tinieblas (1983) passando per Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988) Mujeres al borde de un ataque de nervios, Tacchi a spillo (1991) Tacones lejanos, approdando agli ultimi capolavori come Tutto su mia madre (1999) Todo sobre mi madre, Parla con Lei (2002) Hable con ella e Dolor y Gloria – si renderà conto che il lettore esposto alla narrazione del regista diventa una specie di amante menguante del film Parla con Lei, ovvero un personaggio che assiste alle storie, entra ed esce dai racconti orientandosi distintamente tra le trame dei film del regista: ne è infatti un esempio il racconto La visita, una delle sequenza più intense e suggestive del film La mala educación.

Il racconto L’Ultimo sogno rappresenta una delle chiavi di lettura delle sue opere, poichè tutto il cinema di Pedro Almodóvar, quello che mostra il suo lato più tenero e deliberatamente più feroce e delicato, ha qualcosa di Paquita Caballero, sua madre, e dei suoi ricordi del paese di origine, Calzada de Calatrava, tutte suggestioni incorporate nella creazione dei suoi film. Sua madre ha rappresentando un punto di stabilità e conforto emotivo. Come al’interno del film Dolor y Gloria, la sua presenza, associata a flashback dell’infanzia del regista, mostra  il loro rapporto complicato, affettuoso e indissolubile.

In un’intervista a Pedro Almodóvar e Paquita Caballero del 1999 per la Radio Televisión Española (RTVE), la mamma del regista racconta che l’amore di Pedro per il cinema nasce quando aveva solo dieci anni e trovava all’interno delle barrette di cioccolata le figurine della settima arte; osservando queste immagini sognava il grande schermo, si invaghiva degli attori, principalmente di Ava Gardner. Sempre durante questa intervista, un vero e proprio dialogo a due, il regista racconta che quando era bambino sua madre leggeva le lettere che ricevevano le sue vicine, ma non leggeva ciò che c’era scritto sulla carta perché conosceva la vita delle vicine e conosceva i loro desideri e le loro necessità, le cose che le preoccupavano, lei leggeva loro ciò che si volevano sentire raccontare. Il Maestro ritiene sia stata la più grande lezione ricevuta sulla relazione tra realtà e finzione, come capacità di intrecciare il mondo reale con elementi immaginari e oltrepassare i confini tra la vita quotidiana e la fantasia.

La lettura di L’Ultimo sogno è un’esperienza multisensoriale, poichè anche la narrazione scritta del regista è caratterizzata da una scrittura cinematografica e visiva; i suoi personaggi, intrappolati in  labirinti emotivi, si perdono in trame cariche di tensione e suspance.

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