Mediterranea di Leonardo Palmisano e Dimitri Deliolanes e il ruolo centrale e progressista della Puglia nel Mare Nostrum

by Antonella Soccio

Dalla crisi del debito a quella della politica europea, dalla crescita dei sovranismi alla nuova ondata dei flussi migratori, Leonardo Palmisano e Dimitri Deliolanes intraprendono un dialogo serrato sul futuro dell’Europa, a partire da quello che unisce e che negli ultimi anni è stato invece considerato solo un confine invalicabile e un enorme cimitero, il mare nostrum, il Mediterraneo.

Bari ed Atene, la Puglia e il Peloponneso. Italia e Grecia, le due più grandi democrazie del Mediterraneo in un bacino che di democratico ormai ha poco.

È la «consapevolezza del ruolo centrale nel Mediterraneo», che ha messo insieme, grazie al nuovo libro del sociologo Leonardo Palmisano, Mediterranea, scritto a quattro mani con il giornalista ellenico Dimitri Deliolanes, i pentastellati Mario Furore e Rosa Barone, rispettivamente europarlamentare e assessora regionale al Welfare e i piddini Davide Emanuele, segretario cittadino dem e il vicepresidente regionale Raffaele Piemontese.

Gran cerimoniere di quella che potrebbe essere la coalizione di centrosinistra per le prossime amministrative l’ex consigliere comunale civico Antonio De Sabato che col suo comitato Progetto ConCittadino sta cercando di creare dibattito sulla città e sulle politiche da innescare dopo la fine del commissariamento per lo scioglimento per mafia.

C’è chi sostiene che l’accoglienza unitaria nei confronti di Palmisano sia stata chiesta addirittura dal governatore Michele Emiliano, non è mistero che il docente e scrittore, animatore della rete LegalItria potrebbe anche correre per la segreteria regionale dem, dopo la sua candidatura alle scorse regionali nel Pd barese.

È una prova tecnica di alleanza e di coalizione da campo larghissimo per le prossime, lontane, amministrative del capoluogo sciolto per mafia? È presto per dirlo, anche se più di un osservatore ha ipotizzato che sia stato lo stesso Michele Emiliano ad ordinare una pace armata tra dem e cinque stelle.

Furore minimizza il valore politico della serata. «Era semplicemente la presentazione di un libro. Leonardo ed Antonio sono stati molto carini ad invitare tutti», taglia corto il grillino della prima ora.

Dello stesso tono anche Emanuele. «Era la presentazione del libro di Palmisano. Una bella occasione di confronto e riflessione su tematiche alte e altre rispetto al solito». Dello stesso tono anche Emanuele. «Era la presentazione del libro di Palmisano. Una bella occasione di confronto e riflessione su tematiche alte e altre rispetto al solito».

Tra il pubblico in Sala Farina però c’erano molti attivisti che cercano un cambiamento per Foggia. Da Marco Maffei e Francesco Strippoli de La Società Civile al meridionalista Raffaele Cariglia, un tempo vicinissimo a Leo Di Gioia. E con loro tante anime dell’associazionismo e della cultura lgbt+.

De Sabato è cauto ed ottimista.

«Questa è la tappa di una prova di città- ha osservato- quella di Mario, Raffaele, Davide e Rosa è una bella generazione. Abbiamo il meglio di quello che poteva offrire la politica. Noi dobbiamo tenere in mente che in questa fase è necessario dibattere. Non possiamo parlare della città solo nella immediatezza delle elezioni, va fatto con continuità. La nostra è una missione».

Sul possibile raggruppamento per le comunali foggiane fa un ragionamento articolato.

«Parlare di coalizione oggi è prematuro, siamo ancora in attesa del l’ufficialità della proroga del periodo di commissariamento- rimarca- Sicuramente vi è un margine per intraprendere un nuovo dialogo sociale e le forze politiche devono assumere il ruolo e il peso di questa responsabilità. Sono convinto di una cosa : abbiamo bisogno di un patto ossia di un’azione e un impegno guidati da uno scopo comune. Il libro di Leonardo suggerisce una prospettiva politica all’interno del mediterraneo, Foggia può trovare una sua vocazione e aprirsi ad un nuovo modello di sviluppo economico solidale e sostenibile».

Secondo l’ex consigliere civico, la destra pur con due parlamentari importanti di Foggia, è molto in ritardo sui temi della logistica e delle infrastrutture. E «propone uno schema obsoleto che ha portato al fallimento economico e sociale della nostra città». E aggiunge: «Occorre scommettere su un ripensamento radicale della propria natura e identità, questa è la ricetta che progetto Concittadino propone per una Ri-partenza che tenga insieme le forze più rappresentative e sane della nostra comunità. Possiamo ricucire le ferite di un tessuto sociale lacerato attraverso una protesta che diviene esigente, nei temi e sui contenuti. Sicuramente guardiamo con simpatia alla sinistra del Pd così come all’area del coordinamento del polo progressista attorno ai 5 stelle. Una candidatura a sindaco condivisa potrebbe restituire entusiasmo e fiducia ma c’è tempo per capire se esistono realmente i presupposti.  Per il momento sarà indispensabile coltivare comunità e intonare R-esistenze così come fatto ieri alla sala Farina, in cui abbiamo dimostrato di poter ri-abilitare un discorso pubblico condiviso».

Del resto si gioca tutto sulla centralità geografica secondo Palmisano il futuro di Foggia.

«Foggia deve pensarsi come città mediterranea- ha asserito- che ha un futuro nel Mediterraneo anche grazie ai nodi infrastrutturali, penso all’aeroporto, che deve avere una dimensione Est/Ovest e non solo Sud/Nord e quindi connettere Foggia al resto del Mediterraneo, cominciando a guardare al mare come un elemento utile per lo sviluppo del capoluogo. La politica deve investire e scommettere sulla connessione infrastrutturale di Foggia con il resto del Sud, perché è lì che c’è lo sviluppo del Paese, tanto è vero che quando il Sud non si mobilità e non innova si ferma tutto il Paese e quindi anche il Nord. Secondo me Foggia sta riguadagnando la centralità, penso alla stazione e all’aeroporto. È una opportunità che non va sprecata ma va rilanciata».

È ancora presto giudicare e comprendere quale direzione vorrà dare il governo Meloni al Sud, a detta di Pamisano, che a differenza di Michele Emiliano non vede alcun elemento positivo nella richiesta di Lombardia e Veneto. «Questo governo dovrà coniugare una fortissima tendenza all’autonomia differenziata leghista con una tendenza nazionalista dei Fratelli d’Italia. Penso che l’autonomia differenziata sia il preludio della distruzione della coesione sociale e culturale del Paese. Credo che il Nord non abbia bisogno di aumentare le sue reti infrastrutturali, penso che debba farlo il Sud affinché continui a crescere anche il Nord».

Una delle origini della crisi dell’Europa e dell’Italia in particolare è il debito, secondo il sociologo barese Leonardo Palmisano.

«Il debito si è prodotto nel trentennio berlusconiano, la prima repubblica ha creato debito ma era capace di orientarlo in termini politici. Nell’ultimo trentennio invece abbiamo accumulato debito pubblico con l’idea che il pubblico è sbagliato e si deve privatizzare. Abbiamo inseguito il modello inglese», ha argomentato lo scrittore.

Altro debito si rischia di accumulare sulla deghettizzazione del territorio pugliese. Un manipolo di Comuni in Puglia gestirà 114 milioni di euro del PNRR per realizzare progetti di accoglienza per i migranti.

È preoccupata anche l’assessora al welfare Rosa Barone. L’immane somma di risorse potrebbe generare vecchi modelli di gestione delle migrazioni, come gli hotspot. «54 milioni di euro arriveranno solo a Manfredonia, i Comuni non hanno il personale per gestire questi fondi, per questo, pur con le polemiche che si sono innescate, abbiamo chiesto aiuto all’Uni Salento», ha ammesso l’amministratrice pentastellata.

«Stefano Fumarulo in autonomia e prima di tutti aveva ipotizzato un modello- ha proseguito- quello delle foresterie di successo, come dimostra l’esperienza di Casa Sankara, un caso di gestione pubblica della Regione con ragazzi migranti. Ma senza un’idea nuova di accoglienza, rischiamo di replicare i ghetti, che sono tutto meno che autogestiti. Perché lì c’è la mafia, che sfrutta la manodopera, la prostituzione, che fa narcotraffico».

Palmisano ha usato parole forti sui 114 milioni di euro destinati alla deghettizzazione. «È necessario credere nel mito che il privato sia meglio del pubblico? C’è il rischio che il Sud ridiventi una latrina migratoria con milioni di euro, che non sono altro che debito pubblico».

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