Nelle mani di Dio di Marco Ventura: tra filosofia, storia, sociologia, economia, diritto ed etica

by redazione

Che si stia dalla parte di chi un dio lo riconosce, lo cerca, lo spera o lo intuisce. Che si stia dalla parte di chi un dio lo avversa, lo nega o ignora. Impossibile sfuggire alla mano di dio. Anzi, alle sue tre mani: la mano armata, la mano invisibile e la mano aperta.

E la mano di Marco Ventura traccia e intreccia con inchiostro denso, ma leggerissimo e magnetico, filosofia, storia, sociologia, economia, diritto, etica, infondendo al libro un eclettico sense of wonder che porta il lettore dinanzi al “dio in cui credono Superman e Batman”, e poi in cima ad Hilltop, la collina italiana della “perfetta armonia” di Coca-cola, fino a condurlo poi nel mezzo del profetico terribile silenzio tra il patriarca di Mosca e il Pio XIII di Jude Law nel Young Pope di Sorrentino.
È il “dio imprevedibile” a scompigliare i programmi della (e nella) storia e (solo a cavallo tra secondo e terzo millennio) questo dio imprevedibile appare all’opera in sipari svariati e notevoli: Robert Oppenheimer che vede nella forza nucleare distruttrice Krishna dalle infinite mani capaci di tenere infinite armi. Karol Woytyla che trasfigura il comunismo. Margaret Thacher che abbraccia il liberismo. Deng Xiaoping che mescola ateismo e confucianesimo per la Cina di mercato. Khomeini che trascina gli occhi del mondo sulla clamorosa rivoluzione “islamica”. Le alleanze degli evangelici americani coi mondi cattolici, ortodosso ed ebraico che spingono alla Casa Bianca candidati e cristiani improbabili, George W. Bush e Donald Trump. La Cina che congegna e innalza una religione nazionalizzata e securitizzata salvo umiliare, schedare o reprimere i culti “grigi” (quelli non riconosciuti) o “rossi” (quelli proibiti).
V’è poi il sipario della trasformazione digitale su cui tutti i rappresentanti delle religioni cercano di salire. Cloud, big data, internet delle cose e intelligenza artificiale sono i potentissimi strumenti del processo di trasformazione più dirompente di tutti: la “rifondazione telematica della trascendenza”.
Nessuno può ritenersi libero dalla mano, o meglio, dalle mani di Dio.
Che ci si incaselli tra credenti o perseguitati o che tali caselle si rifiutino (salvo poi rifluire in quelle fuzzy di agnostici o non affiliati), dipendiamo tutti da quella che Ventura definisce la “super-religione”, che condizionerà, ad ogni modo, pace, sviluppo e futuro: dalla mano armata dipendono la guerra e la pace, dalla mano invisibile la povertà e la ricchezza e dalla mano aperta il programma per la realtà del futuro.
Nell’agosto 2019, nel pluricentenario tempio buddista di Kodaiji, a Kyoto, entra in funzione Mindar, il primo androide cui i monaci affidano la recitazione del sutra del cuore. L’androide-dea Kannon impara con l’intelligenza artificiale e prega con due (invece delle mille) mani in silicone alabastro. “I fedeli non possono toccarle. Mindar le allarga, poi le avvicina, le unisce. Siamo nelle mani di Dio”.

Anna Procaccino

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