“Non fate i bravi”, la candida bellezza di Nadia Toffa, raccontata da sua madre Margherita.”Lei era vera”

by Antonella Soccio

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Alla vita. Nazim Hikmet

Ti scongiuro non mi chiamare, in questa candida bellezza vorrei ancora danzare.

Nadia Toffa

Tris di presentazioni di libri per il primo incontro del Premio I fiori blu diretto da Alessandra Benvenuto in Biblioteca Provinciale Magna Capitana a Foggia con la grande testimonianza di Margherita Toffa, madre della giornalista e conduttrice Nadia, morta di cancro ad appena 40 anni. Il testo rivela i pensieri degli ultimi mesi dopo gli attacchi social e gli haters. Sono le emozioni di quei mesi di silenzio, quando Nadia Toffa espresse il desiderio che quelle sue riflessioni fossero pubblicate.

Come ha detto il giornalista Enrico Ciccarelli, che ha intervistato nel corso della presentazione pubblica Margherita Toffa, quello di Nadia non è un libro oracolare, ma un diario anche pieno di battute, di pensieri leggeri, che dimostra ampiamente la vera natura della giornalista d’inchiesta amica di don Antonio Patriciello e a cui verrà dedicato un reparto a Taranto, per il suo immenso impegno per i bambini del quartiere Tamburi.

“Non fate i bravi” è anche un libro sulla diade madre-figlia e sulla capacità di invertire i ruoli nel rapporto tra genitorialità e l’essere figlie.

“Fin da quando era piccolissima eravamo in simbiosi, ci capivamo al volo. La sua storia, la sua malattia sono state vissute con condivisione: Nadia mi ha preparato al dopo, ma è stato devastante. Mi diceva: non sprecare un minuto della tua vita. Sarò sempre accanto a te, vivi ogni giorno come ti ho insegnato a vivere, mi diceva.  Abbiamo pregato mia sorella, che è morta di cancro, l’abbiamo pregata come un angelo, ma non c’è mai stato rancore per nessuno, Nadia era molto buona, non potevi mai dire nulla di nessuno, ha sempre difeso gli indifesi, soprattutto i bambini. Lei accusava me di essere buona, è stato molto piacevole essere con lei, era di una empatia incredibile, eravamo in simbiosi. Lei mi ha insegnato a vivere veramente, prima non avevo mai vissuto. Mi diceva: Guarda che sono io la iena non sei tu. Fidati ho molto esperienza. Non lasciarti pestare i piedi. Litiga mettici la faccia. Mi sono accorta subito che lei insegnava a me”, ha raccontato Margherita Toffa.

Quella sulla terra dei fuochi con Don Antonio Patriciello rimane forse la più bella inchiesta da Iena di Nadia Toffa. Sua madre ha rivelato la potenza dei social di sua figlia, determinanti in terra di camorra. “Nadia era italiana, aiutava don Patriciello: aiutalo coi tuoi social le disse anche il sindaco De Magistris. I bambini di Taranto erano per lei una spina nel cuore. Ora potranno curarsi a Taranto e non migrare verso altri ospedali”.

La Fondazione Nadia Toffa intende lavorare per e con i bambini.

Cosa significa dunque il messaggio del titolo “Non fate i bravi”?

“Non fate i bravi vuol dire datevi da fare, combattere per le vostre idee, fate sempre di più per affrontare il cambiamento, da una cosa piccola si possono creare grandi cambiamenti”. Dentro quel messaggio c’è anche il noto “Non abbiate paura” del Papa.  “È quello l’insegnamento- ha ribadito Margherita- non abbiate paura così sarà la paura ad aver paura di voi. Manca il rancore, la crudeltà. Nella verità quando ci trovavamo nello sconforto Nadia pensava a mia sorella morta a 21 anni. Ci guardavano e mi diceva: fai entrare il tuo angelo nel cuore. Lo facevamo, ci entrava nel cuore. Questo esercizio ci ha salvato dalla disperazione, far scendere l’angelo nel cuore ci ha salvate”.

Al termine della presentazione noi di bonculture abbiamo rivolto qualche domanda alla madre di Nadia.

Signora Margherita qual è l’accoglienza che le stanno tributando in giro per l’Italia?

È meraviglioso, ho trovato persone che volevano bene a Nadia. Sapevo che c’erano tante persone che le volevano bene, abbiam fatto 1 milione di followers, ma non immaginavo che fossero persone semplici, anche anziane, tanti ammalati. Quanti ammalati che ho incontrato, persone che le volevano veramente bene per quello che era. E mi dicono: le vogliamo bene perché lei era vera e lo si vedeva.

Molti ammalati di cancro, in corsia e in casa, vedono in Nadia Toffa una immagine quasi divina a cui riferirsi, un angelo verso cui indirizzare le proprie preghiere e speranze. Che effetto le fa? Che emozione prova nel vedere sua figlia angelicata nel cuore di tanti ammalati?

È bellissimo, anche per me è un angelo. Ha più potere di aiutare, mentre prima non l’aveva. Poteva aiutare con le parole, con la sua esperienza, dimostrandosi forte, guerriera. Adesso può dare un aiuto spirituale per chi crede, ma anche materiale aiutando la ricerca. Quel professore che ha aiutato Nadia, un medico di fama mondiale, ha l’ufficio dove gli piove dentro.

Sua figlia è stata una grande giornalista d’inchiesta, quanti stanno prendendo il testimone di Nadia? La sua Fondazione aiuterà anche i giornalisti?   

Vedremo, se avanzeremo ci dedicheremo anche al giornalismo. Ora abbiamo concentrato gli sforzi sui bambini di Taranto e su don Patriciello, perché c’è un disastro. Poi aiuteremo la ricerca. Noi siam tutti gratis  a fare questo lavoro. Se avanzeremo penseremo anche ai giovani colleghi di Nadia.

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