“Perché tornavi ogni estate” di Belén López Peiró, la storia di un abuso scritta con il sangue sottopelle

by Agnese Lieggi

Uno dei libri più forti che ho letto recentemente è Perché tornavi ogni estate/Por qué volvías cada verano di Belén López Peiró, traduzione italiana a cura di Amaranta Sbardella.

Quella dell’autrice argentina è una storia di abuso scritta con le lettere sulla carta ma con il sangue sottopelle. È la vicenda di una “poco più che ragazzina” che ad un certo punto della sua vita riesce ad avere la consapevolezza per denunciare un universo denso di relazioni che sono quelle provenienti proprio dalla sua famiglia. In uno spazio intimo ed essenziale, grazie al suo inchiostro sanguigno, Belén muove i primi passi dallo spazio dell’io verso lo spazio esterno, per dare voce, poco alla volta, alle sue ombre.

Accadeva sempre, suo zio, il marito della sorella della sua mamma, aveva attenzioni speciali per lei, morbose. Le si avvicinava di notte, di pomeriggio, abusava di lei, la riempiva di complimenti e le faceva molti regali, la trasformava da una ragazzina felice in uno spettro angustiato. Nessuno se ne accorgeva? È proprio questa la fune su cui la scrittrice cammina in bilico, in tutto il libro. La sua famiglia non accoglie la testimonianza di Belén, anzi rifiuta in un clima omertoso una verità che fa male, che fa risuonare i timbri di ipocrisia di ciascun componente dei suoi consanguinei. La nonna, le cugine, finanche la moglie dello zio-mostro e sua figlia Florencia hanno interesse affinché la faccenda non venga diffusa. La violenza subita dall’anello più debole della catena familiare, faceva comodo non raccontarla a nessuno, teneva in equilibrio gli interessi di tutti. La mamma della vittima era in crisi personale, era depressa, lasciava la sua bambina alle cure di sua sorella, era sorda quando sua figlia la implorava di andarla a prenderla per tornare a casa. Sua zia, sapeva di avere accanto un essere malvagio, ma faceva finta di non vedere certe cure infami che suo marito dedicava alla sua nipotina, perché quella verità le avrebbe impedito una vita agiata. In pochi hanno creduto a Belén quando vera come la sete, ha spezzato il silenzio di tutti con la sua voce rotta, spaccata nel battito del suo muscolo cardiaco.

Il libro, da un punto di vista della struttura, è composto da frammenti di dialogo multi-vocale, ogni pagina infatti è un testo di registro differente: vertiginosi dialoghi in prima persona, narrazioni di ricordi, lettere, addirittura richiami di atti di Tribunale e dichiarazioni Testimoniali, che creano momenti di grande tensione. Belén López Peiró, attraverso questa tecnica, riesce a riandare e nei meandri della memoria, a dare voce al suo dolore, costruendo un testo diversificato, ma che si fonda su un lessico delle pulsioni della sofferenza, con uno sguardo che scava a fondo nelle parole di tutti. È scritto a grossi tratti, con corsivi, come se fosse una prova di ciò che è accaduto, un reperto, una traccia.

Ci sono due domande chiave fortemente significative che riportano chiaramente il lettore al fulcro e al senso dell’intero testo, una in incipit l’altra in excipit:

Allora perché tornavi ogni estate?

E, dimmi, cosa si prova a subire un abuso?

Belén López Peiró, è nata a Buenos Aires,in Argentina, il 24 febbraio 1992. Ha studiato giornalismo al TEA e scienze della comunicazione all’Università di Buenos Aires (UBA). Lavora come editor per vari media nazionali e internazionali. Nel 2018 ha pubblicato il romanzo Perché torni ogni estate.

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