Revelli, Starnone, Recalcati e Ferrante: i consigli di Natale di una lettrice forte

by Antonella Soccio

Ultime ore per acquistare il libro perfetto da regalare e scartare sotto l’albero in famiglia e con gli amici o con il nuovo amore (il libro è per molte ragazze agè e non un regalo di ordinanza dei primi corteggiamenti). Quanti/e di noi hanno avuto in dono a Natale un tomo che non hanno letto mai, perennemente destinato, con estrema generosità, ad affollare le innumerevoli iniziative di bookcrossing o libro sospeso o libro in corsia?

Bene, a Natale, il libraio, si sa, va sul sicuro e non si discosta troppo dai gusti dei clienti e da quello che loro già hanno in mente quando hanno varcato la soglia della libreria. Ci proviamo noi della redazione di bonculture, tutti lettori più che forti (quanto vorremmo essere deboli… si legge nel sottopancia delle nostre tasche) a suggerire quattro titoli italiani.

Turbopopulismo. La rivolta dei margini e le nuove sfide democratiche” di Marco Revelli con Luca Telese per i Solferini di Rcs

Pochi riescono a nominare le temperie politiche e sociali con la stessa lucidità del sociologo di Cuneo. Dopo aver indicato cosa ribolliva nel dentro e fuori di Matteo Renzi e aver dato negli anni scorsi la definizione più lancinante degli attivisti del M5S e del primo Vaffaday, Marco Revelli riflette, attraverso l’efficace formula dell’intervista affidata al giornalista Luca Telese, sul populismo, che ormai si è rafforzato rispetto ai tempi dell’antipolitica grillina ed è diventato turbo. Dai gillet gialli al nostro salvinismo. In questi ultimi due anni lo studioso ha raccolto i commenti social più disumani, razzisti, omofobi, misogini per comprendere cosa turba nel profondo l’animo degli italiani e degli europei. È l’humanitas, secondo Revelli, la qualità diventata oggi il peggior nemico di chi è dimenticato, il forgotten man, nelle periferie reali e sociali del Paese. La marginalità e lo stato di rabbia hanno le statistiche e i criteri di una classifica al contrario e misurano se c’è una stazione di metro, se una pompa di benzina ha chiuso, se un ufficio postale è stato soppresso, se un ospedale è stato depennato dai piani sanitari regionali.

“Confidenza” di Domenico Starnone, Einaudi

È Starnone l’editor di Elena Ferrante, nascosta in sua moglie Anita Raja? Se ne parla da anni, ma una cosa è certa nel Natale 2019: l’ultimo libro dello scrittore napoletano è assai più avvincente dell’ultima fatica della star letteraria internazionale e sua concittadina (che pure vi consiglieremo). La scrittura di Starnone, piena di ritmo e di una godibilità che non è mai ordinarietà neppure quando è distesa, è un lampo che illumina intelletto e conoscenza profonda. Ogni sentimento è decifrato con una maestria che ha dell’irreale, a volte, per quanto è vera la costruzione di talune frasi che riescono a cogliere anche quello che nessuno dice a se stesso. Confidenza appunto. Un libro da non perdere.  

“Cominciai a sentirmi più sposato a Teresa che a Nadia. Ma forse così è detto male, forse dovrei semplicemente specificare che la moglie d’ogni giorno mi giovava meno di quella moglie d’oltreoceano, le cui irruzioni erano sempre un’eccitante turbinio di possibile salvezza e probabile rovina”.

“Le nuove melanconie. Destini del desiderio nel tempo ipermoderno”, di Massimo Recalcati Raffaello Cortina Editore  

Non è un testo facilissimo, occorre avere dei rudimenti, se non lacaniani almeno junghiani, per avere un livello di comprensione primario, che faccia superare le 30 fatidiche pagine. Si va ben oltre le passioni tristi: lo psichiatra editorialista e grande affabulatore televisivo intercetta nella depressione rinnovata, assai diversa da quella cronica classica mappata dalla psicoanalisi, il cardine dell’insofferenza verso gli altri, e l’Altro. Il nostro tempo, chiuso e striminzito nei vari sovranismi, è dominato da una psicosi spirituale, un lutto primordiale che precede ogni esperienza del lutto, e da una fobia primordiale perché il soggetto si costituisce sempre come moto di difesa del Reale. Nel campo del simbolico e del linguaggio la cosa ha sempre l’aspetto della non cosa, come dice Lacan nel Seminario 7. Dove c’è il significante c’è patimento del reale e svuotamento della cosa: è questo il lutto primordiale, l’esperienza del linguaggio porta con sé la morte della cosa. La melanconia rifiuta il lutto primordiale, rifiuta di compierlo. In questo rifiuto c’è l’attuale stasi del desiderio. Un saggio molto tecnico, ma fondamentale.

“La vita bugiarda degli adulti” di Elena Ferrante Edizione E/O

Cominciamo col dire che tutti gli Elena Ferrante addicted hanno già comprato il libro, in religiosa attesa, il 7 novembre, data dell’uscita, e lo hanno finito da un pezzo, in non più di quattro giorni. Solo Jane Austin ha performance di lettura più totalizzanti. Quindi è un regalo molto rischioso, anche se esistono ancora persone che hanno rinviato l’acquisto (forse solo perché non l’hanno mai letta).

L’ispirazione dell’Amica Geniale è molto lontana, questo nuovo testo cattura, è primo in classifica, ma non ha quella forza. Il passaggio dal Rione al Vomero al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri, con il viaggio all’incontrario che fa Giovanna rispetto a Lenù entusiasma meno. Il rapporto con la perfezione bugiarda dei genitori borghesi intellettuali e con la ferinità di sua zia Vittoria (che non è una Lila più sfigata) non ipnotizza come con il suo best seller.

Elena Ferrante si trova meno a suo agio con il tempo della sua narrazione, che qui sono gli Anni Novanta. Mancano il grunge e anche altri riferimenti, relativi a quella tensione mistica che vediamo nel protagonista maschile, che possano farci andare oltre la trama. O alla sua sublimazione. Il libro comunque va letto. Ed è un buon regalo di sicuro.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.