Silvestro Fiore, in un libro l’uomo e il sindacalista del ribellismo spontaneo di Capitanata

by redazione

Si chiama “Silvestro Fiore. L’uomo e il sindacalista”, il nuovo libro di Raffaele De Seneen e Romeo Brescia, in vendita presso l’edicola “La Maddalena” (via della Repubblica) e la libreria Velasquez (via XXV Aprile, 78). 

Personaggio sconosciuto e dimenticato a cui la classe lavoratrice di Foggia (e non solo) deve molto, Silvestro Fiore nasce a Foggia nel 1864 a Borgo Croci, più precisamente 2° Borgo Crocesi, un nuovo insediamento abitativo che si sta formando a seguito dei danni del terremoto del 1731.Il padre Giuseppe, definito come bracciante in effetti è un terrazzano categoria di liberi e indipendenti lavoratori dediti, alla caccia e alla raccolta di erbe spontanee, mai ufficialmente riconosciuta per cui inglobata in quella dei braccianti

Gli eventi che si verificarono in tutto il Paese, dal Nord al Sud, isole comprese nella prima parte del 1898 a causa dell’aumento del prezzo del pane, alimento base, spesso unico per la gran massa di proletari e sottoproletari presero il nome di “Rivolta dello stomaco”, “Rivolta della fame”, a Foggia invece e più direttamente sono ricordati come “Rivolta del pane” così come racconto nel libro “Foggia 28 aprile 1898 – Anatomia di una rivolta”, pubblicato nel 2018.

E’ una popolana, Gaetana Capogna, che a capo di un primo drappello di donne cenciose e ragazzi affamati, partendo dal Quartiere Santo Stefano – Largo Rignano ora Piazza nuova, dà il via a quella giornata che resterà memorabile sia per il terrore in cui portò i “galantuomini” e la Foggia bene dell’epoca, sia per gli effetti che si contarono a fine giornata: distruzione di tutti i fanali della città, distruzione dei venti casotti della cinta daziaria, incendio dell’Ufficio del Dazio Consumo e del Municipio, assalti a forni, panetterie e mulini.

Questo fu l’ultimo atto di ribellismo spontaneo che si verificò nella nostra città.

Questa nuova pubblicazione “Silvestro Fiore – L’uomo e il sindacalista” rappresenta quasi il passaggio del testimone dalla popolana ribelle Gaetana Capogna a Silvestro Fiore, anche lui di estrazione terrazzana, apolitico quando muove i primi passi nel mondo del pre-sindacalismo locale portandolo per mano a quello del proto-sindacalismo e alla lotta di classe come primo Capo Lega dei Contadini (braccianti) di Foggia da lui costituita.

Organizza nel 1901 il primo sciopero dei campagnoli di Foggia che si protrarrà per due settimane: nello stesso anno si fa promotore per far celebrare a Foggi il Primo Congresso regionale dei Contadini Pugliesi.

Alla Lega dei Contadini seguirono, grazie anche all’impegno di Silvestro Fiore, tutte le altre Leghe di Foggia che nel 1902 confluirono a formare la Camera del Lavoro di Foggia di cui lui stesso fu tra i promotori.

Fornito di scarsi rudimenti scolastici non ha paura e non si sottrae ad un dibattito pubblico sul dazio sul grano con l’onorevole Castellino liberale; precursore del “lavorare meno lavorare tutti”, contesta a mezzo stampa agli agrari e ai proprietari terrieri che il solo passaggio dall’uso dell’aratro “nostrale” ad uno più moderno sottrae ai braccianti giornate lavorative a quelle già insufficienti, che loro, gli agrari, aumentano i loro profitti ma per i braccianti non c’è nessun miglioramento salariale. Insomma, affrontava già all’epoca la questione della redistribuzione del reddito.

Dal capitolo del libro “La figura di Silvestro Fiore” si riportano alcune attestazioni di riconoscimento, stima e affetto pubblicate sui giornali dell’epoca a seguito del suo assassinio avvenuto per mano di un sedicente anarchico prezzolato dall’Associazione Agraria di Foggia così come risultò dal dibattimento processuale che si tenne presso la Corte d’Assise di Lucera.

“Silvestro Fiore era il comandante supremo dei contadini delle Puglie e formava – insieme ai nostri cari compagni Leone Mucci, Canio Musacchio, Domenico Fioritto, Giuseppe Zaga- riello – il baluardo terribile del socialismo pugliese. Non vi è angolo o cantuccio della nostra regione che non sia stato visitato dal Fiore che portava seco la parola rude ma affascinante di propagandista instancabile e pieno di amore. Città e borgate, masserie e capanne furon tutte passate in rassegna: sventolò in ogni pur piccola riunione di case la bandiera dell’umana fra- tellanza, dappertutto il nostro buon morto era salutato come il novello Messia flagellator di camorristi e di prepotenti. Noi venimmo dopo: ce lo additarono come nostro maestro e, guar- dando l’umile contadino prodigioso, ci sentivamo nel core un desio di eguagliarlo e l’ammirammo e gli volemmo bene. Dove la posizione era difficile lì accorreva Silvestro: agli sconfortati infondeva nuova lena e coraggio; ai coraggiosi il nuovo incentivo per l’assalto finale”.

[Dal giornale “il Fuoco” dell’ottobre 1909 – Commemorazione di Enrico Mendes avvocato socialista di San Severo]

“Sorge a volte in una landa arida un virgulto meraviglioso di profumi e vigore a dare un po’ di sollievo agli occhi del viandante; non dissimilmente nella Puglia sitibonda si è espressa dal suolo plebeo una figura forte e semplice di lavoratore della terra a spargere con lena inesausta il buon seme dell’ideale socialista. Questo lavoratore si chiama Silvestro Fiore: buono, schietto, infaticabile; si deve alla sua intelligenza ed alla sua energia se un’organizzazione è sorta laggiù a dare più umane condizioni di vita a quel popolo misero ma generoso”.

[Conferenza tenuta a Napoli da Enrico Ferri nell’ottobre 1909]

“L’eccidio di Foggia” del 1905, che si consumò durante uno sciopero dei ferrovieri che vide presente e partecipe anche la classe bracciantile locale e lo stesso Fiore, e l’assassinio di quest’ultimo nel 1909 infersero un duro colpo a tutta l’organizzazione sindacale locale. La Prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo contribuirono a portare nell’oblio la figura del Fiore, il suo impegno sindacale e politico oltre che un pezzo di storia della nostra città. 

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