Sud, tutto il secolo breve nel libro di Mario Fortunato, senza stereotipi meridionali

by redazione

Il titolo Sud, il libro di Mario Fortunato, può trarre in inganno perché si pensa subito ad un testo sul riscatto di questa parte del Paese, spesso vituperata e stereotipata con immagini tristi e di povertà, mentre, già dalle prime pagine si avverte che l’autore racconta di due famiglie borghesi meridionali (quella del Notaio e quella del Farmacista), famiglie dove si respira la cultura ed è presente una sostanziosa Servitù, che s’intreccia nella vita delle 2 famiglie protagoniste.

Scorrendo le pagine ci troviamo davanti ad un libro che definirei storico-politico, di altissimo livello, che fa un excursus sugli ultimi cento anni dell’Italia, soffermandosi maggiormente fra gli anni 20 e gli anni 70.

Fortunato sfiora tutti i temi politico-sociali, lasciandoli aperti e senza dare un giudizio, che lascia al lettore, partendo dalla nascita del fascismo, la seconda guerra mondiale, la persecuzione degli ebrei, l’anarchia, il socialismo, il comunismo, la mafia, l’evoluzione femminile, l’omosessualità, la depressione.

L’autore si sofferma sulle differenze fra le varie anime della sinistra, dall’anarchico Notaio, che quasi disprezza la sua famiglia, a cui è totalmente indifferente, seminando figli un po’ ovunque, e che è affascinato dal nascente Giuseppe Di Vittorio, a discapito del vecchio Togliatti, al più tranquillo e apprensivo Avvocato, che riesce ad essere eletto Sindaco nel 57 e 61, contro il mafioso Frank, che poi verrà ucciso a Brooklyn, il cui merito è di due donne forti, della servitù, che s’infervorano anche contro la chiesa.

L’amore fra l’avvocato e Tamara, s’intreccia a tutte le vicende familiari e politiche perché Tamara è una donna molto evoluta nonostante sia priva d’istruzione classica, che odia i fornelli, ma che ama leggere ed ha spiccate idee politiche, Tamara, splendida figura, che esce di casa nelle prime ore di un mattino del Settembre 1943 per andare a casa del suocero, il notaio, temendo che possa fare il delatore con il tenente Colonnello Canadese Reid, e far ammazzare della gente, consegnando una lista di fascisti (ma il suocero non consegnerà nulla o meglio una lista piena di cancellature )

Oltre alla mafia ci sono gli altri temi caldi del secolo: c’è la tragedia della guerra durante la quale muore Ernesto, figlio del Notaio, praticamente adottato dalla famiglia del Farmacista e dove l’amico Giorgio, viene assalito da depressione al ritorno a casa per la morte del compagno ed è struggente il paragrafo “Liberatemi per favore, da questo vuoto” (pag, 71), nel quale viene raccontato questo isolamento di Giorgio che non riesce a parlare con nessuno, specialmente con la madre Lea.

Ma non è il solo amore omosessuale poiché Fortunato racconta il tenerissimo sentimento provato da Vincenzo, altro figlio del Notaio per Dante, che Vincenzo vede morire mentre gli tiene la mano e riesce a raccontarlo solo alla cognata Tamara.

Lo scrittore affronta a piene mani anche il male del secolo, la depressione, attraverso le figure di Ernesto, del Farmacista, ma anche della dolce Tamara,che soffre di una forma di fobia, infatti viene presa dal panico al solo pensiero dei tedeschi, tanto che non accetta che il figlio vada a studiare in Germania nonostante la guerra sia finita da molto tempo e finisce la sua vita riconoscendo solo il marito, di cui è profondamente innamorata, ampiamente ricambiata.

L’invenzione di Gioacchino, per la quasi cieca Nina, è un modo per sfuggire alla triste realtà quotidiana.

Invece, con Il suicidio di Emilio, figlio ribelle del Notaio, che passa la sua infanzia nel silenzio per punire il padre che disprezza e che dopo una vita dissoluta decide di togliersi la vita in un albergo, l’autore affronta il conflitto genitoriale, tema sempre molto caldo nei giovani, soprattutto negli anni settanta.

Fortunato non trascura di condire il romanzo con storie d’amore, infatti oltre a quello dei 2 protagonisti, racconta quello fra la fervida lettrice Vita e Francesco, ma anche in questo caso l’autore crea il pathos perché a qualche giorno dal matrimonio Francesco muore in un incidente.

Nella parte finale l’autore fa fare all’avvocato delle riflessioni sulla politica meridionale, cita il PCI di Berlinguer ed il compromesso storico con la DC, ma anche i 2 momenti storici più importanti come l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori nel 1970 ed il referendum sul divorzio, continuando a dare concretezza e riferimenti puntuali in un libro che è uno spaccato sul vissuto dell’ultimo secolo.

In sintesi potrei dire che questo libro è una bella passeggiata su un secolo di storia e potrebbe essere studiato dai ragazzi dell’ultimo anno delle superiori per far capire, attraverso la vita romanzata di due famiglie, l’evoluzione politica, i cambiamenti e le tematiche che hanno vissuto i cittadini Italiani nell’ultimo secolo, e non ultimo è un riscatto dell’immagine delle famiglie meridionali, rappresentate dall’autore come borghesi e colte, demolendo il concetto del Sud povero e ignorante.

Elisabetta Valleri

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