Torna in libreria Davide Grittani con Il gregge, tragicommedia sulla scomparsa della coscienza civica

by redazione

Gli addetti ai lavori erano a conoscenza dell’uscita de Il gregge (Alter Ego Edizioni; Pagg. 224; Prezzo di copertina 18,00 euro; dal 15 Febbraio in libreria e nei bookstore on line), quinto romanzo del giornalista e scrittore foggiano Davide Grittani. E attraverso le poche indiscrezioni circolate, erano a conoscenza soprattutto dei suoi coraggiosi contenuti: la deriva etica, il collasso politico e morale del Paese, la profonda crisi della rappresentanza democratica.

L’autore si è fermato a parlarne con la redazione di “BonCulture”, per «il piacere di condividere un argomento a cui so che tenete molto, anzi di cui avete scritto molto». Ovvero il vuoto intellettuale e le inevitabili ricadute sulla qualità dell’umanità, soprattutto di quella italiana di questi ultimi venti o trent’anni, in cui – per dirla citando uno dei passi più significativi del romanzo – «certe dispute si consumano senza nomi e regole, la competizione è sublimata in apparenza, la retorica che ne addolciva l’inganno è fiorita in ricatto. Il circo si è fatto umanità, spietati Pierrot hanno preso il posto degli acrobati e si aggirano in cerca di rancore da forgiare in consenso. Si è dissolta anche la speranza di vederli schiantarsi al suolo, poiché proteggendo queste maschere si estendono i confini della modestia. E più se ne incoraggia l’emersione, più si accoglie l’emergenza».

Il riferimento è alla campagna elettorale al centro della storia raccontata ne Il gregge, ma si può estendere – sotto forma di feroce allegoria – a tutto il Paese. Quindi, inevitabilmente, alla città in cui Davide Grittani vive e lavora, Foggia.

«Quello che è successo a Foggia (scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione comunale nell’estate 2021, ndr) non c’entra con questo libro, nel senso che da tempo lavoravo a una storia che paradossalmente elevasse il nulla assoluto a valore estetico. Ovviamente si tratta di una iperbole, un paradosso in cui ciò che meno vale si trasforma in quello che più vale. Abitiamo un metaverso di cui siamo primi protagonisti e inconsapevoli responsabili, eppure non ce ne rendiamo conto. Il mio rapporto con Foggia? Mi nascondo come un pipistrello, dire che la abito e che ci vivo con consapevolezza sarebbe sinceramente troppo. Un po’ la subisco, un po’ mi tengo lontano da tutto per sopravvivere. Avvengono ancora piccoli miracoli, ma la città ha perso il suo coraggio civile e per ricostruirlo occorreranno molti anni».

Tornando al romanzo, il protagonista Matteo Migliore (nel quale in molti intravedono l’ologramma del leader della Lega Matteo Salvini) è un fanatico razzista e abilissimo speculatore del vuoto valoriale che lo circonda. Per candidarsi a sindaco organizza una campagna elettorale facendosi aiutare dai vecchi compagni di classe al liceo. «Quasi tutta la gente con la quale ho studiato, sia alle superiori a Foggia che in accademia a Milano, oggi si nutre e spesso diffonde luoghi comuni più o meno incontrovertibili sull’immigrazione, sulla povertà, sul porto d’armi e sulla solidarietà umana in genere. Convinzioni che personalmente fatico a commentare – racconta Grittani a “BonCulture” –, anche se mi sono reso conto che il limite è il mio, e consiste proprio nel non avere un parere inossidabile su molti argomenti alla base della ferocia di certi politici, di certe argomentazioni e di certa opinione pubblica che dimentica dov’eravamo solo ottant’anni fa. Ecco che le mie incertezze diventano debolezza, perché non c’è più alcuno spazio per il dubbio, per il ragionamento».

Emblematiche, per spiegare questo passaggio chiave di tutto il romanzo, alcune righe tratte da uno dei capitoli più importanti del libro: «Claudia invece sembra crederci, da tempo le sento dire “a questo Paese mancano certezze”. Che poi, chissà perché, quando si parla di certezze si finisce sempre alla dispensa che ci siamo fatti bastare per un ventennio. Può darsi che i tempi siano cambiati, che i nuovi portatori di certezze dicano cose giuste con parole sbagliate, trattenendo per giorni profughi dentro barche di fortuna, affinché si sappia che le certezze cominciano dal mare. E noi pirla che le cercavamo in busta paga».

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