Torna “Storia di Franco” di Maria Marcone, il racconto fresco sull’eroe borghese di Puglia, dedicato ai giovani

by Antonella Soccio

La città non esisteva più, al suo posto c’erano macerie dappertutto, appiattite al suolo dalle prime piogge, di un indistinto colore grigiastro, e rade persone vi si aggiravano intorno senza far rumore. Gli spazi verticali erano spariti, non più i profili dei palazzi, non più i pali elettrici e segnaletici, non più i lampioni o quant’altro prima fosse eretto verso il cielo, solo montarozzi più o meno vistosi che invadevano i tracciati stradali e di cui era stato rimosso quel tanto che consentisse il passaggio. Gli squarci dei palazzi non crollati del tutto erano ancora più macabri con l’esibizione di interni violati in cui si potevano ancora distinguere superstiti mobili o lampadari in bilico.

Un cielo livido gettava luce sinistra su tutto.

I tre ragazzi erano basiti e guardavano ogni cosa con occhi grandi.

Maria Marcone (1931-2013) come tante altre scrittrici e narratrici italiane non solo non è entrata nel canone letterario, ma è stata negli ultimi anni, dopo essere stata selezionata per i libri di narrativa delle scuole medie nei primi anni Novanta, completamente dimenticata.

Ci ha pensato Mario Desiati nel fortunato “Spatriati”, vincitore dell’ultimo Premio Strega, a riportarla in luce, citando nel suo romanzo “Storia di Franco”, la biografia della stessa autrice e di suo fratello Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro, ucciso dalla mafia il 31 marzo del 1995.

Questa eccezionalità, questo “regalo” letterario, ha indotto la nipote Daniela Marcone, vicepresidente di Libera e responsabile del Progetto Memoria, ad attivarsi insieme ad una rete di studiose e bibliotecarie a ripubblicare Storia di Franco con la collana Passaggi delle Edizioni La Meridiana.

Il libro con la prefazione proprio di Desiati, è stato presentato nella Biblioteca Provinciale Magna Capitana, che ebbe come suo primo direttore il padre della scrittrice, Arturo Marcone, distintosi durante i bombardamenti del 1943 per aver salvato numerosissimi volumi dalla distruzione.

Quella di Maria Marcone, autrice, pittrice e poetessa, che “è nella spina dorsale della narrativa pugliese”, è una Puglia “nera e crudele”, come scrive Desiati.

“Nel suo “Pugliesi nel male e nel bene” raccontò che la somma della qualità e dei difetti di tutti i pugliesi è contenuta in un mondo a sé, alludendo ad un individualismo, una caratteristica che chiama Sparagno, parola che in molti dialetti vuol dire risparmio, ma non solo quello di soldi e di energie, ma anche come forma di assorta meditazione e fuga dalla tristezza, un tenersi stretti a se stessi nel bene e nel male, per cui si è disposti a tutto anche a divertirsi “alle spalle di chi è costretto a subire””.

Storia di Franco viene dopo l’assassinio del fratello. Dopo che Francesco Marcone si tramuta nell’eroe borghese foggiano e pugliese, nell’Ambrosoli di Puglia, come lo chiamò Alessandro Leogrande.

La grande scrittrice, che con la sua Lettera Aperta alla Città, aveva già dato il via al Comitato Marcone e a quello che poi sarebbe divenuto l’impegno civico dei suoi nipoti e di tanti attivisti di Libera nel capoluogo della Quarta Mafia, decise di riavvolgere i ricordi infantili e della giovinezza, in un romanzo di formazione allargato, che ha nel lutto e nella guerra i suoi principali motori etici.

È un libro che Marcone, da insegnante ed educatrice, dedica ai giovani lettori.

“Ho deciso di raccontarla a voi- scrisse- perché siete proprio voi in cima dei miei pensieri, voi che avete tutto un futuro da costruire e da vivere e siete i più capaci di slancio e partecipazione. Infatti mi piacerebbe che Franco trovasse un posto nel vostro cuore e nella vostra immaginazione, che diventasse un vostro compagno di strada, come succede come quando qualcosa o qualcuno ci colpisce profondamente”.

In Storia di Franco, come evidenzia ancora Desiati, “c’è tutta la normalità di una persona che è costretta a diventare eroe, in una terra, la Puglia, agli onori per la sua immagine grandiosa, modaiola e cinematografica, ma con un’anima oscura”.

Per le edizioni La Meridiana, rimettere in catalogo la scrittrice vuol dire non soltanto ritornare sull’esempio di Francesco Marcone, “un eroe normale con una infanzia difficile che con i suoi studi ha scelto da quale parte stare”, ma anche far conoscere alla città, alla regione e al Paese un momento forte di Foggia e del Sud, bombardati dagli Alleati.

La direttrice della Biblioteca Gabriella Berardi ha sottolineato lo stile e la maestria di Maria Marcone. La biografia dopo la morte di Francesco Marcone rischiava di diventare una agiografia, invece il libro ha una freschezza vivida, capace di catturare i più giovani e di educarli alla lettura e alla conoscenza.

Da parte di Daniela Marcone, accompagnata dalla referente del presidio di Libera Federica Bianchi, sono arrivati tanti ricordi privati della zia scrittrice.

«Questo momento mi trova molto emozionata, in questi anni ho fatto i conti sulla scelta di raccontare la storia di mio padre. Con Maria Marcone è diverso, è un percorso da scrivere anche per me. Zia Maria e Franco sono stati segnati dalla morte prematura del loro papà. È stata sempre molto presente nella mia vita. Da essere una bambina estroversa sono diventata una adolescente introversa e silenziosa, e zia Maria era l’unica che aveva capito che il mio silenzio nascondeva riflessioni e mi faceva molti regali. Tanti libri e una mantella di loden verde. Era una persona poliedrica che ha vissuto momenti di grande dolore. Non ha vissuto il momento luttuoso con la madre e i fratelli, fu mandata dai nonni, un distacco doloroso che ha raccontato in alcuni dei suoi testi. Per tutta la vita ha cercato di capire perché sua madre aveva scelto di allontanarla dalla famiglia. La morte di papà è stata una bomba per la nostra famiglia, che lei verbalizzò nella Lettera aperta alla sua città».

rbt

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