Un bracciale di stelle: la scomoda graphic novel di Mentana e Guida per il piccolo grande eroismo

by Enrico Ciccarelli

A meno che non siate una di quelle persone tutte d’un pezzo, capaci per esempio di assistere senza un palpito alla scena finale di «La vita è meravigliosa» di Frank Capra, vi consigliamo di tenere a portata di mano dei fazzoletti prima di leggere la graphic novel «Un bracciale di stelle» uscita all’inizio di dicembre 2023 per i tipi di La Ruota edizioni a firma di un talentuoso sceneggiatore come Umberto Mentana, docente di Cinema al corso per Videomaker dell’Ipsia «Pacinotti», e del disegnatore Giuseppe Guida, direttore e reponsabile della scuola di fumetto Gulliver e docente al Liceo Artistico «Perugini».

È una storia ad alta intensità emotiva, pur non avendo alcunché di romanzesco o fictionale e pur avendo come set l’attività quotidiana della sezione di Foggia dell’Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma. O magari lo è proprio per questo: perché parla di mirabilie e prodigi, e di eroismi e di tenacia, e di vittorie e di sconfitte ottenute dai nostri vicini della porta accanto, da persone con le quali ci scambiamo un fugace saluto o magari discutiamo per un parcheggio o una questione condominiale, e di cui non sappiamo nient’altro. Non perché nella loro attività ci sia alcunché di segreto; ma perché si tratta di quelle cose che preferiamo non sapere, di quelle «cause benefiche» con le quali ci piace avere, nella migliore delle ipotesi, un rapporto di dazione. Contribuiamo a Telethon, compriamo le stelle di Natale e le arance della ricerca e le mele di Dio sa cosa, e questo mette in pace la nostra coscienza di persone perbene.

Ci permette di rimuovere tutte quelle parole in –oma, cacofoniche e orrende, di velarle e rimpannucciarle in cento eufemistiche perifrasi, da «male del secolo» (ormai caduto fortunatamente in disuso) a «brutta malattia» fino a «grave forma tumorale». Il problema del «Bracciale» di Mentana e Guida è che tutte queste parole diventano persone: perché una graphic novel che faccia vedere cellule tumorali, esplosione di leuociti nei nostri vasi sanguigni, distruzione delle fibre che muovono i nostri muscoli farebbe probabilmente pochissima impressione. Ma se diventano Anna Lucia, Teresa, Paolo, Luigi, se diventano vite e mancanze e lutti, è tutta un’altra storia. Indicibile, inevitabile, inseparabile.

Va detto, a parziale discolpa degli autori, che non hanno cominciato loro. Hanno infatti trovato lo spunto in un libro, «Io mi dono», pubblicato nel 2019 dalle Edizioni La Meridiana. Lo ha scritto una giornalista, Michela Magnifico, una delle penne più documentate, incisive e delicate del nostro territorio. Mentana e Guida l’hanno idealmente rappresentata come «Greta», una giovane reporter che vuole raccontare la storia della sezione foggiana dell’Ail.

Sì, perché a ben vedere la colpa è loro, di quei cinque pazzi che quasi trent’anni fa, nel 1994, con l’impareggiabile stimolo di un grande ematologo come Michele Monaco, diedero vita a questa associazione, che grazie al lascito testamentario di Marta Nembrini Gonzaga, potè darsi una sede in via Zuretti. La grande eredità di Monaco è stata raccolta da Celestino Ferrandina, che tuttora porta avanti le numerose attività di assistenza, contribuisce ai programmi di ricerca e rappresenta una luce nel grande buio che avvolge i malati di leucemia, di linfomi, di mieloma.

Sul piano strettamente tecnico, la graphic novel ci sembra realizzata con estrema professionalità, con un montaggio delle immagini efficace e persuasivo e un lettering (curato da Simona Versi) elegante e scorrevole. Particolarmente azzeccata la scelta di rompere l’uniforme bianco e nero dei disegni con piccoli o grandi sentori di celeste, che hanno anche la funzione di stemperare i momenti in cui il racconto conosce molto cupi: la battaglia dell’Ail implica spesso il confronto, il contrasto e il contatto con il Grande Distruttore, e non è davvero una passeggiata né per il corpo né per l’anima.

Per Guida solo l’ultima tappa in ordine di tempo di un percorso artistico che è sempre andato di pari passo con l’impegno civico e sociale. Non per caso la sua prima graphic novel, pubblicata otto anni fa, si intitola «Scampia storytelling» ed è ambientata tra le vele del quartiere dell’hinterland napoletano assurte a simbolo della camorra e del degrado. Il suo legame con Foggia, sempre solido, si era già manifestato con lo splendido «Francesco Marcone. Un uomo onesto», uscito nel 2020 per Round Robin Editrice, ed è testimoniato, oltre che dalla direzione della Scuola di Fumetto Gulliver di cui si è già detto, dalla Direzione del Festival dei Nerd, manifestazione annuale di grande successo in città. Il suo prossimo lavoro, che verrà presentato a Napoli nell’ambito del Festival Cartoon, sarà dedicato alle storie dei ragazzi di Ultima Generazione. Perché, anche se a noi piace fare mille distinguo, la verità è che impegnarsi per il nostro fratello pianeta o per il nostro fratello malato o per il nostro fratello degradato e schiavo è sempre e solo la stessa cosa. Si chiama umanità.

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