Concerto Astor. Musica Felix si congeda omaggiando Piazzolla

by Enrico Ciccarelli

Papa Francesco e Diego Armando, asado e mate, Jorge Luis Borges e Osvaldo Soriano. Sono tante le parole e le immagini che significano Argentina, lo smisurato paese sudamericano che arriva dal Rio de la Plata alla Patagonia. Uno dei suoi simboli è senz’altro Astor Piazzolla, reinventore del tango, che è musica da bettola con sguardo sulle stelle.

A Piazzolla, nel trentennale della morte, dedica il suo spettacolo il Concerto Astor, esibitosi all’Auditorium Santa Chiara di Foggia per l’ultimo appuntamento del cartellone di Musica Felix. Tre musicisti di grande valore in un impasto bene assortito di piano, clarinetto e bandoneon o fisarmonica

La scaletta ha compreso Le quattro stagioni, la versione australe che il genio platense diede del capolavoro di Antonio Vivaldi, e i tre struggenti brani Soledad, Vuelvo al Sur e Oblivion. Interpretati egregiamente dalla splendida pianista Gloria Campaner, che ha esibito anche un sorriso vasto e luminoso come la pampa, dal gioviale e raffinato Alessandro Carbonara, il cui clarino è capace di alternare allegrie e malinconie senza apparente sforzo, da Mario Stefano Pietrodarchi, che intesse con il bandoneon un amplesso volta a volta elegiaco, sofferente o passionale. Spettacolo applauditissimo, con trionfale esecuzione, a titolo di bis, di Libertango, la melodia che, ci fosse una giustizia, sarebbe inno nazionale argentino invece del rodomontesco «Udite, mortali!» (vabbé, non è che l’elmo di Scipio sia più umile). Pubblico assai soddisfatto. Piazzolla –riteniamo- anche. Non piangere per me, Argentina

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