Cuccurucucu Paloma ahia-ia-ia-iai cantava

by Roberto Pertosa

Gli artisti non muoiono mai!
Chi dona bellezza rimarrà eterno. Chi conduce verso luoghi sospesi penetrerà nei sogni di tutti.
Chi deride le ordinarie barriere convenzionali risulterà ancor più grande di quanto possa essere in vita.
Gli artisti non spendono mai male il loro tempo.

Il 5 gennaio scorso, su Rai3, è stato trasmesso il documentario “Caro Battiato”, uno speciale omaggio realizzato da Pif per celebrare il grande cantautore. Un commovente racconto di un viaggio alla scoperta degli infiniti luoghi sacri appartenenti all’intimo del Maestro, fino a giungere all’epilogo rappresentato dal concerto-tributo tenutosi lo scorso settembre all’Arena di Verona, volto allo scopo di una doverosa e necessaria celebrazione. Molti noti artisti della musica italiana hanno voluto partecipare a tutti i costi, e per svariati motivi.
Primo fra tutti, per ricavarne una visibilità che in condizioni normali, perlomeno alcuni di loro, non riuscirebbero a determinare. In realtà, una valutazione esatta e ponderata, considerando il clamoroso successo riscosso in ambito di ascolti.
Sicuramente la loro partecipazione ha sancito e sottolineato, consapevolmente, e se mai ce ne fosse stato bisogno, la prorompente superiorità artistica di Battiato, il suo essere con evidenza una spanna sopra tutti.
Per nostra sfortuna, in qualità di spettatori, molti di loro però non hanno sfruttato appieno tale opportunità, e non certo perché inciampati in una fortuita serata infelice, ma perché forse non all’altezza di essere investiti della responsabilità di fornire una loro adeguata personale versione ai vari brani affidati a ciascuno di loro, troppo complessi e intimi da poter essere trasmigrati a dei semplici cantori.
Perlomeno, alcuni di loro, performance a parte, spiccano per i racconti e gli aneddoti, a volte comici, a volte nostalgici, relativi alle loro personali esperienze legate a Battiato. E questo aspetto ha avuto un considerevole peso specifico nella struttura complessiva del documentario, affidando spesso un profondo senso lirico al racconto, merito certo delle abituali intuizioni di Pif, dedito sempre a “coltivare il piacere della poesia, dell’intelligenza e dell’ironia” in tutte le sue produzioni.
Però tra le tante esibizioni voglio comunque segnalarne tre, solo tre, che vi invito ad ascoltare, quella di Alice (La cura) e di Paola Turci (Povera Patria), che mi colpiscono per la loro leggibile coerenza con l’universo di Battiato, e per il commovente trasporto con cui sono eseguite entrambe le versioni, dovuto certamente al rapporto fortemente amicale che legava le due artiste al Maestro. E certamente la versione dei Subsonica (Up Patriots to arms), che ritengo di alto livello in quanto un riuscitissimo tentativo di personalizzare e internazionalizzare, nel ritmo e nelle cadenze, e nel senso positivo del termine, uno dei maggiori capolavori di Battiato.
Infine, due note negative che coinvolgono il pubblico in genere, e i presunti estimatori di Battiato.

La prima, stigmatizza l’applauso del pubblico presente all’Arena durante la performance di Paola Turci (Povera Patria), all’inizio della seconda strofa: “Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni”…, quel solito fastidievole e molesto applauso che cadenzava sistematicamente, nello stesso medesimo punto, e tutte le volte, le esibizioni di Battiato, il segno di quella stucchevole strisciante ipocrisia che mai ci abbandona, e che tanto irritava il Maestro.
La seconda, riguarda tutti coloro che fino a ieri non contemplavano tra i grandi il nome di Franco Battiato, e che ora ne sono convinti estimatori.
A volte è necessario morire per essere apprezzati. Consiglio a molti di loro di tentare questo estremo rimedio.

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