Dalla Signora delle camelie a La Traviata. L’opera più rappresentata al mondo

by Alessio Walter De Palma

Chi non ha mai canticchiato o non conosce il celeberrimo Brindisi: Libiam ne’ lieti calici e non sa da quale opera è tratta? La Traviata del “Sommo Genio” di Busseto Giuseppe Verdi, da decenni è ormai l’opera più rappresentata al mondo. Il melodramma fa parte della famosa “trilogia popolare” degli anni 1851-1853 insieme a Rigoletto e Il Trovatore, la cui prima ebbe luogo al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 appunto.

La trama è tratta da La Signora delle Camelie di Alexandre Dumas figlio, romanzo autobiografico del 1848 in cui si narra l’amore travagliato tra l’autore – nel romanzo Armando Duval – e l’elegante e colta prostituta di alto bordo Marie Duplessis – nel romanzo Marguerite Gautier. Questa storia d’amore nella Francia di primo Ottocento borghese e puritana creò non poco scandalo e fu vittima di censura così come all’inizio ne fu altresì il capolavoro verdiano, tanto da portare l’autore ad una rielaborazione per raggiungere il successo che da centosessanta anni porta con sé, con la seconda versione andata in scena per la prima volta il 6 maggio 1854 al Teatro San Benedetto di Venezia. Forte di una solida orchestrazione, armonizzazione e melodismo sostenuta da un libretto di alto livello letterario a firma di Francesco Maria Piave, La Traviata è forse l’opera più riuscita tra tutte.

L’azione si svolge a Parigi durante una festa in casa della colta prostituta Violetta Valéry – protagonista assoluta – a cui tra gli invitati è presente anche il giovane Alfredo Gérmont, da un anno segretamente innamorato di Violetta, al quale verrà proposto un brindisi dal suo amico Gastone, visconte de Letorières, non ha bisogno di presentazioni Libiam ne’lieti calici. Una musica da altre stanze preannuncia l’invito al ballo di Violetta a tutti gli invitati. Avrà una sorta di mancamento e a prendersi cura di lei sarà Alfredo, che finalmente dopo un anno dichiarerà il suo amore alla donna: Un dì felice eterea. Alfredo va via e Violetta sola vagheggia sul presunto amore vero che lei, forse, non ha mai conosciuto, è qui il momento di estremo virtuosismo per la voce di soprano: Sempre libera degg’io. La scena successiva si apre dopo un anno a casa in campagna di Violetta, laddove la donna convive con il suo amato Alfredo, che canta l’amore per la sua amata: De’ miei bollenti spiriti. Alfredo va via e giunge in casa di Violetta un ospite inaspettato: D’Alfredo il padre in me vedete… Giorgio Gérmont.

Il padre accusa Violetta di voler dilapidare il patrimonio di Alfredo e che il giovane deve subito tornare a casa per evitare scandali per il matrimonio della sorella: Pura siccome un angelo. La solidarietà femminile di Violetta si presenta nel proporre un allontanamento temporaneo dall’amato. Per Giorgio pur non basta vuole la separazione definitiva e Violetta a malincuore, ma per amore, accetta. All’andarsene di Giorgio la donna si appresta a scrivere una lettera all’amato, il quale entra notando turbamento nell’amata, è il momento della musica più sublime che sia mai stata composta per voce di soprano, il famosissimo: Amami Alfredo! Violetta fugge un commissionario consegna la lettera ad Alfredo ed in quel momento giunge il padre, il quale supplica il figlio di non andare alla festa di Flora, laddove è presente anche Violetta che con la lettera lo ha lasciato: Di Provenza il mare, il suol. La scena si sposta a casa di Flora tra balli, canti e giochi, i celebri cori di Zingarelle e Mattatori. Giunge Alfredo solo tra lo stupore generale, poco dopo si presenta Violetta accompagnata dal barone Duphol. Allo sprezzo di Alfredo il barone lo sfida a carte per lavare l’onta subita dalla “fidanzata.”

Un domestico annuncia che la cena è pronta, tutti si avviano tranne Violetta e Alfredo, Violetta supplica Alfredo di lasciarla perdere perché ama – falsamente – Duphol. Ciò provoca l’ira di Alfredo che con tutti testimoni umilia la donna gettandole soldi in faccia: Ogni suo aver tal femmina. Giunge il padre di Alfredo, roso dal rimorso per ciò che ha appena commesso, che rimprovera duramente il figlio per aver avuto un comportamento non da uomo: Disprezzo degno se stesso rende chi pur nell’ira la donna offende. La scena successiva e ultima si svolge nella camera da letto di Violetta ormai nelle sue ultime ore di vita a causa della tisi che non le accorda che poche ore. La donna pensa al passato e a quello che avrebbe potuto essere ma che purtroppo non è stato: Addio del passato. Nel frattempo nella tristezza dell’interno fa da contrasto la gioia dell’esterno con il Baccanale del carnevale parigino. La serva di Violetta Annina annuncia alla sua signora il giungere di Alfredo, i due si abbracciano per un’ultima volta fantasticando di lasciare Parigi e cominciare una nuova vita insieme altrove: Parigi o cara noi lasceremo. Giunge anche Giorgio Gérmont il quale comprende l’errore commesso in passato e si strugge dal rimorso, ma ormai è troppo tardi… Violetta esamine consegna al suo amato una sua effige affinché la tenga sempre con sé e non la dimentichi mai…

Nessuno dimenticherà mai la storia travagliata ma pura di Violetta e Alfredo e l’essere al primo posto nella classifica ufficiale delle rappresentazioni di opere liriche nel mondo ne è un esempio…

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