Dante e la musica: da Monteverdi a Franz Liszt

by Alessio Walter De Palma

Dallo scorso anno il 25 marzo 2020 è istituzionalizzato il giorno dedicato al “Padre della lingua italiana”, il “Sommo Dante” con il Dantedì, quest’anno oltre ad essere il primo anniversario di questo evento culturale di portata mondiale è, altresì, l’anno in cui ricorre il 700.

Anniversario della morte del Poeta, quindi le celebrazioni dantesche, sebbene dato il particolare periodo storico avranno luogo da remoto, dureranno per tutto il 2021. Dante non ha bisogno di presentazioni, tutti almeno una volta nella vita abbiamo anche solo sentito il suo nome, ai tempi del liceo forse odiato a causa dell’obbligo scolastico di studiarlo, ma in età adulta sicuramente amato e maggiormente compreso.

Attuale e per nulla superato, il linguaggio dantesco risulta quanto mai atemporale e aspaziale valido in ogni tempo e in ogni spazio. Di cultura enciclopedica, anticipando così di quattro secoli l’enciclopedismo settecentesco illuministico, la produzione dantesca spazia dalla teologia – regina della scienze – alla filosofia – ancella della regina – dalla retorica alla linguistica, dalla politica alla scienza geografica, dall’attualità alla storiografia senza tralasciare la musica.

La musica è predominante nella sua produzione e anche nella ricezione della sua opera. Dante nella Vita Nova ma soprattutto nella Commedia si mostra esperto dell’arte musicale a lui contemporanea. La musica per eccellenza ai suoi tempi era quella liturgica, non è un caso che nel corso del suo viaggio catarchico dall’inferno al paradiso passando per il purgatorio incontra molte anime di musici, di cui Casella nel secondo canto del Purgatorio è il più famoso. Casella intonerà con maestria e dolcezza la canzone dantesca tratta dal III trattato del Convivio: Amor che nella mente mi ragiona, dopo che le altre anime avevano intonato “ad una sola voce” il salmo biblico: In exitu Israel. È ancora la cantica del Purgatorio a rappresentare la musica con il canto gregoriano del Gloria in excelsis deo del XX canto. Canti, balli, inni e lodi tipici saranno del Paradiso, citando, uno su tutti, il celebre “Inno alla Vergine” che conclude il poema.

Da un punto di vista della ricezione musicale, l’opera dantesca in generale e la Divina Commedia in particolare, assume particolare interesse tra i compositori romantici ottocenteschi, non a caso, appunto perché il Medioevo nell’Ottocento viene preso ad esempio e “riesumato” dal torpore e dall’ingiusta accusa plurisecolare di “secolo buio”. Già i madrigalisti dedicano musiche ai versi del Poeta fiorentino, tra gli altri il celebre: Quivi sospiri e pianti e alti guai di Luzzasco Luzzaschi. Il neonato melodramma seicentesco con l’Orfeo di Monteverdi, nell’aria: Ecco l’altra palude. L’Ottocento è il secolo dei grandi poemi sinfonici e della musica a programma, ampliati ed approfonditi nel secolo successivo. Molti compositori hanno dedicato poemi sinfonici al Genio Fiorentino. Emblematico è il caso del mastodontico e geniale della Dante Symphonie. Eine Symphonie zu Dantes Divina Commedia di Franz Liszt del 1857, dedicata al genio “dell’opera d’arte totale” di Richard Wagner, o ancora la Sinfonia Dante in re minore di Giovanni Pacini del 1864. Nel secolo successivo da ricordare Inferno Fantasie di Max Reger del 1901 e la Dante Symphonie di Paul August von Klenau del 1913.

Ma come risaputo il XIX secolo è il secolo del melodramma per eccellenza, e più che Dante stesso sono stati i suoi personaggi ad essere fonte di ispirazione per i compositori di opera lirica. Prima fra tutti la “lussuriosa” Francesca da Rimini, protagonista dell’amore incestuoso con suo cognato Paolo. Rossini dedicherà un breve recitativo ritmato per voce di mezzosoprano e pianoforte, tra gli altri anche Puccini e il suo maestro Ponchielli. Mercadante e successivamente Riccardo Zandonai su libretto di Gabriele D’Annunzio dedicheranno un’opera al personaggio di Francesca. Altri personaggi eretti ad eroi e antieroi del melodramma gli infernali Gianni Schicchi, opera del celebre Trittico pucciniano insieme a Il Tabarro e Suor Angelica, e il Conte Ugolino, protagonista di un’opera di Donizetti, il quale dedicherà anche un melodramma al personaggio purgatoriale di Pia De’ Tolomei, la quale sarà protagonista dell’opera rock del 2010 di Gianna Nannini.

Le Laudi alla Vergine sono quattro pezzi sacri a firma di Giuseppe Verdi. In tempi moderni oltre al lavoro della Nannini è d’uopo ricordare La voce dell’Inferno di Salvatore Sciarrino e La Divina Commedia Opera Musical di monsignor Marco Frisina.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.