David Duchovny, la rockstar che (non) ti aspetti

by Claudio Botta

Sarà in concerto con la sua band il prossimo 18 novembre ai Magazzini Generali di Milano, un appuntamento imperdibile per i suoi fans italiani. David Duchovny è solo l’ultima delle star americane a dedicare uno spazio sempre più importante nella sua vita alla musica, sulla scia di Johnny Depp (che negli anni dell’adolescenza fondò una band, The Kids che in Florida arrivò ad aprire i concerti dei Talking Heads, B52 e Iggy Pop, e lui arrivò poi a Los Angeles proprio per coltivare il suo sogno e cercare un contratto discografico, ma non successe nulla di significativo e i primi provini nel cinema fatti su pressione dell’amico Nicholas Cage per mantenersi gli spalancarono un’altra carriera. Dal 2015 lontano dai set si diverte a suonare con Alice Cooper, Joe Perry e Tommy Henriksen, con i quali ha formato gli Hollywood Vampires) e Keanu Revees (che a sua volta nel 1991 ha fondato con il collega Robert Mailhouse una band, i Dogstar, aperto un concerto di David Bowie al Palladium di Hollywood, suonato al festival di Glastonbury e pubblicato due album. E’ un bravo bassista e il suo idolo è Peter Hook dei Joy Division e poi New Order, Love will tear us apart è il suo pezzo preferito), per citare solo altre due celebrities. 

I semplici ruoli da attore, nonostante la popolarità planetaria raggiunta già a 33 anni interpretando l’agente dell’FBI Fox Mulder nella serie X-Files dedicata al paranormale (e relativo Golden Globe per lui), gli sono sempre stati stretti. La laurea in letteratura inglese a Princeton e un master a Yale gli hanno permesso di coltivare in parallelo la passione per la scrittura, firmare numerose sceneggiature e pubblicare sei libri, l’ultimo Kepler lo scorso anno (in Italia è stato tradotto e pubblicato da Bompiani il primo, Porca Vacca, nel 2015, best seller in patria). Perfetta si è rivelata così la scelta da parte dei produttori di Showtime di assegnargli il ruolo di protagonista della serie ideata da Tom Kapinos Californication, sette stagioni – dal 2007 al 20014, in Italia trasmessa in chiaro su Italia 1, oggi è visibile sulla piattaforma Paramount + ed altamente consigliata – in cui la recitazione e la vita vera si sono spesso sfiorate e sovrapposte. E’ stato infatti un idolatrato Hank Moody, scrittore newyorkese trasferitosi a Los Angeles per la trasposizione cinematografica di un suo romanzo di successo e piombato in una crisi creativa amplificata dai suoi comportamenti autodistruttivi, tra depressione e strafottenza, sesso compulsivo e l’attrazione corrisposta per le donne, alcol e il rapporto altalenante con Karen van der Beek (Natasha McElhone), l’amore tormentato della sua vita, e la loro figlia Rebecca (Madeleine Martin). Una rilettura in chiave modernissima e ultrapop di Charles Bukowski, spesso citato apertamente, la Porsche 911 cabriolet con un fanale spaccato da un marito cornificato, l’abbigliamento trasandato e l’animo stropicciato, ingenuità disarmante e gran cuore, pillole di saggezza sparse qua e là e ironia spiazzante, e grande musica come colonna sonora e fonte di ispirazione: i libri scritti da Moody si intitolano come tre album degli Slayers, gruppo metal statunitense (South of Heaven, Seasons in the Abyss God hates us all); nei titoli degli episodi sono ricorrenti i riferimenti alla cultura rock e metal ed a canzoni e album famosi (Wish you where here è solo un esempio); capolavori come RocketMan di Elton John hanno rivissuto – prima dell’uscita del biopic – una nuova stagione anche grazie alle scene madri nelle quali è stato riproposto; uno degli episodi più belli in assoluto si intitola In Utero, come l’ultimo album dei Nirvana, ed è ambientato al periodo in cui la protagonista scopre di essere incinta, negli stessi giorni in cui i fans sono sotto choc per la morte di Kurt Cobain.

Nella vita, David prima di entrare nel personaggio di Hank (altro Golden Globe, meritatissimo) formava con Tea Leoni, sposata nel 1997 dopo sole otto settimane di fidanzamento, una delle coppie più solide e ammirate dello star system hollywoodiano. Nell’agosto 2008 è entrato in un rehab per disintossicarsi dalla sex addiction (dipendenza dal sesso), come da lui stesso ammesso in una lettera alla rivista People, e nel 2014 hanno divorziato, dopo due separazioni – sempre nel 2008 e nel 2011 – e riconciliazioni, l’amore per i figli Madaleine West e Kyd Miller a favorire un finale senza derive penose da rilanciare attraverso stampa e social: le similitudini tra finzione e realtà sono notevoli.

Per quanto riguarda il musicista, invece, ha pubblicato il suo terzo album Gestureland durante la pandemia, con sonorità che spaziano dal pop californiano anni Settanta all’alternative rock, dal folk al country (il rock classico, la british invasion anni Settanta e Ottanta, Bob DylanTom PettyAimee Mann i suoi riferimenti dichiarati, pur nella volontà di “non imitare nessuno”). E’ quello che presenta nel nuovo tour, insieme a brani dei precedenti Every Third Thought del 2017 e Hell or Highwater del 2015, lodati dalla critica. 

Così come hanno avuto un significativo riscontro sia l’ultimo romanzo Truly Like Lightning, che la novella The Reservoir e la graphic novel Kepler, di cui è coautore insieme a Phillip Sevy.

 Mentre a giugno al Tribeca Festival (fondato a New York nel 2002 da Robert De Niro con due soci per rivitalizzare la metropoli, e il quartiere in particolare, dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001) grande successo ha riscosso un suo ulteriore progetto, ancora più ambizioso: l’esordio alla regia per un lungometraggio (ha già diretto alcuni episodi delle serie televisive che ha interpretato negli anni, visibili sul suo sito), con la produzione e l’adattamento del suo secondo romanzo Bucky F*cking Dent, in cui è ovviamente il protagonista in grado di spaziare dalla commedia al dramma, un figlio aspirante scrittore che cerca di ricucire il rapporto con il padre malato terminale, entrambi legati dalla passione per il baseball (l’ambientazione è nel 1978) : un’opera che sarebbe bello poter vedere anche in Italia, su grande schermo o in qualche piattaforma. 

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