Giorgio Moroder, l’83esimo compleanno dell’italiano che ha proiettato la discomusic nel futuro e che ha sdoganato il pop nel cinema

by Claudio Botta

«La disco music suona a 120 battiti al minuto. Un cuore batte circa 60 volte al minuto. 120 è il doppio. Quindi ballare è un po’ come ascoltare il proprio cuore».

Una celebrità all’estero, meno ricordato come meriterebbe in Italia. 83 anni portati benissimo, quelli di Giorgio Moroder (compiuti il 26 aprile), tre Premi Oscar (nel 1979 per la colonna sonora di Fuga di mezzanotte, nel 1984 e nel 1987 per la migliore canzone, rispettivamente What a feeling e Take my breath away), quattro Golden Globe, quattro Grammy Award (e nove nominations), lo status riconosciuto di creatore di un sound inconfondibile che ha plasmato un’epoca, tra la seconda metà degli anni Settanta e l’intero decennio successivo, e ispirato un numero incredibile – e insospettabile – di artisti, dj, produttori, musicisti. «Il suono del futuro» profetizzò Brian Eno negli Hansa Studio di Berlino nel 1977, dove stava registrando con David Bowie il secondo capitolo di una trilogia altrettanto epocale, “Heroes”: «Questo disco cambierà la musica da discoteca per i prossimi 15 anni», le sue parole dopo aver ascoltato e fatto ascoltare al suo illustre partner in crime il martellante giro campionato col Moog Modular (un sintetizzatore all’epoca avveniristico) di I feel love. Un futuro già presente, lo sguardo proiettato sempre in avanti, come mostrato dai due brani (Beautiful lies, Tonight United) di cui è co-autore nell’ultimo lavoro dei Duran Duran, Future Past, uscito nel 2021, e dal precedente omaggio degli ormai sciolti Daft Punk (Giorgio by Moroder), che hanno sovrainciso una splendida traccia sulla sua voce registrata da tre microfoni differenti in uno studio parigino mentre raccontava di sé, della sua vita e del suo sogno di diventare un grande musicista e compositore, presente in Random Access Memories, una delle pietre miliari della musica elettronica contemporanea e Grammy Award 2014 come album dell’anno. Una collaborazione che lo ha prepotentemente riportato sotto i riflettori internazionali, e la Sony lo ha convinto a tornare in studio per realizzare un nuovo album (uscito nel giugno 2015), Déja vu, anticipato da tre singoli con parti vocali affidate e Kylie Minogue e Sia, e contenente una cover di Tom’s diner di Suzanne Vega cantata da Britney Spears.

One of the most influential electronic producers in the world, Giorgio Moroder has been back in the spotlight in 2013.

Sempre pendolare tra la sua Ortisei e Los Angeles, dopo Monaco di Baviera (nei primi anni) il cuore della sua attività e buen retiro privato, continua a girare il mondo con un tour e una band dal vivo (lo show si intitola A celebration of the 80’s: «E’ qualcosa che ho sempre voluto fare, i fans hanno continuato a contattarmi, chiedendo se avrei mai fatto un vero tour. In passato era impensabile che i produttori abbandonassero i loro studi, quel territorio era riservato ai cantanti. Oggi il momento è quello giusto e io non vedo l’ora di farlo», la sua spiegazione) e per trascinanti dj set dove passa e mixa pezzi suoi che tutti conoscono e ballano come Love to love you baby, I feel love e Hot stuff (la voce è quella sensualissima di Donna Summer), Call me (dei Blondie, della colonna sonora di American Gigolo), The never ending story (la voce di Limahl), Cat People (David Bowie, dalla colonna sonora del film Il bacio della pantera e che verrà ripresa anche da Quentin Tarantino per una memorabile scena di Inglorious basterds), oltre alle già citate che gli hanno regalato gli Oscar, dalle colonne sonore di Flashdance e Top Gun, e richieste ovunque e per svariate occasioni. Eventi sportivi planetari compresi, come gli inni per le Olimpiadi di Los Angeles, Seul e Pechino, o le ‘notti magiche’ di Un’estate italiana (pezzo dal testo poi riscritto e cantato da Edoardo Bennato e Gianna Nannini per la versione italiana di To be number one) che ha accompagnato i Mondiali di calcio del ’90 e (ripescaggio vintage graditissimo) gli Europei vinti a sorpresa dalla nazionale italiana a Londra.

E’ nell’Enciclopedia Treccani, assieme a pochissimi altri mostri sacri della musica. E ha ricevuto dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la nomina a commendatore, il 26 maggio 2005, uno dei momenti più belli della sua vita. Per rilanciare, l’emittente radiofonica m2o (gruppo Gedi) nel gennaio dello scorso anno lo ha candidato direttamente alla presidenza della Repubblica, perché “persona buona e generosa, amico di tutti, nemico di nessuno, personaggio amato e rispettato in tutto il mondo” oltre che per i tanti meriti artistici. Non male, per una persona di talento nata in Trentino Alto Adige, musicista in erba affascinato dalla scena elettronica dilagante in Germania, precursore geniale nel realizzare pezzi pop con il solo uso dei synth, e nell’affittare un Moog e un tecnico per usarlo in tutte le sue potenzialità: così con un metronomo su un registratore a 24 piste, un do, un fa e un si bemolle è venuto fuori il giro di basso di I feel love, poi l’aggiunta della batteria e della voce di Donna Summer, ed è cambiata di colpo la disco music. E si sono spalancate le porte del cinema per un musicista pop (eccezione in un panorama di compositori provenienti dalla musica classica o con formazione classica come Ennio Morricone, con relativo ampio uso di archi e fiati) direttamente a Hollywood, perché il pezzo è piaciuto tantissimo al regista Alan Parker, che stava preparando Midnight Express (in italiano ‘Fuga di mezzanotte’), e che dopo aver ascoltato un primo brano gli ha concesso carta bianca per l’intera colonna sonora, poi premiata con l’Oscar. In un’intervista rilasciata a Susan Kitterplan per Airmail in occasione del suo 80esimo compleanno, ha confessato che la versione lunga 13 minuti della sua prima hit mondiale, Love to love you baby è nata su richiesta di Neil Bogart, boss della Casablanca Records, perché l’indimenticabile falsetto di Donna Summer era diventata la colonna sonora di feste ad alto tasso erotico nella sua villa di Beverly Hills, ma i tre minuti e mezzo iniziali costringevano il padrone di casa e gli ospiti ad interrompere conversazioni e prestazioni per rimettere il disco e fare ripartire da capo la canzone, ogni volta. Chissà come sarebbe andata se ci fosse limitati a semplici cene.

Buon compleanno, Moroder.

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