Gli eroi di Pierluigi Battista, la Lithuanian Chamber Orchestra, la viola di Dino De Palma e il violino di Serghey Krylov. Etica, virtuosismo e genio a Musica Civica

by Enrico Ciccarelli

Ancora una proposta non banale, quella del cartellone della XIV Edizione di Musica Civica, giunto alla sua terza tappa. Rispetto al tradizionale protocollo degli eventi della premiata ditta Fratta&De Palma, quello di domenica 15 ottobre ha presentato un’anomalia: un’incombenza sanitaria ha infatti impedito la presenza fisica del relatore della serata, il giornalista Pierluigi Battista, che è dovuto intervenire da Roma in collegamento telematico, introdotto da Francesco Di Lernia. Un inconveniente di cui lo stesso Battista si è scusato, promettendo un ritorno a Foggia e al Teatro «Giodano» a breve scadenza. Lo aspettiamo, perché l’incontro con la vivace intelligenza e l’acume critico di Battista è sempre un motivo di interesse.

Il noto giornalista ha parlato dell’ultimo libro da lui pubblicato per i tipi della Nave di Teseo, «I miei eroi», dedicato a tre figure esemplari dell’indipendenza di pensiero: Hannah Arendt, Albert Camus e George Orwell. Personalità diversissime, quelle della grande filosofa, del narratore e drammaturgo insigne e del formidabile giornalista e romanziere, accomunate non solo dalla capacità di andare controcorrente, ma anche di analizzare e valutare la debolezza e gli errori delle cause per cui convintamente si milita. In tempi di post-verità e di manipolazione faziosa, tre personalità del cui insegnamento fare tesoro.

Così Camus, francese d’Algeria, aderisce convintamente alla causa dell’indipendenza del Paese nordafricano, ma non condona ai guerriglieri irredentisti atrocità e terrore nei confronti della popolazione civile; Hannah Arendt, inviata del New Yorker a Tel Aviv per il processo Heichmann, dipinge il più grande assassino della storia umana (Heichmann è considerato responsabile diretto della morte di un milione e mezzo di Ebrei) per quello che è: un grigio burocrate esecutore di ordini, non importa quanto mostruosi. La distruzione della raffigurazione demoniaca del nazismo serve ad ammonire l’umanità: l’Inferno puà presentarsi senza corna, forconi e fiamme, ma con timbri e circolari. Quanto a George Orwell, in «Omaggio alla Catalogna», non esiterà, da combattente antifranchista, a denunciare la costante persecuzione da parte dei comunisti di osservanza staliniana nei confronti di trotzkisti e anarchici.

Dopo la bella e appassionata comunicazione di Battista, l’ha fatta da padrone la musica, con una delle composizioni più celebri di Wolfgang Amadeus Mozart. Stiamo parlando della Sinfonia Concertante per viola, violino e orchestra in MI bemolle maggiore, K364. Forma ibrida tra sinfonia e concerto, composta dal genio austriaco nel 1779, la Sinfonia Concertante appare alle orecchie incantare degli ascoltatori come una conversazione a tre, volta a volta elegiaca, epica o appassionata. Il violino e la viola interloquiscono fra loro in condizioni di parità, e l’orchestra non si limita certo a mere funzioni di accompagnamento. È musica di fine Settecento, nella quale la Storia e i suoi drammi sono ancora sotto traccia: l’eleganza dei Lumi e il sapere ecumenico dell’Encyclopedie non sono ancora incalzati dall’«impeto e assalto» del secolo successivo; tuttavia Mozart sembra in qualche modo antivedere e anticipare i tempi nuovi.

Da sempre la Sinfonia Concertante è luogo d’eccellenza dei virtuosi; e lo è stata anche al «Giordano». Merito della Lithuanian Chamber Orchestra, del piccolo Paese baltico che ha un rapporto antico e peculiare con la bellezza, e dei due solisti: alla viola Dino De Palma, che padroneggia lo strumento come pochi; e al violino Serghej Krylov, russo da tempo stabilitosi in Italia, per il quale l’aggettivo «prodigioso» non sembra eccessivo. Due bravissimi strumentisti che hanno reso onore al genio mozartiano con la giusta diligenza, ma con assoluto estro interpretativo.

Nei bis concessi dal gentilissimo talento moscovita, sulle pagine del collega in virtuosismo Pablo De Sarasate, gli spettatori hanno avuto modo di letteralmente sbalordirsi. «Quando lo vedi suonare così non puoi non pensare al tunnel carpale e alla cervicale» ha scherzato una simpatica vicina di palco; e in effetti, specie nell’esecuzione della Zingaresca, Krylov sembra davvero di un altro pianeta. Peccato per chi non c’era. Una frase che viene in mente spesso inoccasione degli appuntamenti di Musica Civica. E domenica 22 c’è il grandissimo Josè Cura.

Nel video l’intervista a Serghej Krylov

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