Il fascino di Mario Biondi tra sonorità jazz e canti natalizi

by Fabrizio Simone

Domenica 22 dicembre Mario Biondi ha tenuto il suo primo concerto al Teatro Giordano di Foggia, affollatissimo per l’occasione (pubblico selezionatissimo e costantemente soggiogato dalle attrattive non solo sonore ma anche ludiche offerte dal cantante siciliano). Il primo intervento di Biondi sul palco del Giordano non è stato quello di avvicinarsi al microfono per dare il là al concerto: il crooner di Catania, infatti, ha dato vita ad  uno scambio di battute con la sua band – tastiera, percussioni, tromba, sax, basso e perfino flauto traverso – a proposito del dialetto foggiano (al “Fac cavd” di Biondi il pubblico non ha saputo resistere).

Ma Biondi conosce piuttosto bene la Capitanata soprattutto perché tra i suoi collaboratori si nascondono foggiani doc o musicisti d’origine foggiana (il suo manager, invece, è barese): il trombettista Fabio Buonarota è nato ed è cresciuto a Milano ma i suoi genitori sono entrambi di Foggia e la prima canzone interpretata da Biondi, con il suo inconfondibile stile swing, è stata scritta proprio da un foggiano, il pianista trentaduenne Mario Fanizzi, il quale vanta collaborazioni con Katy Perry, Tom Jones e Carlos Santana. Del resto la Capitanata sforna spesso talenti che sanno renderci fortemente orgogliosi.

In un continuo dialogo tra sax e tromba (eccezionali il suddetto Buonarota e  Marco Scipione), c’è stato anche spazio per le vorticose improvvisazioni alla tastiera di Massimo Greco, impegnato in una frenetica escalation di autentiche emozioni, e per i classici riff che hanno accompagnato Mario Biondi in un percorso dalle eleganti sonorità jazz, tanto amate dal variegato e colto pubblico foggiano, che non ha saputo resistere di fronte al piccolo medley natalizio offerto da Biondi. Let it snow, White Christmas e Silent night sono solo tre dei classici del Natale che Biondi ha voluto interpretare nonostante lui non ami gli album natalizi (“Ho inciso un solo disco contenente canzoni di Natale e non ne inciderò più”, ha dichiarato al termine della breve ma intensa carrellata cantata a modo suo).

E tra una parodia di Biondi delle hit italiane interpretate dal Volo a Londra – da Torna a Surriento a ‘O Sole mio fino a Volare  – non è mancato uno splendido omaggio a Lucio Battisti, che Biondi considera uno dei nostri veri simboli musicali. Sulle note di Prendila così, eseguita in un magnifico arrangiamento, si è scatenato un autentico delirio: alla voce di Biondi si è unita quella dell’intero pubblico, impegnato in un canto corale che fa bene anche al cuore. E quando Biondi decide di prendere una piccola pausa, nessuno teme per l’esibizione: sul palco resta il bassista Federico Malaman, che sa il fatto suo e conosce ogni trucco per accattivarsi l’intero uditorio come un Paganini del basso. Malaman trascina tutti in una ridda euforica, per alcuni minuti, ingolosendo il pubblico, incuriosito di fronte ad una pietanza così succulenta e di cui non sospettava minimamente l’esistenza. 

Peccato soltanto che Biondi non abbia concesso nessun bis. Neppure di fronte alle richieste insistenti di una buona fetta di spettatori, affamati come non mai. Ma resta sicuramente il ricordo di un concerto di per sé memorabile, affrontato nel modo giusto e con lo spirito giusto (i frequenti balletti scanzonati di Biondi sono un’ottima prova). Però c’è da star tranquilli: Biondi ha già annunciato il suo ritorno. Non ci vorrà molto. D’altronde chi sa aspettare, prima o poi, ottiene tutto. Ma si sa: l’attesa aumenta il desiderio. E quello chi sa controllarlo…

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