Intervista alla Direttrice d’orchestra Gianna Fratta: “Ho un legame speciale con la mia terra”

by Germana Zappatore

Correre per non cadere. Perché tenere l’equilibrio da fermi è davvero difficile. Lo ha scritto nel suo ultimo post Gianna Fratta. La direttrice d’orchestra e pianista foggiana (comasca di nascita) lo sa bene: i rischi vanno “corsi” nel senso letterale, ossia assunti di corsa.

Ne ha corsi tanti, e al traguardo è arrivata sempre in piedi. In una manciata di anni, infatti, ha vinto concorsi nazionali e internazionali e ritirato premi, è stata insignita di titoli prestigiosi (uno su tutti, quello di Cavaliere della Repubblica italiana) e ha portato a casa primati importanti: è stata la prima donna italiana a dirigere l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, la prima donna a dirigere al Teatro Petruzzelli di Bari e alla Sinfonica di Macao (Cina), la prima donna alla guida della storica orchestra dei Berliner Symphoniker, la prima donna a dirigere una produzione del Festival della Valle d’Itria.

Oggi, oltre a dirigere Orchestre di tutto il mondo (a fine febbraio sarà a Beirut per il Concerto di inaugurazione dell’Albustan Festival) e insegnare, è anche Direttrice artistica dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.

Però il suo cuore resta a Foggia.

Maestra, Foggia è una città musicalmente molto attiva (è sede di un Conservatorio, da poco ha un’Orchestra stabile, ci sono tante associazioni), ma da un po’ di anni non riesce ad avere una stagione concertistica. Perché?

C’è stato un impoverimento culturale dovuto al fatto che in questo momento la città è commissariata ed è senza un Assessorato di riferimento. Purtroppo al momento le priorità dei Commissari sono altre. Tuttavia ci sono tanti miei colleghi e molte associazioni che stanno mettendo in piedi delle piccole rassegne, tra l’altro molto apprezzate. In realtà a Foggia la vera assente è la lirica. In passato avevamo iniziato un ciclo di appuntamenti con le opere di Umberto Giordano, ma poi è stato interrotto. Ed è un peccato. Spero che la prossima amministrazione sia illuminata a riguardo.

L’amore l’ha portata a Firenze, il lavoro le fa girare l’Italia intera e non solo. Torna qualche volta a Foggia?

Io sono legatissima alla mia città, per lavoro e per amore. Ci torno ogni mese perché insegno in Conservatorio, ma anche perché lì c’è la mia famiglia, ci sono i miei nipoti, c’è casa mia, quella che ho comprato da giovanissima con i miei soldi. E poi ci sono tanti amici e colleghi con cui lavoro a numerosi progetti.

E un salto sui Monti Dauni?

Con Casalvecchio ho un legame speciale (è la terra di origine dei genitori, ndr). Ci torno d’estate con i miei genitori e mia nonna. E poi con il sindaco, che è un mio amico di infanzia, c’è una sorta di tacito patto: non posso andar via se non faccio un concerto. E’ un qualcosa di viscerale, una di quelle cose che non ti staccherai mai di dosso.

Quanto c’è della sua terra nei progetti che realizza al Politeama Garibaldi di Palermo?

Devo dire che c’è tanto di Foggia in quello che sto facendo. Per esempio, “Un teatro di classe” (il progetto per studenti, giovani e famiglie che vedrà impegnata l’Orchestra Sinfonica Siciliana, ndr) ricalca quello che era “Il Teatro Ha Classe”, un progetto di alcuni anni fa con cui a Foggia abbiamo portato a teatro tantissimi bambini. Ho copiato il fortunatissimo format “Musica Civica” del mio caro amico Dino De Palma che è diventato “Domeniche Civiche”. Del resto noi musicisti, dovunque andiamo portiamo le nostre esperienze, il nostro background.

Come è nata la sua passione per la musica?

Da piccola ero molto attiva e vivace e i miei insegnanti suggerirono ai miei genitori di farmi fare altre attività. Così, tra le varie cose, iniziai a studiare musica. Anche la decisione di diventare una direttrice d’orchestra è arrivata molto presto. Avevo 8 o 9 anni e andai per la prima volta ad ascoltare un’orchestra. I miei genitori mi raccontano che alla fine del concerto dissi loro “io voglio fare il direttore d’orchestra, voglio stare in mezzo alla musica”.

Parliamo di social. Lei non si definisce una persona social, eppure è seguitissima e i suoi post fanno incetta di like e commenti…

Non sono social perché non mi piace scrivere “Buongiorno, stamattina ho fatto colazione con cappuccino e cornetto”. Non le reputo cose interessanti. Preferisco usare i social per riflessioni e per lanciare spunti. Penso che il nostro scopo nella vita sia fare del nostro meglio per il mondo. Ecco perché preferisco facebook: mi dà la possibilità di scrivere quanto voglio. Credo che se non fossi diventata una musicista avrei fatto la scrittrice.

Una delle “riflessioni” che ha avuto più successo (è stata anche ripresa da diverse testate giornalistiche) è stata quella in cui ha difeso i Maneskin dalle critiche del Maestro Uto Ughi.

Partiamo dal fatto che stimo tantissimo Uto Ughi e siamo anche amici. Detto ciò, io penso che si debba parlare di musiche, in quanto espressioni di un pensiero attraverso un determinato linguaggio. Quindi non giudico negativamente una musica diversa dalla mia, soprattutto se raggiunge tante persone che in essa si identificano, che con essa si sentono bene. Per me quella è arte. E a chi parla della musica come organizzazione di suoni secondo regole, beh io rispondo che le regole sono limiti, barriere. Io amo le eccezioni.

Guarderà Sanremo?

Ci andrò. Mio marito (Piero Pelù, ndr) canta la prima sera.

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