“Isola di Fuoco”, lo straordinario viaggio di musica e visioni firmato da Colapesce

by Giuseppe Procino

Colapesce con il suo “Isola di Fuoco” approda al bellissimo e raccolto Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari, Sabato 1 giugno per il Mundi Festival, un evento di Musica, Arte, Innovazione e Intercultura che si svolgerà dal 31 maggio al 2  giugno.

Un concerto per visioni o meglio un viaggio nel tempo tra suoni, immagini, parole.

Il progetto “Isola di fuoco” non è un semplice concerto e non è neanche una semplice sonorizzazione ma è un’esperienza emotiva fortissima, suggestiva, una maniera efficace per raccontare una civiltà ormai lontana, quella evocata da Vittorio De Seta con i suoi meravigliosi lavori. Non è un caso che Colapesce e Mario Conte portino questo concept solo in posti e occasioni privilegiate, perché, questo spettacolo ha il coraggio di proporre uno sguardo sentito, una percezione personale del mondo.

“Isola di fuoco” accade e accade all’improvviso, fuori dai tour ufficiali dell’artista, fuori dalle pagine social, fuori dal senso comune di fruizione della musica dal vivo.  Per questo quello che Conte e Urciullo portano in scena è un regalo, una magia che può accadere ogni tanto: il dialogo del passato con il presente attraverso l’arte della musica e del cinema. Capita pochissime volte e sempre in modo diverso: lo abbiamo visto al Romaeuropa Festival nel 2016, poi all’ Auditorium M9 di Venezia, passando per il Museo del Cinema di Torino e infine nello splendido Teatro Rossini di Gioia del Colle per la rassegna Indiesposizioni. Le immagini accompagnano i suoni, la musica di Lorenzo Urciullo e del Maestro Conte sembra essere stata scritta apposta per i documentari, sembra la colonna sonora ideale per le immagini poetiche, leggere a volte violente, della vita di un’Isola che regge tutto il proprio sistema sulla pratica della pesca.

Quello a cui i due musicisti danno vita è uno spettacolo sulla bellezza, un risultato quanto mai stupefacente e inaspettato: si realizza il sogno, la bellezza della vita che scorre come il più grande miracolo voluto dal caso, la ritmica poetica dell’esistenza. Ecco perché non potete perderlo, sia anche solo per ascoltare qualche canzone di Colapesce arrangiata in maniera esclusiva, oppure per scoprire o riscoprire un autore fondamentale come Vittorio De Seta. Dovete trovare una motivazione, anche insignificante, per esserci. Ogni volta qualcuno piange senza motivo, qualcun altro si ricrede su Urciullo, qualcun’alto ancora stenta a tornare dal meraviglioso viaggio nello spazio e nel tempo. Non è una trovata improvvisata ma un’operazione che vi devasta i sensi, un elogio della bellezza che salverà il mondo, un omaggio in cui Colapesce mette a nudo il suo senso di umanità e di appartenenza al mondo. Il tributo ad un maestro riconosciuto e spesso “nemo profeta” da parte di due anime profondamente legate al sud del nostro paese e alle sue ricchezze naturali e umane. Lo adorerete se siete già estimatori della discografia dell’artista, vi innamorerete se non lo avete mai sentito nominare, vi ricrederete se non potete soffrirlo.

Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, è il cantautore più coraggioso e geniale della sua generazione. Tre dischi in cui si fondono influenze che vanno dalla new wave al cantautorato vecchia scuola, sperimentazioni e tanta, tantissima musica ascoltata. In lui c’è la passione smisurata per la sua terra, la Sicilia, da cui prende spunto per il suo avatar artistico, quel bambino, Nicola, figlio di un pescatore e abile nel muoversi nel mare che venne sfidato da Federico II (proprio quello del castello di Sannicandro) e che rimase sotto l’acqua per impedire alla Sicilia di affondare, un musicista raffinatissimo e un paroliere elegantissimo. Il suo ultimo lavoro, Infedele, dalle sperimentazioni più pop e sintetiche ha raccolto i consensi di critica e pubblico. Non ha sbagliato mai un colpo ha un gusto eccelso per le parole e per gli arrangiamenti.  Mario Conte, l’uomo dietro importanti produzioni della scena musicale italiana, è ormai il suo collaboratore inseparabile. È un polistrumentista d’avanguardia, votato alla sperimentazione elettronica e coautore del progetto.

Vittorio De Seta è stato un regista seminale per il cinema italiano, il suo lavoro ha intrecciato l’indagine sociale e il neorealismo. L’opera documentaria è considerata da tutti, soprattutto all’estero, fondamentale per lo sviluppo del documentario etnografico. I suoi lavori sul cinema del reale ambientati prevalentemente in Sicilia e Sardegna, raccontano con forza dirompente la civiltà proletaria del passato.  Gli ultimi. Per girare Isola di fuoco, rischiò di perdere la vita annegando, tutto nel nome dell’arte. Caricò una cinepresa pesantissima su una barca di legno, gli andò bene e nel 1955 vinse la palma d’oro a Cannes proprio con il corto documentario “Isole di Fuoco”, il racconto della vita dei pescatori di Stromboli. Il suo sceneggiato Diario di Un Maestro, resta un lavoro di culto assoluto per chiunque si sia affacciato al lavoro dell’insegnamento per vocazione.

Non prendete impegni per Sabato sera. Tutto il ricavato verrà devoluto alla costruzione di un centro Dialisi in Ruanda.

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