La Cavalleria della Cav. Quattro magnifiche voci e un pianoforte accompagnano Gianna Fratta n racconto di Mascagni per Musica Felix

by Enrico Ciccarelli

Il terzo appuntamenro del cartellone di «Musica Felix» ha proposto una serata di grande arricchimento culturale, oltre che di intrattenimento di qualità. «Cavalleria rusticana» il capolavoro di Pietro Mascagni, scritto circa 135 anni fa da queste parti (il compositore livornese dirigeva all’epoca la Banda Comunale di Cerignola) è stato raccontato magnificamente da Gianna Fratta, musicista di gran tempra e divulgatrice appassionata, nonché Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Con lei le splendide voci dei mezzosoprano Giuseppina Piunti (nel ruolo di Santuzza) e Anna Bonfitto (Lola e Mamma Lucia) del baritono Elia Fabbian (Compare Alfio) e del tenore Walter Fraccaro, tutti accompagnati da un pianista di vaglia come Donato Della Vista.

Il titolo marquesiano recitava «Storia di un tradimento annunciato». Fratta ha scelto una chiave femminile e femminista dell’opera capostipite del verismo musicale, che trasponeva nel melodramma una novella di Giovanni Verga inserita nel libro «Vita dei campi» già oggetto di una pièce teatrale di enorme successo, nella quale il ruolo di Santuzza veniva interpretato nientepopodimeno che da Eleonora Duse.

In elegante abito di velluto nero con lustrini, Fratta, ha prestato fascino e grinta e un inesausto gesticolare da direttrice d’orchestra (al punto che a volte si è avuta l’impressione che stesse dirigendo la platea) a un racconto policromo ed eclettico, che ha spaziato dalle ragioni culturali del verismo agli aneddoti poco conosciuti (sapevate, ad esempio, che quella di Mascagni è solo una delle quattro opere ricavate dalla stessa novella? Che la casa editrice Sonzogno venne convenuta in giudizio dallo stesso Verga, che ne ottenne un risarcimento cospicuo?), dalle unità aristoteliche di tempo e di luogo (tutta l’azione si svolge in una sola mattina nella piazza centrale del borgo di Vizzini) alle linee armoniche che accomunano le arie degli infedeli Turiddu e Lola e quelle dei traditi Santuzza e Alfio.

Non solo dottrina, quella di Fratta, ma passione. Capacità di condividere la bellezza e di porgerla in modo persuasivo e stimolante, come quando ricorda l’abilità drammaturgica di Mascagni, che sembra giocare con gli stati d’animo del pubblico divagando nei momenti di maggior tensione e rallentando inaspettatamente lo scioglimento. È il caso del meraviglioso Intermezzo, un brano di estrema delicatezza e dolcezza che si interpone fra la rivelazione che Santuzza fa ad Alfio dell’infedeltà di Lola e la sfida per il duello che porterà alla morte Turiddu.

Un contrasto, un ossimoro –come lo chiama Fratta- che fa di Mascagni l’antesignano di alcuni celebri registi, da Francis Ford Coppola, che sceglie proprio l’intermezzo di Cavalleria per una delle scene più sanguinose del terzo episodio della saga del «Padrino», a Sergio Leone, che correda le sparatorie più cruente con le dolcissime melodie di Ennio Morricone.

Santuzza, spesso maltrattata come donna rancorosa e incosciente che provoca la morte del suo amato, è più correttamente raccontata come innamorata che vorrebbe perdonare, ma ne viene impedita dalla tracotanza arrogante del suo uomo, che ostinatamente e insensatamente si rifiuta di ammettere il suo torto. La «mala Pasqua» che Santuzza augura all’infedele è l’atto di difesa di una donna violata e calpestata, non di una «cagnetta a cui è stato sottratto l’osso» (cit.).

La splendida narrazione non sarebbe stata così coinvolgente e affascinante se non fosse stata punteggiata dalla fresca forza del genio mascagniano, animato da una irripetibile e mai più ripetuta inventiva (solo qualche pagina dell’Amico Fritz e di Iris si avvicinano alla meraviglia di Cavalleria) da esecuzioni impeccabili, con le potenti voci veriste degli interpreti rese ancora più dominanti dall’assenza dell’orchestra. Impeccabili i fuori scena di Bonfitto e Fraccaro, brillante Fabbian nell’aria del carrettiere, semplicemente perfetta, sia nelle arie che nei duetti, Piunti.

La Cavalleria della cav. Fratta, ad onta del titolo, è stata, più che rusticana, raffinatissima. Ad maiora.

Nel video l’intervista a Gianna Fratta

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