La dolcezza del Re Sole. Diana Manea, Giorgio Matteoli e l’ensemble Dolci Accenti portano a Musica Felix la musica di Molière

by Enrico Ciccarelli

Uno dei maggiori pregi delle rassegne musicali proposte da Dino De Palma e Gianna Fratta è l’abitudine a seguire le vie meno battute, il coraggio di osare contaminazioni e intraprendere percorsi inusuali.

Se ne è avuto l’esempio, sabato 11 febbraio all’Auditorium del Conservatorio «Giordano» di Foggia, con il secondo appuntamento del cartellone di «Musica Felix».

Di scena lo spettacolo «Poesia e musica al tempo di Molière», che ha avuto come protagonisti l’attrice Diana Manea, in qualità di voce narrante, e l’ensemble «Dolci accenti» (con Attilio Motzo al violino, Calogero Sportato all’arciliuto e chitarra barocca, Daniele Cernuto alla viola da gamba) arricchito dal flautista Giorgio Matteoli.

È uno spettacolo di intreccio, che oggi definiremmo crossmediale. Non solo un reading-concerto, nel quale linguaggi verbali e musicali si giustappongono, ma una vera e propria ricostruzione di quanto avveniva, intorno alla metà del XVII secolo alla Corte di Luigi XIV, le Roi Soleil.

Nella vita di Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, il rapporto con la Corona di Francia fu sempre centrale: figlio del tappezziere del Re, avrebbe dovuto succedergli, se la brama del teatro non lo avesse indotto a rinunciare non solo all’incarico, ma a tutte le altre opportunità che gli avrebbero fornito i suoi studi presso i Gesuiti del parigino College de Clermont.

Da erudito qual era, cercò la fama nella tragedia; e come spesso avviene, la trovò invece nella commedia e nella satira. E fu proprio Re Luigi ad apprezzarne l’estro e a chiamarlo a recitare al Palais-Royal in sostituzione della Compagnia degli Italiani, a quel tempo –grazie alla Commedia dell’Arte– signori e padroni del teatro a ogni latitudine (d’altronde lo stesso Moiière ebbe fra i suoi idoli il celeberrimo Scaramouche, Tiberio Fiorilli).

Oltre che amante e mecenate del teatro, Luigi, quattordicesimo del suo nome, era un intenditore di musica, e amava la coreutica. Fra il primo e il secondo atto delle rappresentazioni si svolgeva quasi sempre un intermezzo di musica e danza, assai più prossime di quanto accada oggi. Non per caso il musicista più famoso del tempo, Giovan Battista Lulli (poi francesizzatosi in Lully) fu innanzitutto un ballerino.

Musiche che erano naturalmente quelle tenui e delicate o più raramente magniloquenti dell’Età del Barocco. I cinque musicisti in scena hanno eseguito brani di compositori che è difficile rammemorare, da Jean-Marie Leclair a Jean-Fery Rebel a Jacques Martin Hotteterre. Brani godibili e intrattenitivi intervallate dalla perizia attoriale di Manea, che ha proposto frammenti dal «Don Giovanni» al «Misantropo» al «Malato immaginario».

Tutto molto persuasivo, per una serata di intrattenimento culturale di alto livello che il folto pubblico ha mostrato di apprezzare.

Nel video l’intervista a Diana Manea e Giorgio Matteoli.

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