Le tre cantanti del Trio Lescano, «il mistero della trinità celeste», regine dello swing e del buon umore negli anni cupi del Ventennio

by Michela Conoscitore

Le tre giovani donne erano appena salite sul palco, una serata organizzata a Genova nell’avveniristica Torre Piacentini, allora il grattacielo più alto d’Europa e d’Italia. Le note di Tuli – Tuli- Pan e le loro voci avevano appena iniziato a riempire la sala da concerto quando la Gestapo fece irruzione e interruppe l’esibizione. Alexandra, Judith e Catharina furono arrestate, la loro colpa era essere ebree. Nemmeno il successo come Trio Lescano riuscì a metterle in salvo dalla follia nazista. Eppure le tre grazie del microfono, come vennero soprannominate, sfuggirono alla deportazione nei campi di sterminio e scomparirono nel nulla.

Le sorelle Leschan, furono la colonna sonora del Ventennio fascista in Italia, e lo stesso Mussolini fu un loro fan sfegatato. Fresche, innovative, affascinanti, grazie alla loro madre, Eva De Leeuwe chiamata l’eterno carabiniere, si affermarono da donne sole, e per giunta ebree, in un periodo storico abbastanza complicato, arrivate dall’Olanda senza ‘protettori’ o un successo internazionale che facilitò il loro arrivo in Italia.

Le cantanti erano figlie d’arte, il padre Alexander, ungherese, era un celebre contorsionista che si trasferì in Olanda. Qui conobbe la seconda moglie, Eva, cantante d’operetta ebrea proveniente da una famiglia di musicisti. La famiglia Leschan visse così, tra arte circense e musica, fino alla morte dell’unico figlio maschio della coppia che accentuò irrimediabilmente la lontananza già esistente tra i due coniugi. Alexander, nel frattempo diventato invalido a causa di un incidente occorsogli durante un’esibizione, decise di tornare in Ungheria e lasciare la famiglia. Eva rimase sola con le sue ragazze, senza mezzi per mantenerle. Si inventò il gruppo di ballo acrobatico delle Sunday Girls, sette ragazze in cui brillavano le sue figlie, Alexandra e Judith. Nel 1929, durante una tournée in America del Sud, Eva e le figlie conobbero l’uomo che avrebbe cambiato la loro vita: l’impresario italiano Enrico Portino. Grazie a lui, le Sunday Girls riuscirono ad aumentare le proprie esibizioni, arrivando fino in Medio Oriente. Però, quando Portino iniziò a star male, convinse le donne, Eva nel frattempo era diventata la sua compagna, a trasferirsi in Italia, a Torino.

Nel 1936, Portino venne a mancare improvvisamente a Roma, e il futuro Trio Lescano stava per nascere: infatti, dietro suggerimento dell’impresario, Eva chiese a Catharina, ancora a L’Aja, di raggiungere lei e le sorelle in Italia. Dopo la morte di Portino, fu il maestro Carlo Prato a indirizzarle al successo. Eva era diventata la loro agente, prendendo il posto di Portino:

A Torino incontrammo, quasi per caso, il Maestro Carlo Prato, che ci sentì cantare ed ebbe l’idea di formare un complesso vocale. Quando facemmo l’audizione all’EIAR, venimmo scartate perché la nostra dizione non era piaciuta ai dirigenti e ci invitarono a riprendere il nostro mestiere di ballerine. Ma poco tempo dopo fummo invitate dalla Cetra per incidere il nostro primo disco. L’EIAR ci richiamò. La nostra prima trasmissione venne fatta sotto la direzione del Maestro Petralia.

  • Alexandra Leschan

L’idea era geniale, anche se le ragazze non avevano mai cantato, non ne possedevano nemmeno i rudimenti più elementari, così lavorarono sulle loro voci per oltre un anno a ritmi estenuanti, con il supporto del vocal coach Edmondo Romano. La novità era il canto corale, nel quale le sorelle Lescano riuscivano ad armonizzarsi incredibilmente e con naturalezza su tre tonalità vocali differenti. Il futurista Filippo Tommaso Marinetti le definì “il mistero della trinità celeste”, e quando iniziarono a collaborare con l’Eiar e l’orchestra Cetra diretta dal grande maestro Pippo Barzizza, il successo delle tre sorelle fu inarrestabile: Non dimenticar le mie parole, Maramao, Ma le gambe, Il piccolo naviglio, Pippo non lo sa, Il pinguino innamorato sono solo alcuni dei grandissimi successi che gli italiani, a quell’epoca, cantarono con il Trio Lescano. Tutta la nazione le amava, e loro al ritmo del loro swing dimenticarono le difficoltà e le ristrettezze degli inizi, sfrecciando su una fulgente Balilla e apprezzando la serenità del successo.

Tuttavia, la parabola del fenomeno Lescano divenne presto discendente. Ci si stava avviando a grandi passi verso il secondo conflitto mondiale, per quanto avessero ottenuto la cittadinanza italiana e fossero iscritte al Partito Fascista, molti non avevano dimenticato la loro ‘razza’, termine ostracizzante che segnò la vita di milioni di persone in quel periodo. La prima ad essere in pericolo fu la madre Eva che appena riuscì, si rifugiò a Saint Vincent, in Valle D’Aosta. Dopo l’arresto a Genova, per intercessione di Umberto II le sorelle vennero rilasciate, e nel 1943 raggiunsero la madre facendo perdere le loro tracce.

Ricomparirono nel 1946, Catharina decise di sposarsi e lasciare il gruppo, rimanendo a vivere in Italia. Alexandra e Judith con la madre decisero di sostituire la sorella con un’altra cantante, Maria Bria che divenne Maria Lescano, e organizzarono una tournée in Venezuela. Non ebbero fortuna, truffate anche dal compagno di Alexandra, Vincenzo Gallizio, diventato loro impresario che si approfittò della buona fede della famiglia Lescano, rubando loro parte dei limitati guadagni. Per quanto cercarono di sopravvivere, reinventandosi in vari lavori, sempre più in ristrettezze economiche, compresero che la loro buona stella le aveva abbandonate. Dopo aver vissuto relazioni amorose deludenti e sfiancanti, le sorelle Lescano caddero sempre più nel buio dell’anonimato. Alexandra e l’anziana Eva tornarono in Italia, si trasferirono a Salsomaggiore, dove entrambe tuttora sono sepolte. Judith morì in un incidente in mare nel 1975 in Venezuela, mentre Catharina, dopo un ultimo tentativo di riprendere la carriera artistica a Roma, decise di raggiungere le sorelle a Caracas, dove morì.

Le regine dello swing, che avevano diffuso il buon umore cantando “Prendi il mondo allegramente sempre sorridente e felice sarai tu”, conclusero così la loro favola, ‘stonando’ a causa dei rovesci della fortuna, sempre sfuggente e passeggera.

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