Musica Civica omaggia Max Bruch nel centenario della morte

by Fabrizio Simone

A Max Bruch (1838-1920) bastò comporre un concerto per violino e orchestra all’età di 28 anni per poter essere annoverato tra i grandi compositori di sempre.

Eppure continuò a scrivere altri due concerti per questo strumento, poco apprezzati allora come oggi per via di un’ampollosità che soffoca quanto di buono e di genuino c’è nella sua scrittura assai conservatrice; tre sinfonie estremamente impopolari nonostante alcuni lampi d’evidente originalità e ispirazione (l’Allegro maestoso della Prima sinfonia non sfigura accanto ai movimenti sinfonici di Mendelssohn o di Schumann); tanta musica corale sacra e profana di cui noi italiani ignoriamo in toto l’esistenza; molta musica da camera come l’interessante Ottetto postumo in si bemolle maggiore per archi in cui aleggia ancora una volta il fantasma dell’amato Mendelssohn; una manciata di composizioni pianistiche e organistiche; molti lieder.

Ma questo didatta zelante – sotto la sua cura il nostro Respighi affinò l’arte della composizione – ci ha lasciato anche la caratteristica Fantasia scozzese per violinisti provettie lo spiritualissimo adagio su melodie ebraiche per violoncello e orchestra noto come Kol Nidrei, che hanno resistito all’inesorabile e ostinato scorrere del tempo, senza intaccare minimamente la popolarità estremamente meritevole del Concerto per violino n.1 per violino in sol minore op.26.

In occasione del centenario della morte, Musica Civica, rassegna musicale foggiana organizzata dall’omonima associazione con la direzione artistica del M° Gianna Fratta, ha voluto omaggiarlo con un concerto, andato in scena l’1 marzo al Teatro Giordano di Foggia, preceduto da una conversazione dello scienziato foggiano Giuseppe Querques avente per tema la maculopatia. Sul palco del Giordano si è esibita l’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento (OLES), grande protagonista dell’evento, diretta dal M° Filippo Arlia. La serata s’è aperta con una delle più belle composizioni di Felix Mendelssohn, l’ouverture da concerto Le Ebridi. Arlia ha saputo rendere in modo straordinario la magia che permea la partitura del genio d’Amburgo, costruita di fatto su un materiale estremamente povero (poche ed elementari cellule melodico-ritmiche) ma utilissimo in quanto indispensabile per la resa evocativa dell’isola scozzese visitata dall’autore nel 1829 ed elaborato più volte nel corso della composizione.

Giuseppe Querques

Terminata l’ouverture di Mendelssohn, la violinista di origine russa Ksenia Milas ha affrontato il popolare Concerto per violino n.1 per violino in sol minore op.26 evidenziando la matrice melodica dell’intera composizione, che non intende offrire un modello di virtuosismo disperato (si vedano i concerti di Paganini o di Lipinski, ma anche quelli di Wieniawski o di Vieuxtemps) ma perseguire una costante cantabilità entrando in combutta, quindi, con i modelli dell’epoca, poco inclini all’egemonia della sfera nostalgica e sentimentale su quella virtuosistica. Milas, poi, ha eseguito brillantemente, insieme al violinista Oleksandr Semchuk, la Navarra di Pablo De Sarasate –dedicatario e primo interprete del secondo concerto per violino di Bruch – per due violini e orchestra, scintillante pagina che mescola virtuosismo ed eleganza a più riprese, senza mai scadere in funambolismi fini a se stessi.

Nel finale il pubblico foggiano ha potuto ascoltare il complesso Doppio concerto per violino, viola e orchestra in mi minore, op.88 di Bruch, con Semchuk al violino e Dino De Palma alla viola. Il concerto, originariamente composto per viola e clarinetto, è pervaso da un’atmosfera sognante che risulta spesso farraginosa per il suo godimento complessivo, pur risultando segnato da interventi solistici degni di nota, i quali hanno permesso ai due artisti di ottenere una grandiosa approvazione da parte dell’intero pubblico, che ha accolto con autentico fervore ogni brano in programma senza ottenere nessun bis al termine della serata.

(foto di Iolanda Albrizio)

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