Musica e follia. Schumann, Fosca, Santuzza e tutte le eroine “pazze per amore o per sete di vendetta”

by Alessio Walter De Palma

“Senza la musica la vita sarebbe un errore”, parafrasando la celebre frase del filologo classico tedesco nonché filosofo Friedrich Nietzsche. È risaputo che gli artisti, i musicisti sono personaggi eccentrici, geniali, da qui la frase che forse meglio li caratterizza di “genio e sregolatezza”. Il genio è colui che rompe con le regole prestabilite, andando in maniera sregolata appunto contro la massa, imponendo così la propria individualità e personalità affascinante ed eccentrica.

L’artista deve essere extraumano, disumano, freddo, gelido e distaccato dal suo pubblico eliminando ogni forma di empatia, ricordando le parole del premio Nobel per la letteratura del secolo scorso, il primo grande scrittore tedesco del Novecento Thomas Mann. Questa agghiacciante distanza tra l’artista e il suo pubblico spesso è accentuata dall’elemento della follia, di esempi ce ne possono essere tanti: Tasso che viene ricoverato in una clinica psichiatrica, Lenz che è affetto da allucinazioni psicotiche provocandosi dolore da solo per sentirsi vivo e parlando con fantasmi, Schiller ha l’ispirazione poetica solamente con le mele marce in putrefazione sul tavolo, risaputo l’essere schivo di Beethoven, i paradisi artificiali utilizzati come alibi per l’ispirazione poetica dai “Poeti Maledetti”, le insonnie e il sentirsi “incapace di vivere” di Kafka, il celebre taglio dell’orecchio sinistro di Van Gogh immortalato in un suo dipinto, tutto questo può rappresentare la follia che l’essere artista provoca negli uomini.

Nell’arte musicale questa follia non è espressa solamente a parole ma anche a fatti appunto. Molti compositori morirono “pazzi”, è il caso di Donizetti ad esempio, che per un decennio circa è stato ricoverato a Parigi in una clinica per “malati mentali”, molte delle sue eroine melodrammatiche – è da ricordare che Donizetti è l’autore più prolifico della storia del melodramma, ne ha composti 74, Verdi 29 e Puccini 12 per fare dei paragoni – sono folli, emblematica la scena della follia di Lucia nella Lucia di Lammermoor. Nell’opera lirica oltre a Lucia molte eroine sono “pazze”, “pazze per amore o per sete di vendetta”, estremizzando tale follia soprattutto in periodo romantico e postromantico: da Lady Macbeth a Fedora, da Anna Bolena a Maria Tudor, da Fosca a Santuzza, da Gioconda a Norma.

Sicuramente il compositore maggiormente studiato da un punto di vista clinico è il romantico Robert Schumann, colui che attraverso la sua musica mette in risalto tutte le caratteristiche romantiche: Sehnsucht, struggimento, nostalgia, senso di inadeguatezza, tormento, “notturno”. Risaputa ed accertata la sua scissione della personalità, la schizofrenia, infatti a volte si firmava Robert altre volte con gli pseudonimi di Florestano e Eusebio, rappresentanti le due anime contrapposte del Romanticismo: il primo fiero ed eroico, mentre il secondo dolce ed idealista. La psicosi Schumann inizia ad accusarla già in giovane età, dai ventitré anni, inizia a “sentire voci”, voci che lo accompagneranno sino alla morte. Repentini sbalzi di umore, crisi nervose, difficoltà a parlare e a respirare, fissazioni e paranoie, plurimi tentativi di suicidio, come quello del 27 febbraio 1854 gettandosi dal ponte nelle acque gelide del Reno, salvato da un gruppo di pescatori e poi portato nella clinica di Endenich dove si spegnerà due anni dopo.

Questa sua triplice scissione della personalità è presente in tutti i suoi capolavori, in particolare nella sua ultima opera dal titolo emblematico di: Geistervariationen, Variazione degli spiriti. Gli “Spiriti” sono le voci degli angeli Schubert e Mendelssohn che cercano di condurre le sue mani per la composizione perfetta. È forse la composizione maggiormente complessa e riuscita del Genio “folle” schumanniano.

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