Musicalia e le note concentrazionarie dell’orchestra femminile di Auschwitz. Lo studio di Gaia Carella

by Enrico Ciccarelli

Gaia Carella, giovane musicista foggiana, si è laureata a Santa Cecilia con una tesi sull’orchestra femminile di Auschwitz.

Ad Auschwitz, si suonava e si moriva, Carella?

“Sì, cinque anni fa, nel 2017 ho fatto un viaggio ad Auschwitz e da lì ho avuto l’ispirazione per la mia tesi di laurea su questo aspetto poco conosciuto della Shoah. Sono riuscita a contattare una delle ultime superstiti, che mi ha raccontato la sua esperienza. Un’esperienza di lavoro intenso che è stata per me anche molto forte sul piano umano. Ho imparato molte cose”

Ciò che interrompe momentaneamente l’orrore in qualche modo ne rafforza la tenebra? Fare musica ad Auschwitz e negli altri luoghi del buio della specie era umano conforto o tragica e involontaria complicità? Sono alcune delle domande su cui ha indagato la brava musicista foggiana Gaia Carella e che hanno attraversato in modo nascosto e inevitabile il bel concerto che i giovani artisti di Musicalia, l’associazione presieduta da Carmen Battiante, hanno tenuto alla Sala Rosa del Vento su invito della Fondazione Monti Uniti, nel giorno della memoria. Valzer viennesi, tanghi argentini, danze ungheresi molto ben eseguiti che contenevano sottotraccia un non derogabile monito. La bellezza e la ferocia, il sublime e l’abisso possono ritrovarsi fianco a fianco. E non si sa se deplorare o ammirare le donne e gli uomini di musica che la offrirono nelle fabbriche della morte e coloro che la usarono per rendere meno violento il dolore. O forse solo per ricordare a se stessi la loro natura di esseri umani. Se questo è un uomo. Già.

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