“Nell’anima di Carmen, fragilità e incertezze di un mito senza tempo”. Intervista al maestro Giandomenico Vaccari

by Daniela Tonti
Giandomenico Vaccari

Mai Carmen cederà!

Libera è nata e libera morrà!

Dopo il successo ottenuto al debutto al Politeama Greco a Lecce il 19 ottobre scorso, arriva stasera al Teatro Giordano Carmen di George Bizet per la regia di Giandomenico Vaccari con un cast operistico internazionale. È una delle ultime produzioni di OLES, Orchestra Sinfonica del Salento e di Opera in Puglia, il circuito lirico che dal 2017 porta in scena spettacoli straordinari e il cui lavoro ha contribuito all’affermazione di una certa tendenza, l’irresistibile appeal della lirica, non più oggetto di stra-culto degli appassionati di melo ma un genere capace di intercettare un pubblico sempre più eterogeno, neofita e soprattutto sempre più giovane. Una tendenza captata al volo dalle amministrazioni di alcuni teatri comunali pugliesi e tradotta nella composizione dei cartelloni, come Foggia.

Carmen è un’opera del 1875 tra le più rappresentate nel mondo e la cui storia dei protagonisti non ha ancora smesso di dire ciò che aveva da dire. Carmen la bella gitana che considera l’amore un uccello ribelle che nessuno potrà mai addomesticare. Un’eroina anticonformista e ribelle o una seduttrice mangiauomini? E Josè il povero ma spietato Josè consumato dall’amore o folle assassino?

Facile cedere alla tentazione di attualizzare l’attitudine alla seduzione e al piacere di questa donna bellissima, la fame di libertà e la ribellione all’ordine precostituito, il destino scrutato nelle carte e l’ultima fatale debolezza, l’aver ceduto all’estremo incontro con l’uomo che aveva smesso di amare.

Di certo definire Carmen attuale è un po’ riduttivo e gli assoluti in drammaturgia lasciano il tempo che trovano, come ci tiene a precisare il regista Giandomenico Vaccari

“Carmen, come ho detto in tutte le presentazioni, non è attuale. È un po’ superficiale parlare di attualità, è un’opera d’oggi e pur scritta nel 1875 investiga profondamente e tragicamente sul rapporto conflittuale tra uomini e donne.”

Maestro, cosa deve aspettarsi il pubblico stasera?

Quello che c’è di particolare nel nostro spettacolo è di avere analizzato in maniera psichica i personaggi e le loro dinamiche fino al terribile epilogo finale. Questo è stato possibile con una scelta scenica forte che è quella di sostituire al tradizionale fondale scenografico uno schermo con delle immagini ferme e in movimento. Queste immagini partono da immagini di ordine realistico, quindi la scenografia delle piazze e dei luoghi ma poi girano e diventano immagini simboliche appartenenti alla mente e alla emotività della protagonista e che sono fortemente metaforiche. Si tratta di simboli accoppiati ai temi musicali che Bizet ci propone, dai temi della morte, della carte, della magia, del fiore sono tratte una serie suggestioni riviste attraverso una lente precisa.

A chi vi siete ispirati?

Ci siamo ispirati a un testo molto bello, scritto da un maestro della psichiatria, Franco Fornari. È l’unico grande psichiatra che si è occupato di melodramma principalmente con due testi “Fondamenti di psichiatria della musica” e l’altro del 1985 “Carmen Adorata. Psicoanalisi di una donna demoniaca”. Partendo da questo testo e attraverso i quattro turbinosi atti di Bizet abbiamo cercato di capire qual è il dramma di Carmen.

Quindi è una Carmen “demoniaca” quella che vedremo? E’ questo il suo dramma?

Al contrario. Carmen è una donna fragile, affetta da nevrosi e più delle altre ha paura della solitudine. Il nostro sforzo non è tanto di attualizzare ma di interpretare analiticamente il dramma, il conflitto eterno e drammatico che c’è tra l’universo maschile e quello femminile fra visioni incompatibili dell’amore e della violenza che è il nervo sensibile che Carmen tocca ma non risolve e sul quale l’opera di Bizet getta una luce fosca ma corretta. È una produzione che può dare molto sia all’interpretazione dell’opera sia al dibattito su di essa e sui personaggi.

Al Maggio a Firenze il finale è stato capovolto e Carmen ha ucciso Josè. Lei che ne pensa?

Credo che una scelta di questo tipo non contribuisca a studiare profondamente l’opera e non getti una luce nuova su un’opera profondamente simbolista, basti pensare alla scena delle carte nel terzo atto. Quella di Firenze è stata una bella rappresentazione ma a me non piace cambiare la storia della drammaturgia. Non mi troverei a mio agio a prendere un testo di Pirandello e cambiarne il finale, non credo sia un’operazione che possa contribuire a gettare una nuova luce sull’opera. Il senso vero credo che sia studiare e approfondire e con la nostra Carmen penso siamo riusciti a indagare la fragilità e la disperazione di un personaggio complesso.

SCHEDA Regia di Giandomenico Vaccari, con le coreografie di Fredy Franzutti e della grande Elisa Barucchieri  di ResExtensa Dance Company. Le scene di Pier Paolo Bisleri sono realizzate da immagini multimediali a cura di Leandro Summo. A dirigere l’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento OLES il maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli. Nel ruolo della protagonista (Carmen) il mezzosoprano Annunziata Vestri. Il baritono rumeno Stefan Ignat è Escamillo. Micaela è interpretata dal soprano lirico Angela Nisi. Gli altri intepreti sono: Rubens Pelizzari (Don José), Luca Bruno (Moralès), Giuseppe Esposito (Dancairo), Andrea Schifaudo (Remendado), Federico Benetti (Zuniga), Antonella Colaianni (Mercedes), Alessia Thais Berardi/Gloria Giurgola (Frasquita).

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