Non solo Farinelli. Senesino e gli altri evirati cantori: la voce angelicata dell’opera barocca ritorna con Raffaele Pe

by Alessio Walter De Palma

“Chi canta bene prega due volte” affermava Agostino di Ippona, per chi è credente Sant’Agostino, chi cantava bene nella plurisecolare storia della musica vocale erano sicuramente i cosiddetti “evirati cantori” o spregevolmente definiti “castrati”.

I castrati sono tornati alla ribalta in Italia grazie alla voce di Raffaele Pe, contro tenore, di recente ospite nella fortunata trasmissione di Stefano Bollani e Valentina Cenni di Rai3.

Ma chi erano i castrati? Sin dai tempi antichi le donne non erano ammesse a cantare in pubblico e le voci femminili di soprano e contralto venivano eseguite dai pueri cantores, adolescenti privati della propria virilità affinché non avvenisse la muta della voce lasciandola bianca, angelicata e femminile. La pratica della castrazione al fine del canto rasentava una vera e propria “tortura”, dovuta al fatto che la medicina non fosse all’avanguardia come oggi. Scarse condizioni igieniche portavano al rischio di infezioni, dissanguamento e quindi morte, oltre alla questione che la castrazione in Italia, baluardo della Chiesa Cattolica e sede del Vaticano, era proibita ed illegale. Molti castrati della storia erano di umili origini, caso emblematico il bitontino Gaetano Majorano alias Caffariello, figlio di contadini. Altri invece appartenevano al ceto borghese ed aristocratico, come il più famoso tra tutti l’andriese Farinelli alias Carlo Maria Broschi, al quale è dedicato il film del 1994 Farinelli – Voce Regina del regista Gérard Corbiau.

Oltre che per i canti liturgici i “musici” – altro nome per definire i castrati – erano protagonisti dei primi melodrammi nei cosiddetti ruoli en travesti, ruoli femminili interpretati da uomini o anche ruoli maschili interpretati da donne o da castrati appunto.

È il caso dell’opera barocca e classica con compositori quali: Monteverdi, Porpora, Leo, Traetta, Galuppi, Jommelli, Paisiello, Vivaldi fino a raggiungere l’apice con il genio di Georg Friedrich Haendel.

Senesino

Lunga collaborazione e amicizia Haendel la ebbe con Francesco Bernardi alias Senesino, era il suo cantante evirato preferito al punto di scrivere opere appositamente per la sua voce, caso emblematico è la seconda edizione del Radamisto del 1720 per la Royal Opera Academy di Londra. È stato interprete principale di altre opere di Haendel come Floridante, Flavio, Giulio Cesare, ma anche di altri compositori ed era al pari di Farinelli il cantante più pagato all’epoca.

Con Farinelli erano amici e colleghi e spesso hanno calcato lo stesso palco insieme. La gloria della voce di castrato del ‘600 e del ‘700 man mano si avvia al declino nel XIX secolo dove i ruoli di castrato – ultimo Armando nell’opera Il Crociato in Egitto di Giacomo Meyerbeer – vengono sostituiti dalla nuova vocalità del “tenore eroico” incarnato dal francese Gilbert-Louis Dupréz.

Ciononostante nella musica sacra fino al secolo scorso i castrati continuano a farsi strada è il caso di Domenico Mustafà, direttore perpetuo della Cappella Sistina dal 1878 per volontà di Papa Leone XIII, fino al 1902 sostituto poi degnamente da Don Lorenzo Perosi; o ancora Giovanni Cesari allievo di Mustafà e suo vice alla Cappella Sistina fino ad arrivare ad Alessandro Moreschi, l’ultimo evirato cantore della Cappella Sistina ed il primo e unico ad aver inciso la sua voce solistica. Nonostante la difficoltà e i limiti della tecnologia fonogenica agli albori possiamo comunque godere esteticamente del suono angelicato e celestiale né femminile né maschile ma unico ed irripetibile di un castrato.

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