Serena Brancale, la Puglia nella voce e nell’anima

by Claudio Botta

Avevo realizzato questo brano, Voglio di più, che nella vocalità e nella ritmica ricorda lo stile di Janelle Monae e Clementino lo ha arricchito e impreziosito alla grande. E’ stata una grande intuizione pensare a lui, e ha accettato subito con entusiasmo. Da un po’ di tempo ci ‘guardavamo’ e la collaborazione si è rivelata interessante e riuscita”.

 Serena Brancale, 34enne barese talentuosa e poliedrica, ci racconta il suo ultimo lavoro al termine di un concerto in un angolo suggestivo della sua Puglia, una masseria -Tenuta Corigliano, a Rignano Garganico – che preserva gelosamente il passato ma lo proietta direttamente al futuro, nell’ambito di un evento, ‘Cotone sotto il soul’, che ha legato moda sostenibile, agricoltura biologica ed economia resiliente, in collaborazione con la Regione Puglia e in un’atmosfera raffinata ed elegante. Ha incantato il pubblico presente con un’esibizione che ha esaltato le sue qualità e la sua versatilità, pescando dal suo repertorio che spazia dal jazz al soul, dal funk al rythm and blues, dal barese al napoletano (il suo terzo album dopo Galleggiare e Vita da artista, Je so’ accussì, contiene tre suggestivi omaggi al Pino Daniele delle origini, Je so’ pazz, Alleria e Viento ‘e terra): “al di là delle affinità, lui, Edoardo De Crescenzo, Enzo Gragnaniello, mi hanno dato la forza di credere che si può fare soul anche in barese”, racconta con orgoglio lei, una delle pochissime che propongono un repertorio in un dialetto sentito e vissuto come una lingua. Lei nella sua città ha studiato grafica pubblicitaria e fumetto all’Accademia delle Belle Arti e musica al Conservatorio Piccini, ha esordito (aveva 14 anni appena) al cinema nel film Mio cognato di Alessandro Piva, ha vissuto con una mamma cantante e titolare di una scuola di musica, e anche se è difficile e limitativo cercare di incasellarla, la porta ovunque con sé e anche nei suoi spettacoli. “Abbiamo tanti musicisti e artisti bravissimi, a Bari come in tutta la Puglia: non abbiamo quindi bisogno di decollare, ma di vivere al meglio la nostra tradizione e formazione, la nostra identità di cui dobbiamo e possiamo essere fieri” spiega.

Nella sua performance si concede a frequenti interazioni con gli spettatori, si racconta con sincerità e fisicità, balla e raggiunge dei picchi emotivi intensi, in particolare quando propone Donna (“Donna se sapessi /Quanta forza hai negli occhi/Donna dimmi cosa stai pensando/Non ti vergognare/Oh donna, se sapessi/quanta energia sai dare/Vieni più vicino, vieni accanto a me/Non te ne andare”), omaggio sentito e dolce oltre che affermazione di sé, e nel finale uno splendido e intenso mash-up di canzoni immortali di Lucio Dalla.

Meritatissimi e convinti gli applausi, e pienamente riuscita anche la contaminazione tra la musica e il lunch proposto dallo chef stellato Domenico Cilenti, di Peschici, che ha proposto un menu- ovviamente particolarmente apprezzato – mirato ad esaltare i sapori e i migliori prodotti locali. Il coordinamento artistico di Lucia Petrucci ha aggiunto ulteriore stile e qualità a un evento che ha acceso ulteriori luci sul migliore made in Puglia.

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