Tony Hadley al Teatro Giordano, un sogno per nostalgici ed eterni adolescenti diventato realtà

by Claudio Botta

Un’Orchestra (della Magna Grecia) nata trenta anni fa per promuovere la cultura musicale classica e produrre progetti innovativi, all’insegna dell’apertura a nuovi scenari e delle contaminazioni artistiche, e che diretta da Pietro Romano realizza mediamente 90 concerti l’anno in tutto il mondo. E uno dei frontman più iconici della storia della musica pop anglosassone, Tony Hadley, oggi 63enne, idolo di milioni di fans nel decennio d’oro degli Spandau Ballet, e poi cantante solista raffinato. Una combinazione che ha incantato il pubblico del teatro Petruzzelli di Bari, del Giordano di Foggia e dell’Orfeo di Taranto, i tre appuntamenti in Puglia che hanno rappresentato un viaggio nel tempo suggestivo ed emozionante.

L’artista londinese era reduce da un intervento al ginocchio eseguito in Calabria, dopo una brutta caduta in un camerino a Palmi nella scorsa estate (per la cronaca, aveva comunque fatto il concerto, seduto su uno sgabello, con esemplare professionalità), ma la mobilità limitata e il dolore non hanno condizionato una performance all’altezza della sua fama e del suo talento anche come interprete. Il repertorio della band che ha caratterizzato gli anni Ottanta, affacciatasi all’alba della scena new wave per poi diventare – con i rivali Duran Duran e i Roxy Music in particolare, ma anche i Japan di David Sylvian, i Visage di Steve Strange e tanti altri – il riferimento del movimento new romantic (pesante make up anche per gli uomini e distinzioni di genere sempre più sfumate, vestiti e acconciature ispirate dai club più famosi di Londra come il Blitz, tempio della controcultura giovanile all’insegna della libertà e della sperimentazione negli anni della feroce recessione economica e delle politiche reazionarie di Margareth Thatcher), è stato riplasmato in maniera raffinata dall’Orchestra, e pezzi come To cut a long story short (il primo grandissimo successo degli Spandau Ballet) hanno mantenuto intatta la loro carica potente e contagiosa.

 Il concerto è stato, come prevedibile e come atteso, un greatest hits che ha costituito un viaggio nel tempo e nei ricordi di tantissimi adolescenti di allora e cinquanta/sessantenni di oggi stipati in platea, nei palchi e nel loggione gremiti in ogni ordine di posto, con tutti i pezzi più celebri inseriti nella tracklist, da Highly Strong a Only when you leave, da Communication a Round and Round, da I’ll fly for you a Lifeline, ma non sono mancati brani  (bellissimi) del repertorio solista di Hadley come Tonight belongs to us e cover di pezzi particolarmente amati, come New York Minute di Don Henley che ha aperto il concerto, Bridge over troubled water di Paul Simon & Art Garfunkel che lo ha chiuso nella prima parte, ed ancora canzoni che hanno formato la sua formazione e i suoi sogni di adolescente in attesa della puntata del giovedì di  Top of the Pops, come Somebody to love dei Queen, presenti come gli Spandau Ballet e il gotha della musica anglosassone al Live Aid a Wembley (e di quella americana a Philadelphia), il più grande evento benefico e concerto della storia.

Il picco emotivo più alto si è raggiunto (e non poteva essere altrimenti) con Through the barricades, l’apice creativo e compositivo della formazione originaria e parabola più alta di un arco che avrebbe poi avuto una precipitosa fase discendente, scritta da Gary Kemp ispirato dalla morte di un amico ucciso a Belfast da un poliziotto negli anni della terribile guerra civile nell’ Irlanda del Nord tra cattolici e protestanti, struggente storia d’amore (“on wasteland and through the barricades”, nella terra desolata e attraverso le barricate) tra una coppia proveniente da fazioni opposte, diventata un canto contro tutte le guerre e le lacerazioni e le ferite e le macerie che producono. Nessun visual, nessun gioco di luce ad affetto ad amplificare emozioni e immagini personalissime e collettive insieme che scorrono nelle menti e nei cuori degli spettatori e probabilmente anche dei musicisti della band al seguito e degli orchestrali: ad Hadley basta un bicchiere di Jack Daniel’s d’annata per accompagnarne l’esecuzione, salutata al termine con un’ovazione. Così come per True e Gold, i due bis che hanno alimentato nostalgia e rimpianti.

Il concerto al teatro Giordano, cui ha assistito anche la sindaca neoeletta Maria Aida Episcopo grande fan di Hadley, rientrava nel cartellone di Musica Civica, che ha messo a segno l’ennesimo colpo nella giovane storia di un appuntamento che ha saputo ritagliarsi un suo significativo spazio per la qualità e l’originalità delle proposte e ha sempre avuto un ottimo riscontro di pubblico, perché esiste una Foggia diversa dalla narrazione imperante sui media nazionali. E il selfie postato dalla star inglese sui suoi profili social ufficiali davanti a un contenitore culturale di cui ha apprezzato e sottolineato la bellezza lasciano ben sperare in una contronarrazione che non vuol dire negare le criticità e le emergenze esistenti, che sono tante e angoscianti a partire dalla criminalità, ma parlare a volte anche del resto, dei fiori che nascono dal letame, per citare Fabrizio De André. Anche a Foggia. Come ha capito Alberto Musso, milanese direttore generale di Hergo Renewables (azienda del gruppo Infrastrutture il cui 65 per cento è stato acquisito da Plenitude e che opera nei campi dell’energia e dell’ambiente) main sponsor di Musica Civica.

Tracklist concerto:

New York Minute

To cut a long story short

Highly strong

Alibi

Only when you leave

Soul boy

Communication

Round and Round

I’ll fly for you

Because of you

Lifeline

Tonight belong to us

Through the barricades

Every time

Somebody to love

Mad about you

Bridge over troubled water

BIS

True

Gold

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