Tutta la magia del bebop nelle note del grande Tom Kirkpatrick

by Fabrizio Simone

Tom Kirkpatrick è un perfetto animale da palcoscenico. Col suo fascino un po’ retrò, che ricorda tanto la classe di Philip Marlow (Kirkpatrick non stonerebbe neppure con la pipa di Chandler), potrebbe continuare a conquistare le platee anche senza impugnare la sua tromba. Questo autentico gentiluomo del Midwest (Kirkpatrick è nato a Springfield 66 anni fa) conosce benissimo l’arte dell’intrattenimento, ma preferisce sedurre il suo attento pubblico a suon di blues e di bebop, sue carte vincenti in ogni partita musicale che si rispetti.

Il pubblico foggiano ha potuto godere del suo talento durante il concerto andato in scena il 30 gennaio nell’insolita cornice del Piccolo Teatro di Foggia. Nessuno alzi il sopracciglio con fare snob: questo concerto ha aperto la rassegna jazz “Prospettive sonore” – cinque concerti distribuiti tra il 30 gennaio e il 30 aprile, in cui viene celebrato l’International Jazz Day – organizzata dall’Aps Podere 55, con la direzione artistica di Antonio Tosques e Marcello De Francesco e il sostegno del Liceo Musicale “Poerio”, di alcune aziende del territorio e della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia. Col grande jazzista americano c’era l’Hands Jazz Trio (Antonio Tosques, chitarra; Marco Contardi, organo hammond; Leo Marcantonio, batteria), autentica eccellenza di Capitanata.

Kirkpatrick e l’Hands Jazz Trio hanno regalato una serata memorabile ai numerosi amanti del jazz accorsi al Piccolo Teatro (il sold-out c’è stato ma era prevedibile considerando l’ospite d’onore). Tra fiumi di blues, ballads, standard ed evergreen che infiammano sempre il cuore ad ogni improvvisazione, c’è stato spazio anche per un omaggio al sassofonista Gianni Basso, che Kirkpatrick ha ricordato con grande commozione, e una composizione di Dave Brubeck (ma nessuno si aspetti Take five, ovviamente). Maestro della variazione e dello stupore, con i suoi assoli scoppiettanti e spettacolari Kirkpatrick ha catalizzato l’attenzione di tutti ed ha ricevuto continui applausi: da un ex studente della Julliard che ha suonato con mostri sacri come Chet Baker, Max Roach e George Coleman bisogna aspettarsi ogni tipo di magia, soprattutto quella elettrizzante del bebop. Ma anche il trio dauno ha saputo guadagnarsi la scena. La nostra terra abbonda di talenti che spesso ignoriamo o che non teniamo molto in considerazione: lo stesso Kirkpatrick ha chiesto di valorizzare la cultura e gli artisti del territorio, elogiando ripetutamente la formazione jazzistica che l’ha supportato con grande maestria durante il concerto.

Un bis richiesto coralmente ha chiuso una serata magica e che difficilmente dimenticheremo: il violinista Marcello De Francesco e il flicornista Dario Doronzo si sono uniti al fenomenale quartetto per eseguire un blues in fa, abbandonandosi ad ulteriori improvvisazioni perché, come disse George Gershwin, “La vita somiglia molto al jazz: riesce meglio quando si improvvisa”. Ce l’ha insegnato anche Tom Kirkpatrick e non dimenticheremo mai la sua lezione.

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