Al Teatro Garibaldi come Franca Rame. Valentina Lodovini si fa in quattro

by Enrico Ciccarelli

Valentina Lodovini in «Tutta casa, letto e chiesa», è così brava che quasi ci si dimentica di quanto sia bella. Nella puntuale rappresentazione di questo testo di riferimento del femminismo italiano degli anni Settanta, i lineamenti e le fattezze mediterranee dell’attrice, giustamente accostati a quelli della sua conterranea Monica Bellucci, sono solo la rampa di lancio di una effervescente vitalità e di una maestria attoriale che non demerita nel confronto con un mostro sacro come Franca Rame. Le dà una mano il buon lavoro del regista Sandro Mabellini, che rivisita e snellisce i testi di Fo e Rame, permettendo a Lodovini di portarne in scena quattro in poco più di un’ora.

Nella deliziosa e affollata bomboniera del Teatro «Garibaldi» di Lucera vengono così sciorinati, oltre ai tre monologhi più conosciuti («Una donna sola», «Abbiamo tutte la stessa storia» e «Risveglio») un magnifico «Alice nel Paese senza meraviglie», nel quale Dario Fo e Franca Rame si soffermano sul più subdolo degli sfruttamenti delle donne: la riduzione del loro corpo a merce, la loro trasformazione in ancelle e vestali del consumismo edonista.

Lodovini interpreta queste quattro donne (donne, non personaggi, come lei stessa specifica nelle interviste) modulando toni di voce e movenze, distinguendo, svariando, mutando. La perfetta interpretazione di un testo che, attraverso le molteplici sfaccettature delle vicende e dei casi, nel registro dell’ironia e dell’umorismo, descrive e denuncia in modo uniforme e compatto un particolare aspetto della condizione umana nella modernità, quella che chiamiamo questione femminile. Spettatori appagati e protagonista felice –afferma- di essersi potuta esibire al cospetto e su chiamata di Fabrizio Gifuni, artefice della bella stagione di prosa lucerina. Per i fortunati che hanno assistito, una gran bella serata.

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