Al Teatro Stanze Segrete in scena “Nel vuoto”. «La solitudine è il nostro stato naturale, non va temuta, ma accolta»

by Claudia Pellicano

Roma è una città composita, esuberante e riservata, gelosa della propria bellezza ma generosa con chiunque abbia la voglia, la curiosità e la tenacia di scoprirla. Via della Penitenza accoglie il teatro Stanze Segrete, scrigno e baluardo di bellezza, dove dal 5 aprile è in scena Nel Vuoto, atto unico scritto da Giuseppe Manfridi e interpretato e diretto da Ennio Coltorti.

I personaggi si avventurano sulle vette di una montagna per ascoltare il grido di libertà di un uomo strappato al mare, detenuto in carcere per omicidio, la cui voce è insieme dolore e anelito di vita.

Qual è l’idea di libertà che descrive Nel Vuoto? Ha un legame con la solitudine?

La libertà che coincide con la propria identificazione, che, se perseguita con forza, nessuna reclusione può impedire. Essere sé stessi a dispetto di tutto: del frangente, delle avversità, delle inimicizie e dei fraintendimenti. La solitudine è il nostro stato naturale, non va temuta, ma accolta. È il punto di vista da cui scrutiamo il mondo. Ogni passo che compiamo all’interno del paesaggio ha sempre, come premessa, la solitudine. Ma la solitudine ha tuttavia un suo linguaggio capace di comprendere quello di una solitudine altrui.

Nel testo lei parla del mistero, che a me sembra essere diventato il vero tabù di oggi. È un valore, qualcosa di cui abbiamo bisogno? In un tempo in cui ogni cosa viene esibita, che spazio rimane per lo stupore?


Ed eccoci al mistero di cui è intriso il panorama in cui qualsiasi vita è giocoforza immersa. Il mistero delle cose e quello delle creature. Il mistero della natura e il mistero della Storia. Il mistero, infine, che è racchiuso in ogni anima con cui cerchiamo di entrare in contatto, ma senza perciò dover pretendere di squadernarla in piena luce. Lo facessimo, la deformeremmo. Noi stessi dobbiamo in parte rimanere segreti a noi stessi (d’altronde, anche se volessimo evitarlo ci sarebbe impossibile). Com’è è giusto che la persona amata resti in parte misteriosa a chi la ama. Tant’è che la cessazione del mistero avviene al momento in cui vi penetriamo. Per dirla tragicamente: con la morte. Accettare il tabù del mistero che permea l’esistente significa mantenere intatta ogni potenziale stupefazione.


Nelle Cronache dal paesaggio lei raccontava di due scenari possibili: prima che i nodi siano e prima che i nodi vengono sciolti. La montagna di Nel Vuoto che paesaggio descrive?

Uno scenario che il mio personaggio ha prediletto al punto da tramutarsi in una parte di esso, e, di converso, facendo sì che tutto ciò da cui è circondato sia come un’espansione del proprio essere. A derivarne è l’amalgama assoluto. In tal modo l’altitudine assume un valore metafisico sino a farsi stratosfera dello spirito, ossia ciò che il mare dovrebbe significare per il carcerato che al mare è stato sottratto, una figura, questa del marinaio assassino, solo evocata ma come un alter ego del protagonista, che si dichiara incapace di affiancare alla bellezza della sua montagna (ovvero a sé) quella di qualsiasi altro paesaggio possibile.

Qual è l’antidoto all’omologazione?

Prediligere l’eresia della stonatura, allorquando l’armonia dell’insieme è, per contro, il risultato dell’alienazione di ogni singolo strumentista. Non abbassare il proprio livello di pensiero, e pensare ogni pensiero sino in fondo, anche a costo di apparire, a volte, incomprensibili. In realtà, spesso, non si tratta di non essere capiti, ma di non essere ascoltati affatto. Questo, però, non deve impedirci di perseguire il filo dell’indagine con cui ci è dato di perlustrare il mondo. E chi perlustra il mondo, non lo avversa. Può finire semmai col formulare versi, non certo col costruire bombe.

Cosa occorre perché Stanze Segrete non chiuda?

Riportare in assoluto la cultura al centro dei valori che oggigiorno risultano periferici nel nostro Paese, e non potendo contare per questo sulle istituzioni, rendersi **individualmente partecipi della difesa di un bene prezioso quale può essere un qualsiasi teatro in generale, e Stanze in particolare, autentico polo di resistenza mentale e di rivendicazione dei diritti della coscienza e dell’immaginazione.

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