Amadeus: due compositori allo specchio. Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses rinnegano qualsiasi retorica

by Agnese Lieggi

Esiste un momento giusto per ogni cosa, la decisione più sana da prendere, la direzione esatta da scegliere, il colore da indossare, il ritmo e il luogo preciso per ogni passo, quello che ti conduce a quell’occasione epica, a quell’incontro, che marcherà per sempre il tuo destino. Lo stesso destino dell’incontro leggendario fra Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri. 

Siamo nel 1823, Antonio Salieri, è un uomo anziano, siede su una sedia a rotelle, in preda a vaneggiamenti e sensi di colpa, per aver causato, tra colpi bassi, sgarberie e ripicche, il declino e la morte del suo rivale, a quell’uomo che gli ha fatto troncare il suo patto con Dio, chiede il suo perdono.

Con il racconto a ritroso di Salieri inizia la pièce teatrale AMADEUS (testo di Peter Shaffer del 1978), regia Andrei Konchalovsky, ispirata alla vita del compositore Wolfgang Amadeus Mozart, in scena il 15 gennaio al Teatro Apollo di Lecce e dal 16 al 19 gennaio 2020 al Teatro Piccinni di Bari  (eventi a cura del Teatro Pubblico Pugliese).

«Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre.»

W. Shakespeare, Otello, atto III, scena III, traduzione italiana di Cesare Vico Lodovici.

Allo stesso grado di gelosia di Otello, potremmo paragonare il dramma e l’invidia di Antonio Salieri verso il genio Wolfgang Amadeus Mozart. Sono due personaggi opposti, una specie di estetica della dissonanza e di filosofia del doppio in cui, l’esperienza e la misura (Salieri) combattono contro l’irruenza del genio (Mozart). Questa dimensione dello specchio dei due compositori, interpretati da Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses (padre e figlio nella vita reale) rinnega qualsiasi retorica, diventa una lotta alla sopravvivenza, ed è perfettamente definita nei caratteri dei personaggi, virtù dell’anziano e i vizi del giovane, castità contro virilità espressa, linguaggio colto forbito contro il turpiloquio del verde talento.

Però Salieri, nonostante la sua velenosità, viene quasi perdonato dal pubblico, (probabilmente grazie anche all’interpretazione e alla prossemica di Geppy Gleijeses), perché riesce a rompere la quarta parete. Nonostante sia giusto essere dalla parte del giovane, Salieri viene giustificato perché aveva fatto voto di castità a Dio, pur di  diventare compositore, ma gli è andata male perché l’arrivo di Mozart a corte interrompe una meritata fama costruita con fatica e privazioni.

La vicenda vede alternarsi su palco tanta musica, ricatti, passioni, giochi di corte, resi efficacemente dai vari interpreti. Per esempio l’allieva di Salieri, Katerina Cavalieri (Elisabetta Mirra) si alterna giocosa alla furia compositore, mentre Constanze Weber (Roberta Lucca) fidanzata e poi moglie di Mozart, inizialmente leggera e sfacciata cresce all’interno della pièce fino quasi assumere un ruolo severo per aver abbandonato il giovane marito in quelle condizioni che lo portano alla morte.

La vicenda musicale si ripercorre, immersi completamente nella dimensione storica e nelle atmosfere dell’epoca grazie alle scenografie, di Roberto Crea, che rendono la scena dinamica e mobile e all’occorrenza tenebrosa, gli attori (i Venticelli Elisabetta Mirra, Agostino Pannone e Dario Vandelli) si possono affacciare dalle varie balconate e si occupano, con danze e virtuosismi, dei cambi di scena dei pezzi di arredo presenti su palco come il pianoforte e le poltrone.

Al termine dello spettacolo, il pubblico di Bari sembrava sinceramente colpito e soddisfatto sia dalla dramma che dalla bravura degli attori. La bellezza della prosa ha fatto centro, ha avuto un ruolo decisivo per il cambiamento, il  potere di scuotere e muovere verso la profondità, che ti incita alla riflessione e a non restare nelle seduta comoda del tuo divano.

AMADEUS di Peter Shaffer / traduzione Masolino D’Amico regia ANDREI KONCHALOVSKY.

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